DAL PORCELLUM ALLA PORCATA: ECCO “L’ISPANICO CORRETTO ALLA TEDESCA” DELL’ACCORDO RENZI-BERLUSCONI
SE UN PARTITO VUOLE PRESENTARSI DA SOLO DEVE RAGGIUNGERE L’8%, SE IN COALIZIONE IL 5%: PRATICAMENTE, A PARTE PD, FORZA ITALIA E M5S, TUTTI GLI ALTRI SARANNO SOGGETTI A ESSERE RICATTATI… E LE LISTE SARANNO BLOCCATE E SENZA PREFERENZE COSI’ DECIDONO I CAPIBASTONI…E CON IL 36% UN PREMIO DEL 15% TI PORTERA’ AL 51%
La bozza sulla quale segretario e Cavaliere hanno ragionato è un ispanico rivisto, con riparti nazionali che correggono in senso proporzionale una legge fortemente maggioritaria, che difende “governabilità e bipolarismo ed elimina il potere di ricatto dei piccoli partiti”, spiegherà Renzi in conferenza stampa al termine del colloquio con Berlusconi.
Domani a Firenze gli sherpa renziani — forse anche lo stesso segretario, che però ufficialmente non ha incontri in agenda – si riuniranno con Roberto D’Alimonte, l’esperto di sistemi elettorali che ormai lavora a strettissimo contatto.
E’ in quel tavolo fiorentino che dovrebbe essere messa nero su bianco la bozza che il segretario presenterà in direzione Pd lunedì pomeriggio, dove il testo verrà messo ai voti. Una volta approvato, finirà in commissione Affari Costituzionali alla Camera per la prima sessione di discussione lunedì stesso.
Tutto risolto? Non ancora.
Renzi è convinto di aver compiuto un notevole passo in avanti fissando con Berlusconi i paletti maggioritari per la nuova legge elettorale, ma in conferenza stampa è molto cauto, perchè c’è da chiudere anche con gli altri partiti, soprattutto Alfano, il più penalizzato dal sistema spagnolo che lo costringe a tornare “all’ovile” da Berlusconi, soprattutto se — come sembra — lo sbarramento previsto per i piccoli è del 5 per cento se stanno in coalizione e dell’8 per cento se corrono alle elezioni per conto loro.
Alto: ragion per cui il vicepremier fa la voce grossa su twitter.
Ma la prudenza mostrata dal segretario Pd, la cautela con cui presenta ai cronisti l’esito del colloquio con il Cavaliere è ben apprezzata a Palazzo Chigi.
Sia Enrico Letta che Dario Franceschini plaudono all’iniziativa.
“Giusta direzione”, dice il premier. “L’intesa di oggi sui tre punti centrali del cambiamento delle regole è un passo importantissimo, perchè evita modifiche delle regole con i soli voti della maggioranza e coinvolge l’opposizione”, sottolinea il ministro per i Rapporti con il Parlamento.
Resta da convincere Alfano e capire la reazione di piccoli come Sel ad una soglia di sbarramento così alta.
Non ultimo: resta da capire la reazione della minoranza Pd.
Perchè bersaniani e Giovani Turchi vorrebbero il ritorno delle preferenze, cosa assolutamente non prevista dal sistema spagnolo che ha liste bloccate, seppur corte.
Va sottolineato, per i partiti piccoli, un piccolo dettaglio che non hanno ancora forse compreso: nessuno può ambire all’8%, quindi saranno tutti costretti ad accasarsi.
Ma attualmente nessuno può essere certo nemmeno di arrivare al 5% in coalizione: secondo gli ultimi sondaggi sono tutti sotto, da Alfano alla Lega, da Monti all’Udc, da FdI a Sel, per non parlare dei più piccoli.
Che non capiscano che tra un anno saranno maciullati dai tre partiti maggiori non depone a favore della loro intelligenza.
In pratica il 50% degli italiani già non vota, un altro 20% di chi vota non conterà una mazza, alla fine governerà con ampi poteri una coalizione che prenderà poco più di un terzo dei voti validi.
In pratica il 18% degli italiani ( quelli che voteranno la coalizione vincente) governeranno a piacimento il restante 82%.
Ci voleva giusto Renzi per produrre una stronzata del genere.
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