CROLLANO LE BORSE, STERLINA IN CADUTA LIBERA, MENO 10%
VENERDI’ NERO PER I MERCATI DI TUTTO IL MONDO…PAGHERANNO I PIU’ POVERI
Notte drammatica e venerdì nero per i mercati internazionali con la vittoria di Brexit che porterà la Gran Bretagna fuori dall’Unione europea.
In avvio a Milano solo il titolo Recordati riesce a fare prezzo e perde oltre il 9%, mentre tutti gli altri restano a lungo bloccati per l’eccesso di vendite. Con il passare di minuti iniziano le contrattazioni e il rosso a Piazza Affari si allarga fino all’11% con nessuna banca che ancora riesce a fare prezzo: per Bpm il rosso teorico è del 35%, mentre Unicredit e Intesa sono vicine al -25%, come tutti i titoli del credito del Vecchio continente.
Francoforte perde il 7% in linea con Londra (-5%) e Parigi (-8%). In mattinata Tokyo ha perso il 7,92% archiviando la peggior seduta dall’incidente nucleare di Fukishima. Per evitare danni maggiorni, il Giappone ha deciso l’applicazione del ‘circuit breaker’, il dispositivo che inibisce le funzioni di immissione e modifica degli ordini, limitando i ribassi troppo elevati. Un meccanismo che potrebbe essere utilizzato anche da Borsa italiana che sarebbe pronta a restringere la forchetta di oscillazione dei titoli, per contenere il flusso di vendite.
A terrorizzare gli analisti è anche il percorso travagliato che sancirà il divorzio tra Londra e Bruxelles perchè serviranno almeno due anni di negoziati che alimenteranno solo le incertezze.
“Brexit può essere la nuova Lehman” dice Vincenzo Longo, analista di Ig Markets.
A soffrire sono soprattutto le valute con la sterlina che dopo un avvio iniziale trionfante sulla scia dei sondaggi (volata ai massimi dal 2015, sfiorando gli 1,50 dollari), è crollata nella notte man mano che arrivavano i dati del vantaggio del “leave” dalla Ue, segnando un calo del 5% sul dollaro e arrivando a sfiorare 1,33: un crollo che ha superato quello del 1985.
Le fluttuazioni della sterlina andranno negli archivi come le più forti di sempre. La perdita nel giorno del referendum aveva già superato quella del “mercoledì nero” del 1992, quando la crisi valutaria spinse la Gran Bretagna fuori dal Sistema monetario europeo.
Debole anche l’euro che segue in negativo l’uscita dall’Ue di Londra. La moneta unica scende sotto quota 1,10 (1,0984) e a 111,56 contro lo yen, altra moneta rifugio in questi momenti.
Tempesta anche sui titoli di Stato: lo spread, la differenza di rendimento, tra Btp e Bund tedeschi si è ampliato fino a 185 punti base dalla chiusura a quota 130 punti per poi ritracciare a quota 150 con il decennale italiano che rende poco meno dell’1,5%, mentre il tasso del bund è piombato al minimo record di -0,17% per poi risalire a -0,15%.
Immediato l’effetto sulle materie prime: mentre il petrolio è in calo e cede oltre il 6% a 47 dollari per il barile Wti e il Brent perde poco meno (il 5,95%) a 47,88 dollari, corre l’oro, considerato il bene rifugio per eccellenza.
Le quotazioni del metallo giallo, forti da giorni, salgono del 7,8% ai massimi dal 2008.
(da agenzie)
Leave a Reply