DALL’EUROPA NAZIONE ALLA DESTRA DEI PECORONI
UNA TRADIZIONE CULTURALE PATRIMONIO DELLA DESTRA ALTERNATIVA ITALIANA INFANGATA DA PRESUNTI NAZIONALISTI ACQUISITI CHE FINO A IERI URLAVANO “PADANIA IS NOT ITALY” O DA TROMBATE CHE NON HANNO SPESO UNA PAROLA SULL’ASSASSINIO DI UN GIOVANE ITALIANO DA PARTE DI UN REGIME MILITARE
La vicenda Brexit merita un approfondimento in termini culturali e politici da parte di chi si riconosce in una visione di “destra alternativa”.
Chi ha qualche capello bianco ricorderà che, in tempi non sospetti, uno dei “richiami ideali”, se non ideologici, della destra italiana del dopoguerra era rivolta al “mito” dell’Europa Nazione, dell’Europa dei popoli europei, in contrapposizione ai due blocchi o modelli allora esistenti, quello sovietico e quello statunitense.
Era il periodo storico dell’Urss e delle rivolte popolari dei Paesi dell’Est, represse con i carri armati: il nostro mondo sognava un’Europa unita, capace di riscattare i suoi valori, la sua cultura, la sua storia.
La Ue è nata su presupposti economici, è evidente che non poteva essere il nostro modello. Ma è altrettanto vero che poteva diventarlo nel tempo se i vari Stati non avessero fatto prevalere logiche protezionistiche e nazionalistiche, i piccoli egoismi e provincialismi, per capirci, e avessero saputo intraprendere la strada maestra della “integrazione nelle differenze”.
E’ prevalsa la linea degli interessi finanziari, la stessa che oggi lucra in Borsa sull’exit britannico. Ma illudere il popolo inglese oggi, o quello europeo domani, che la Ue sia l’origine di tutti i mali è un tipico esempio della cialtroneria della politica.
Qualcuno forse pensa che, se la Ue venisse sciolta, non comanderebbe sempre il potere finanziario?
Solo un imbecille o uno in malafede potrebbe pensare di aver neutralizzato così le “centrali economiche” che gestiscono mercati, scelte e investimenti schiacciando semplicemente un bottone in qualsiasi parte del mondo.
In Europa occorre entrarci convintamente o meglio restarne fuori: personalmente non mi strappo le vesti per la scelta del popolo britannico, peggio per loro.
Sono anni che ricevono più vantaggi dalla Ue che obblighi, Cameron ha seminato vento e raccolto tempesta, ha avuto quello che meritava, onore solo al fatto che, a differenza dei politici nostrani, dopo una sconfitta rassegna le dimissioni.
Ma non possiamo dimenticare la vergogna di Calais, i suoi discorsi anti-Ue e gli egoismi e le lobby nazionali che ha rappresentato.
Ora la Gran Bretagna pagherà con l’addio annunciato di Scozia e Irlanda e una Londra cosmopolita “posizionata” a favore della permanenza in Europa.
Hanno voluto lasciare spazio a chi si vorrebbe chiudere a doppia mandata in casa, che ne paghino le conseguenze e allevino polli.
Ultima chiosa dedicata a chi ha inventato la sedicente “destra” nostrana e che oggi, dopo aver perso le elezioni amministrative, deve trovare per forza un motivo per non suicidarsi e quindi inneggia al Brexit.
Si tratta di quei “sovranisti” patacca che fino a qualche tempo inneggiavano alla secessione ed esibivano magliette “Padania is not Italy” e che oggi si sono riciclati in “nazionalisti”.
Si tratta di quei mentecatti che sono contro la Ue, ma vivono da dieci anni grazie alla paghetta di 15.000 euro al mese elargita dal parlamento europeo.
Si tratta di quelle trombate che hanno un fremito solo quando vedono un berretto militare, ma non spendono una parola se un giovane ricercatore italiano viene torturato e assassinato da un regime militare criminale.
Si tratta di quelli che vogliono un’Europa allo sfascio per fare una marchetta a Putin, chissà che qualche banca russa non elargisca un prestito come a Marine Le Pen per destabilizzare il Vecchio Continente e fare un favore all’oligarchia corrotta che a Mosca ha preso il posto della vecchia nomenklatura.
Per questo a destra occorre chiarezza, oggi più di ieri.
Vogliamo un’Europa Nazione, non in balia di piccoli gerarchi da avanspettacolo che sanno solo limitare le libertà interne in nome di una nazionalismo provinciale.
Di fronte a nuove potenze economiche emergenti, l’Europa potrà sopravvivere solo se recupererà l’idea di un progetto comune, sacrificando ciascuna entità qualcosa di suo in nome dell’ interesse superiore del popolo europeo.
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