DELLE 250 MILA PERSONE CHE LAVORANO COME FATTORINI SOLO 70 MILA HANNO UN CONTRATTO REGOLARE
MOLTI STRANIERI, NON AVENDO IL PERMESSO DI SOGGIORNO, NON SI POSSONO REGISTRARE SULLE APPLICAZIONI DI DELIVERY E QUINDI UN “CAPORALE” GLI PRESTA IL PROPRIO ACCOUNT TRATTENENDO IL 50% DEI GUADAGNI GIORNALIERI
Ci consegnano a casa, a qualsiasi ora del giorno e della sera, pizze, sushi e ogni genere di prodotti enogastromici. L’esercito dei rider fa ormai parte delle nostre vite: 70 mila lavoratori regolari, a fronte di un totale di 250 mila se si considerano anche quelli che non hanno un contratto a norma.
E se a tutti noi è evidente la loro fatica di pedalare per chilometri, meno noto è il loro sfruttamento economico. La maggior parte è infatti vittima del cosiddetto caporalato digitale, un fenomeno per cui, lavorando solo grazie a un account “prestato” devono pagare una tangente fino al 50 per cento di quello che guadagnano.
La fotografia del fenomeno ci restituisce l’immagine di un Paese diviso in tre grandi fasce di rider: il Nord Italia dove lavorano prevalentemente africani subsahariani e pakistani tra i 20 e i 35 anni muniti di semplice bicicletta e il Centro e il Sud con rider italiani che arrivano fino a 50 anni e si spostano anche in automobile.
A tre anni fa risale il primo monitoraggio di questi lavoratori al servizio di quattro multinazionali del food delivery: grazie ai controlli dei carabinieri è emerso uno spaccato di illegalità che ha portato le quattro grandi società a investire 10 milioni di euro in sicurezza e formazione.
Una vera e propria emergenza, facilitata dalla demateralizzazione del datore di lavoro: con lui i rider non hanno contatti diretti, avviene tutto tramite le piattaforme digitali. Ma coloro, soprattutto extracomunitari, che pur avendo il permesso di soggiorno hanno problemi con la lingua o con la tecnologia, finiscono nella rete di sfruttatori che danno loro un account falso, indispensabile per lavorare, è in cambio pretendono la mazzetta.
I soldi del pagamento online vanno, in sostanza al “caporale”, che trattiene per sé fino al 50 per cento e poi paga in contanti il rider.
(da la Stampa)
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