DECRETO SEMPLIFICAZIONI: CON GLI APPALTI SENZA GARA LA MAFIA FESTEGGIA
IL GIURISTA MUSACCHIO: “RISCHIO CHE DENARO PUBBLICO SIA SPESO SENZA CONTROLLI PER LA GIOIA DEI MAFIOSI”
La bozza del dl Semplificazioni, che dovrebbe arrivare giovedì 2 luglio in Consiglio dei ministri, contiene al suo interno anche norme che permettono di svolgere, a determinate condizioni, appalti senza gara, con l’affidamento diretto o la trattativa diretta al di sotto di determinate soglie .
Le nuove regole, che puntano a velocizzare la realizzazione di cantieri e opere, aprono tuttavia a maggiori rischi sulla possibilità di infiltrazioni criminali e mafiose negli appalti.
Per rendere più rapide le fasi d’appalto, il governo propone delle deroghe in vigore fino al 31 dicembre 2021 che consentirebbero di procedere senza gara ma con l’affidamento diretto per le opere fino a 150mila euro e con la trattativa diretta con almeno 5 operatori per quelle di importo superiore.
La gara vera e propria rimarrebbe invece solo per le opere sopra i 5 milioni.
La Presidenza del Consiglio, inoltre, potrebbe individuare opere di rilevanza nazionale per le quali saranno introdotte procedure a trattativa ristretta.
Un’altra novità sarebbe la nascita del Fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche, di cui potrebbero beneficiare le stazioni appaltanti, allo scopo di evitare che la mancanza temporanea di risorse pubbliche (ad esempio nell’attesa dell’erogazione di un finanziamento) possa ostacolare la realizzazione dell’opera. Infine, una deroga specifica riguarderebbe il rilascio della certificazione antimafia, che fino a luglio 2021 verrebbe rilasciata con una procedura d’urgenza e controllata solo ex post.
Il rischio concreto è che con queste deroghe diminuiscano i controlli sulle modalità con cui vengono spesi i fondi pubblici, con il conseguente pericolo di agevolare le infiltrazioni della mafia negli appalti pubblici, un settore storicamente oggetto di questo tipo di attività criminali.
“A prima vista mi paiono deroghe eccessive e semplificazioni troppo ampie oltre alla questione dei subappalti e delle stazioni appaltanti dove il rischio di infiltrazioni mafiose è alto”, sottolinea a questo proposito Vincenzo Musacchio, giurista e docente di diritto penale, in un articolo pubblicato su Antimafia Duemila.
L’esperto ricorda quindi le centinaia di inchieste giudiziarie (a partire da quelle del giudice Giovanni Falcone) che hanno indagato in questa “zona grigia” divenuta una “grande mangiatoia di clan mafiosi e faccendieri”.
“Se ci sarà la conferma del Parlamento nel prossimo anno molto denaro pubblico corre il rischio di essere speso senza controllo per la gioia del mafioso di turno che potrà beneficiarn”, prosegue Musacchio.
“La presenza di numerose stazioni appaltanti, la parcellizzazione dei contratti e il ricorso eccessivo al subappalto, renderanno difficile i controlli da parte della magistratura e delle forze dell’ordine. È evidente”, sottolinea, “che questa modifica normativa che regola il sistema degli appalti pubblici ha delle lacune perlomeno molto rischiose”.
La preoccupazione è che, oltre al rischio di infiltrazioni, a essere pregiudicata sia la qualità finale dell’opera e il rispetto delle norme della sicurezza nei luoghi di lavoro, e che i controlli dell’Anac siano resi difficili da fattori come l’elevato numero di imprese, il numero di appalti inferiori a 150mila euro, la parcellizzazione dei contratti e il ricorso eccessivo al subappalto.
(da TPI)
Leave a Reply