CULTURA A CHI?
LA SOTTOSEGRETARIA E LO STRAFALCIONE IN 140 CARATTERI
Una nuova stella brilla all’orizzonte: si chiama Francesca Barracciu.
In realtà non è proprio nuovissima. Se ne parla da tempo (ovviamente) non per meriti particolari, ma poichè indagata per peculato nell’ambito della maxi-inchiesta della Procura di Cagliari sui fondi ai gruppi regionali.
L’avviso di garanzia le è costato la candidatura alle Regionali, ma le è anche valso un posto da sottosegretario ai Beni Culturali: rottamazione vera.
Degna espressione del renzismo, pensiero debole e saccenza sbarazzina, la simpatica Barracciu ha tuonato ieri — su Twitter, il parco-giochi preferito dai renziani — contro Alessandro Gassmann.
L’attore aveva osato chiederne le dimissioni, come milioni di italiani.
Lei però non ha gradito e ha risposto piccata.
Così piccata che nessuno ha capito granchè del suo strano idioma.
Testuale: “chiarirò tutto a fondo. lei intanto che impara a fare l’attore, può evitare far pagare biglietto cinema per i suoi “film”? grazie”.
Forse un grammelot, forse il solito post-paninarismo. O magari un complotto del T9.
Tanti, in Rete, hanno infierito sulla Barracciu.
Tra questi Luca Bizzarri: “Ma è sottosegretaria ai beni culturali di che Paese? Dalla prosa non si capisce”.
La Barracciu è adusa a tali performance: lo scorso dicembre, nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della morte del poeta Sebastiano Satta, lo confuse ripetutamente con Salvatore.
E sì che erano entrambi sardi, proprio come la 49enne Barracciu. La quale, al tempo, incolpò l’entourage: “Una leggerezza del mio staff”.
Lo stesso elegantissimo — e credibilissimo — scaricabile adottato da Mary Star Gelmini dopo il tunnel dei neutrini e dal totemico Francesco Boccia dopo aver sostenuto che gli F35 sono “elicotteri” che “spengono incendi, trasportano malati, salvano vite umane”.
È però probabile che, stavolta, la Barracciu non accamperà scuse ma si intesterà il tweet: poichè privo di senso compiuto e al contempo saturo di arroganza, Renzi le farà quasi sicuramente i complimenti.
Andrea Scanzi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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