DAL COMUNISMO PADANO AL FASCIOLEGHISMO RUSSO: IN ATTESA DELL’ORO DI MOSCA
LA SOVRAESPOSIZIONE TV DI MATTEO SALVINI: GLI MANCANO SOLO LE PREVISIONI METEO… FINITE LE AMPOLLE, ARCHIVIATA LA SECESSIONE, ORA FILO DIRETTO CON MOSCA: FINCHE’ DURA LA MODA
Prossima tappa il Sud. Sì, proprio quello brutto, sporco e cattivo di una volta.
È qui, oltre il Garigliano, che Matteo Salvini vuole piantare le prossime bandiere della vittoria. Iniziando da Napoli e Bari, i Borboni e Murat assieme ad Alberto da Giussano per conquistare voti.
Quelli delle prossime elezioni regionali di primavera in Campania e Puglia.
La strategia è già pronta, una Lega che non sarà più Nord, nazionalizzata, e una sola certezza: nel simbolo deve esserci il nome “Salvini”.
Il team di sondaggisti ingaggiati dal Capo ha già pronti diagrammi, slide e percentuali, lo rivela il sito di analisi politica affariitaliani.it  : il brand di Matteo sulla scheda elettorale al Sud vale intorno al 4-5%, che proiettato su scala nazionale fa il 2-3.
E allora basta con le canzoncine sguaiate sui napoletani (“senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani… oh colerosi, terremotati, voi col sapone non vi siete mai lavati”), intonate nelle notti di Pontida innaffiate da troppa birra e poco senso politico.
Le parole devono unire, gli slogan devono essere semplici e sfondare da Brescia a Trapani.
“Prima gli italiani”, è la parola d’ordine che Salvini ripete ossessivamente a talk unificati, preferibilmente con una t-shirt o una felpa con la scritta ben visibile “Stop invasione”.
Già i talk e la televisiun, un Matteo davanti alla telecamera vale 2-3 punti di share, lui lo ha capito e non rifiuta una ospitata che sia una.
Finora ha evitato solo le previsioni meteorologiche e i programmi di cucina (anche se da giovane aveva partecipato al Pranzo è servito), ma tempo al tempo, quando per la causa si tratterà di preparare in diretta una cassoeula, si farà .
La parola d’ordine “prima gli italiani” fa il giro delle banlieue di casa nostra, è rivolta a chi è in attesa di una casa popolare, a chi se la vede occupata da abusivi, a chi è da anni in graduatoria, diventando “il verbo” del disagio sociale diffuso giorno dopo giorno da militanti leghisti.
Si amplifica fino a diventare “virale”, quando Salvini porta la questione delle periferie in televisione.
Allora i talk si fiondano nei grandi quartieri popolari di Roma e di Milano. Finalmente la gente che lì vive (malissimo) ha a disposizione un microfono quasi h24.
Le immagini di pensionate costrette a barricarsi in casa perchè “ci sono troppi neri in giro”, o perchè a ridosso del quartiere la giunta comunale (preferibilmente di sinistra e perciò buonista) ha piazzato un campo rom, girano e creano uno strano fenomeno di emulazione.
Ognuno fa la sua barricata e pretende un microfono.
Animale politico ibrido e opportunista, che nella sua carriera si è finanche definito “comunista padano”, Matteo Salvini sa quali carte giocare per diventare il Le Pen italiano e prendersi un centrodestra in coma.
Sovranità monetaria, no euro, tutela della famiglia tradizionale e aliquota unica per le tasse al 15-20% (“funziona in molti Paesi, così si combatte l’evasione, le imprese investono e assumono”): questi i punti cardine della strategia.
L’elettore medio della nuova Lega, ha spiegato Nando Pagnoncelli , è concentrato soprattutto al Nord, ha tra i 45 e i 64 anni, è un cattolico praticante (verrebbe da ridere…n.d.r.), e appartiene a quei settori particolarmente colpiti e spaventati dalla crisi.
Operai delle fabbriche chiuse, piccoli commercianti, pensionati, esodati e vittime della legge Fornero. Insomma , tutti quei settori della società senza più punti di riferimento politici, “rifiutati” dal Pd, dimenticati dalla sinistra, non “compresi” nelle confuse strategie grilline.
Con chi parla il pensionato che abita in una casa popolare di una mega periferia metropolitana, chi incontra, quali parole ascolta?
Una prateria sconfinata per il nuovo soggetto fascio-leghista che Salvini sta costruendo. Le prime prove a ottobre con la manifestazione di Milano contro l’immigrazione insieme a Casa Pound.
Ha voglia il vecchio Umberto Bossi a dire che “la Lega nasce antifascista”, Salvini vuole fare come a Parigi.
“Perchè in Europa un solo modello è vincente, quello che abbraccia Front National in Francia, Ukip in Gran Bretagna, Lega, Fratelli d’Italia-An in Italia”.
Parola di Lorenzo Fontana, europarlamentare leghista e consigliere più ascoltato dal leader. “L’equivalente di quello che fu il professor Miglio per il Bossi della prima ora”, dicono negli ambienti della Lega.
Fontana, salde radici veronesi e una laurea in Scienze politiche, per il sito Dagospia è il Kissinger di Salvini.
È lui ad aver avvicinato Matteo a Putin, per il leader della Lega lepenista “vera diga contro il terrorismo islamico”.
Il presidente russo è alla ricerca di collegamenti con la destra europea e in queste ore tiene banco la vicenda dei 9 miliardi versati al movimento di Marine Le Pen.
L’oro di Mosca arriverà anche alla Lega? “Soldi non ne abbiamo visti e non ci interessa chiederli. Il nostro appoggio alla Russia è totalmente disinteressato”, è la replica di Salvini.
Il viale che porta alla conquista del centrodestra non è lastricato di rubli.
Per il momento.
Enrico Fierro
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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