DECRETO GENOVA A PASSO DI GAMBERO: IL VOTO SLITTA ALLA PROSSIMA SETTIMANA
ANCORA DUBBI SULLE COPERTURE
Una giornata da gambero alla Camera tra sospensioni, ritardi e rinvii per mancanza di chiarezza sui soldi che servono a dare ossigeno alla Genova che verrà . Arriva così, dopo una serie di stop and go, l’ok della commissione Bilancio, ma con riserve che nel pomeriggio scaldano il dibattito alla Camera per il voto degli emendamenti, in tutto circa 300 firmati Pd, Forza Italia e LeU.
Il secondo giorno del decreto Genova in Aula è un film al ralenti.
Anche se ha la sua deadline: mercoledì, quando ci sarà il voto finale del provvedimento.
Slitta quindi alla prossima settimana l’approvazione del decreto Genova, poi toccherà al Senato. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro non enfatizza i ritardi, ricorda che “finchè questo decreto non viene approvato, non si possono dare i soldi ai cittadini di Genova”.
Fare presto è il mantra a Montecitorio, da ogni angolo dell’emiciclo. Eppure la giornata è caratterizzata da ostacoli e ritardi. Soprattutto legati ai chiarimenti attesi dal governo su alcuni aspetti delle coperture finanziarie.
Promessi alle 19, sono arrivati alle 20.40.
I lavori della commissione bilancio sono quindi slittati e, a cascata, quelli dell’Aula. Tutti in standby, in attesa del parere della bilancio, necessario per far proseguire la discussione e in primis il voto degli emendamenti.
Ma a una prima lettura degli atti della Ragioneria generale dello Stato, le opposizioni si scaldano. “Non ho mai visto una superficialità e un’approssimazione simile”, contesta Luigi Marattin, capogruppo del Pd in commissione e denuncia “una serie infinita di lacune” da un punto di vista finanziario.
Ad esempio sull’indennizzo ai lavoratori, sulla zona franca urbana per le imprese danneggiate dal crollo del ponte, sulle assunzioni al ministero della giustizia previste. Domina la “dittatura del condizionale”, dice poi in Aula, per qualsiasi cosa la risposta è “apparirebbe, forse, può darsi..”.
Il governo, presente con il sottosegretario all’Economia Laura Castelli, ripete che i soldi ci sono e che garantisce lo Stato, ma prende tempo. Alla fine la commissione risolve l’impasse con un parere condizionato, su cui il Pd vota contro e FI si astiene. Sei le riserve del Bilancio (trasformate poi in emendamenti in Aula) che riguardano, tra l’altro, il trasporto pubblico locale per cui la commissione precisa che “dall’attuazione del presente comma non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”.
O l’articolo 7 del dl, per cui si chiede di definire il perimetro degli aiuti concessi alle imprese per dirottare sui treni il trasporto merci, visto il caos della viabilità stradale. Altri rilievi riguardano l’articolo 45 che definisce le coperture finanziare delle spese che dovrà sostenere il commissario straordinario. La commissione chiede di fatto di ‘spalmare’ meglio le somme previste per il 2018 e il 2019.
Così si va in Aula, e le lacune e i dubbi sulle coperture restano e diventano il bersaglio nella discussione di ogni emendamento.
Quasi tutti respinti (tranne uno sugli obblighi di trasparenza del commissario), qualcuno accantonato tra le rimostranze delle opposizioni. In particolare, sui soldi per la zona franca urbana spostati, secondo il Pd, su altri fondi destinati alle imprese ma “è il gioco dei carri armati che si prendono e si spostano a seconda del bisogno”, denuncia Raffaella Paita del Pd.
La discussione si ferma all’articolo 4 (sono 16 quelli su Genova) e si riaggiorna a lunedì.
(da agenzie)
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