DA FIUGGI AL PDL, 15 ANNI VISSUTI SENZA TETTO: COSI’ LA DESTRA ITALIANA SI E’ DISPERSA
CHI E’ RIMASTO CON FINI E CHI STA CON SILVIO: ORA TUTTI RISCHIANO DI SCOMPARIRE
Se Sparta piange (ma sì, no bilitiamo un po’ le nostre miserie politiche), Atene non ride.
Tempo tre lustri, e l’aver voluto cambiare indiriz zo e ragione sociale, ha signifi cato per gli ex missini del tem po che fu ritrovarsi senza fissa dimora. Sfrattati.
Quelli che si illusero con Fi ni, rischiano di scomparire co me partito alle prossime elezio ni (a meno che non scompaia no addirittura prima, nascosti e/o riciclati in una qualche coa lizione). Quelli che restarono con Ber lusconi, pagano lo scotto di chi si ritrova a contemplare il tra monto di un regno: ciascuno per sè, nessun vincolo nè pietà per i più deboli.
Più numerosi dei transfughi del Fli, qui natu ralmente ci saranno più «salva ti » rispetto agli «ex amici» desti nati a essere «sommersi», ma il quadro d’insieme non muta:la fine di un mondo e di un’eti chetta politica, la destra.
Ironia della storia, nemme no vent’anni dopo essere stata sparata in orbita, la destra si ri trova dunque dispersa nello spazio politico italiano, ma il paradosso è che il moderati smo tenacemente perseguito in quest’arco di tempo per ripu lirsi e proteggersi da quel l’estremismo «nero» così tanto rinfacciato e, va riconosciuto, spesso e volentieri così avvilen te, le si ripresenta oggi come un boomerang.
Non è moderato il nuovo sog getto che ha nome Movimento Cinque stelle e che minaccia di fare sfracelli; non è moderato l’odiato-amato ex alleato leghi sta; non è moderato il fronte elettorale astensionista, ovve ro quella parte del popolo italia no che se avesse fra le mani un parlamentare, senatore o depu tato non fa differenza, lo pren derebbe tranquillamente a cal ci, ma intanto come protesta ha deciso di non andare a vota re.
Per molti versi, è una situazio ne che ricorda quella di Tan gentopoli e del tracollo della Prima Repubblica, solo che chi era allora estraneo, del tutto o in parte, al disastro istituziona le precedente, ora si ritrova, di fatto, corresponsabile e il non aver pensato per tempo a un ri cambio e/o una successione è ciò che maggiormente ne con diziona la sua classe dirigente.
Di questo, i «forza-italioti» so no destinati a pagare ovvia mente il prezzo, ma si può dire che il loro legame con il capo fondatore era tale da rendere difficile, se non impossibile, co me le rare eccezioni hanno di mostrato, una logica che non fosse di mera sudditanza.
È qui però che i difetti di quel la che allora era una destra «an tisistema », si rivelano ancora più impietosi.
Perchè con tutte le sue pecche ideologiche e le sue incapacità umane, c’era dietro di essa una storia, un pa trimonio anche morale, un ba cino elettorale, una certa idea del’essere e del vivere.
Si preferì invece un appiatti mento sul più potente alleato e, al proprio interno, uno sbri gativo regolamento dei conti con chi non si mostrava entu siasta quanto al nuovo corso.
Ancora: ci si cullò sull’idea del delfinato, ovvero il passaggio più o meno spontaneo del ba stone del comando, ma non si ebbe nemmeno la pazienza e l’intelligenza di condurla sino in fondo. Fallito anche questo, chi comunque rimase dentro il più grande contenitore, lo fece per meglio disperdersi, non cer to per distinguersi.
Il resto è sto ria di questi ultimi, miseri tem pi, la messa all’incanto di tutto ciò che c’era stato prima.
Fatti salvi casi individuali, dif ficilmente nel Polo della liber tà post-berlusconiano ci sarà dunque posto per una destra or mai senza identità nè storia nè dimora.
Certo, in una logica di liste civiche e di nuovi soggetti politici,ci può anche stare l’en nesima rifondazione, ma va te nuto conto che un partito che si chiama Destra, frutto anch’es so di una Fiuggi digerita fuori tempo, già esiste e per quanto di dimensioni ridotte e di scar so e discutibile appeal, appare più credibile, come collocazio ne, di una nuova costola fuoriu scita sulla destra del Pdl.
Certo, ci potrebbe essere una fusione fra questi due soggetti, ma i rancori fra gli ex colonnelli di quella che un tempo fu Alle anza nazionale, ricordano quelli dei Duellanti del raccon to di Joseph Conrad.
Continua no a odiarsi anche se non si ri cordano più il perchè.
Stenio Solinas
(da “il Giornale“)
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