DECADENZA, IL VOTO PALESE GUADAGNA TERRENO
SE ZELLER NON CI RIPENSA, DECISIVO IL VOTO DELLA LANZILLOTTA… IN AZIONE I “PERSUASORI” DI ENTRAMBI GLI SCHIERAMENTI
L’ora “x” sul voto segreto o palese per la decadenza di Berlusconi scatta oggi.
Alle 15 si terrà la giunta per il Regolamento del Senato.
Mentre da palazzo Grazioli arriva la conferma che Berlusconi ha deciso di presentare comunque il ricorso in Cassazione contro l’interdizione dai pubblici uffici di due anni decisa dalla Corte di appello di Milano, sono in corso frenetiche trattative tra Pd e Pdl per strappare il sì decisivo sul tipo di voto.
Ovviamente il passo del Cavaliere significa che ha rinunciato all’idea di fare una battaglia per bloccare la decadenza e premere per mandare avanti l’interdizione, aprendo uno scontro durissimo con il Pd.
A questo punto il voto sulla legge Severino dovrebbe tenersi non oltre il 17 novembre, quando al Senato si aprirà la finestra della legge di stabilità .
Ma stiamo a oggi, alla querelle tra scrutinio palese o segreto.
Il Pd si batte per il primo con M5S e Sel, il Pdl con la Lega e Gal è per il secondo. Così voterebbe anche l’altoatesino Karl Zeller che però oggi vedrà il capogruppo Pd Luigi Zanda.
Ancora ieri sera Zeller, che fa i conti con una casella di posta intasata di messaggi pro voto palese, come quella della Svp di Bolzano («Non mi era mai capitato, sono stupefatto»), diceva: «Io non voglio certo aiutare Berlusconi, e voterò per la decadenza, ma voglio anche rispettare le regole».
Zanda, carte alla mano, potrebbe convincerlo che ci sono gli elementi tecnici per schierarsi sul palese.
Ovviamente Zanda vedrà anche Lanzillotta, contesa con Zeller tra i due schieramenti.
Sul 6 a 6, se Zeller conferma la sua scelta, resta decisivo il parere della montiana Linda Lanzillota, che sarebbe intenzionata a schierarsi con il fronte del voto palese. Ufficialmente ieri sera continuava a dichiarare che deciderà solo oggi, dopo aver ascoltato le relazioni del Pd Francesco Russo e della Pdl lealista Anna Maria Bernini. Ma il tam tam di palazzo Madama, dopo contatti incrociati all’interno del suo gruppo, la dà pronta a schierarsi col Pd, il suo ex partito in cui era confluita in arrivo alla Margherita.
Ma non è detto che oggi, alla fine, si riesca effettivamente a votare.
E su questo rischia di innestarsi l’ennesima lite Pd-Pdl.
Succede che in mattina l’aula di palazzo Madama vota su un decreto legge in materia di pubblica amministrazione.
I lavori potrebbero anche slittare al pomeriggio.
A quel punto la giunta per il Regolamento si ritroverebbe stretta in una sola ora, tra le 15 e le 16.
Tempi troppo stretti per le due relazioni, il dibattito, il voto.
Il Pd è già pronto ad andare avanti domani, il Pdl all’opposto è per i soliti tempi lunghi.
Perchè più si allunga in giunta, più slitta in avanti il voto in aula. Per certo si sa che il presidente del Senato e della giunta per il Regolamento Pietro Grasso sarebbe intenzionato a chiudere la discussione sul regolamento in tempi stretti.
A questo punto la sfida è a colpi di carte e di precedenti giuridici.
L’interrogativo è semplice: il voto sulla decadenza riguarda la persona o l’istituzione? Il costituzionalista Valerio Onida non ha dubbi: voto palese perchè in discussione non c’è la “persona” di Berlusconi, ma la sua causa di ineleggibilità che riguarda la regolare composizione dell’assemblea.
Onida aggiunge però che «non si devono cambiare le regole per questo caso», visto che il Senato ha precedenti sul voto segreto.
La modifica del regolamento però è già stata accantonata, in ballo c’è solo un’interpretazione autentica.
La Pdl Bernini non ha dubbi, voto segreto perchè riguarda una persona. Cambiare le regole adesso significherebbe solo una manovra contro Berlusconi.
Il pd Russo, all’opposto, vede un voto sulla composizione dell’organo, che prescinde del tutto dalla persona.
Dal ’93 a oggi, cioè dal voto palese sull’autorizzazione a procedere per Andreotti (da lui però condivisa, mentre Berlusconi sarebbe per il segreto), Russo documenta «un progressivo restringimento dell’area dello scrutinio riservato che porta la Camera a decidere che su questa materia si vota in chiaro».
Anche al Senato, sulle dimissioni, l’orientamento è identico.
Un fatto è certo: se la giunta vota, sulla decisione non si potrà più tornare indietro. Anche se il diretto interessato, Berlusconi, dovesse cambiare idea.
Liana Milella
(da “La Repubblica”)
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