DECADENZA, AL VOTO IL 27, MA BERLUSCONI SPERA ANCORA NELLA GRAZIA
TECNICHE DILATORIE PER PRENDERE TEMPO MA ALL’IPOTESI GRAZIA NON CREDE NEANCHE IL CAVALIERE
La speranza, certo, è sempre l’ultima a morire. E quando si parla di Berlusconi, non muore davvero mai.
Lo ha dimostrato proprio ieri, giorno in cui la conferenza dei capigruppo di palazzo Madama ha fissato la data della discussione in aula sulla sua decadenza; mentre Pietro Grasso annunciava il 27 di novembre come “giorno del giudizio” per la carriera parlamentare del Cavaliere, nuove rivelazioni raccolte per da Bruno Vespa svelavano il vero sentire di Berlusconi sul suo futuro.
E cioè che Napolitano, a suo dire, sarebbe ancora in tempo per concedergli la grazia di sua iniziativa. “Mi dicono che per avere la grazia bisogna aver iniziato a scontare la pena — ha svelato — dunque, sarebbe ancora in tempo”.
A quanto sembra, Napolitano avrebbe ricevuto il 9 agosto, in via riservata, sia Gianni Letta che l’avvocato Coppi, proprio per valutare l’eventualità di una grazia al Cavaliere, ma poi si sarebbe irrigidito per le minacciate dimissioni in massa dei parlamentari di Forza Italia e da allora ogni pensiero è sembrato sfumare.
Ma non la speranza, appunto.
Il Cavaliere non conosce l’idea di arrendersi. E, in fondo, qualche ragione ce l’ha se anche ieri il Pd non ha seguito il Movimento 5 stelle nell’idea di accelerare il voto sulla decadenza anzichè mandarla per le lunghe dopo l’approvazione della legge di stabilità , sulla quale si teme sulla tenuta complessiva del governo.
Timori che non troverebbero più riscontro in una volontà di Berlusconi di staccare la spina all’esecutivo (non ha più i numeri): forse è più il Pd che teme di non trovarsi davvero coeso al momento di votare una legge che sta per essere totalmente riscritta dalla commissione Bilancio.
Comunque, per il Cavaliere, il giorno dell’uscita di scena da palazzo Madama si avvicina.
Anche se l’ostruzionismo del Pdl non conosce sosta sull’argomento. Ieri, per tentare di bloccare la decisione sulla data, in conferenza dei capigruppo è stato risollevato il caso della violazione della camera di consiglio durante la riunione della giunta per le elezioni, che si è pronunciata a favore della decadenza stessa.
Tant’è che oggi si terrà il Consiglio di presidenza del Senato per decidere se i post inviati nel corso della seduta di Giunta dal senatore M5S Vito Crimi hanno violato le norme, in modo da invalidare l’esito della riunione.
Un’evidente tattica dilatoria da parte degli “azzurri” che, persa la battaglia sul voto segreto, stanno provando a riaprire una questione archiviata.
Vivaci le proteste di Loredana De Petris e Paola Taverna, in rappresentanza rispettivamente di Sel e del M5S. “Non mi capacito — è sbottata quest’ultima — facciamo un passo avanti e tre indietro”. Gli stellati hanno ribadito le proprie posizioni: “C’è spazio per votare prima del 15 novembre, prima, cioè, della settimana dedicata esclusivamente alle legge di Stabilità ”.
Ma l’orientamento della maggioranza è tutt’altro. “Prima c’è da mettere in sicurezza la manovra, altrimenti l’aula sarebbe ingestibile e le imboscate dietro ogni angolo”, ragionavano nell’entourage di Grasso.
Così niente accordo.
Senza l’unanimità , il calendario è stato portato all’Aula, ribadendo nel 27 novembre la data decisiva.
Nel Pdl, ovviamente, sono insorti: “Combatteremo fino in fondo la battaglia per l’annullamento per la decisione della giunta del Senato sulla decadenza di Berlusconi, saremo vigili e intransigenti”, ha intimato Renato Schifani.
A chiudere la giornata, l’appello all’unità di Berlusconi: “Troppe conseguenze negative sono state già prodotte in passato dalle divisioni dei rappresentanti del centrodestra. Oggi più che mai l’Italia ha bisogno di un forte, unito e compatto movimento dei moderati. Vi chiedo di porre fine a ogni iniziativa in contrasto con la missione che gli italiani ci hanno assegnato”.
Sara Nicoli
(da “il Fatto Quotidiano“)
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