DENIS SFILA FORZA ITALIA A SILVIO: ALTRI SETTE SE NE VANNO
MONTA LA FRONDA DI CHI VUOLE DIRE SI’ ALLE RIFORME PER ARGINARE LA FUGA
Scena numero uno.
Maurizio Gasparri, attorno a Mezzogiorno, prende la parola in Aula, livido nel volto: “Ad Amoruso (il senatore passato da Forza Italia al gruppo di Verdini, ndr) del patto del Nazareno non gliene è mai fregato niente: gli interessavano le consulenze per i familiari, probabilmente. Un comportamento miserevole”.
Poi esce. È un fiume in piena: “Mi sono pure trattenuto. Lo so io, lo so io perchè se ne è andato. Potrei leggere gli sms che mi mandava da dentro a una chiesa”.
Scena numero due.
Tre ore dopo. Paolo Romani, il capogruppo di Forza Italia, da sempre un trattativista, si apparta a lungo con Anna Finocchiaro, in un corridoio del Senato.
Poi telefona ad Arcore per chiedere un supplemento di riflessione sulla linea del “no” alle riforme. Il dramma è questo: logica vorrebbe ascoltare, prima di dar fuoco alle polveri, la relazione che terrà la Boschi in Aula al Senato domani mattina e poi decidere, perchè se la Boschi dovesse aprire – questo il ragionamento – non avrebbe senso rimanere soli, isolati e irrilevanti; ma i gruppi non tengono, anzi si stanno liquefacendo.
Ecco perchè, alla fine, viene annullata la riunione del gruppo dei senatori prevista per domani (giovedì) pomeriggio, dove avrebbe dovuto partecipare Berlusconi. Disarmante la spiegazione che filtra: “Berlusconi non sa che dire”.
È la nemesi della compravendita per colui che ha subito un processo con la condanna in primo grado sulla compravendita che portò alla fine del governo Prodi: “Verdini – raccontano – li sta sfilando uno a uno. Amoruso, Auricchio, manca poco per Zuffada, pochissimo per Cardiello. Li conosce, sa i punti deboli, sa che si sentono trascurati, ci parla, li coinvolge, mentre a Forza Italia non si fanno più nemmeno le riunioni”.
E ora il gruppo rischia davvero di andare sotto “quota 40” senatori. La nemesi, appunto. Quando l’ex premier ha letto il comunicato in cui il suo capogruppo si appellava a Mattarella e Grasso denunciando l’acquisto di senatori non si è stupito più di tanto: “E’ gente che va con chi offre di più”.
Ma è il corno politico del ragionamento ad essere ancora più doloroso perchè – sussurrano i suoi – “non è vero che Verdini è ininfluente e non è vero che è stato l’utile idiota di Renzi”.
E non è un caso che Lorenzo Guerini dichiari: “Bene voti oltre il perimetro della maggioranza”. Denis, infatti, è stato il perno dell’intera operazione, perchè ha consentito a Renzi di piegare la sinistra accettando un compromesso.
Verdini è, insomma, la certezza di Renzi per piegare gli altri. E le urla alla luna sulla compravendita sono suonate alle orecchie dell’ex premier, semplicemente come una “manifestazione di debolezza”.
Insomma, Forza Italia non c’è più.
Il prossimo dato in uscita verso il gruppo Ala di Verdini è Franco Cardiello. Con lui Denis è a quota 14, mentre pure alla Camera è pronto il gruppo e arrivano le prime sette adesioni: Saverio Romano, Pino Galati, Mottola, Parisi, Faenzi, D’Alessandro, Abrignani.
“Chi è il prossimo?” è la domanda che rimbalza dai capannelli di un partito fuori controllo. Francesco Aracri, una macina di preferenze, è uno dei pochi che non parla di compravendita. E lima un comunicato stampa per annunciare l’iniziativa “grossa” che farà domani a Roma, quando attorno a un tavolo metterà Salvini, i big di Forza Italia, Fitto e l’ex ministro di An Andrea Ronchi “a parlare del futuro del centrodestra”.
È in questo quadro (disastroso) che Romani parla di “confronto sulle riforme”.
Il sogno sarebbe avere un appiglio per convergere, in modo da mascherare l’irrilevanza convergendo sulle riforme.
Per ora Berlusconi, assicurano, “sta riflettendo” anche se considera il no una scelta ormai obbligata. Nella nemesi di un partito che non c’è più accade pure che, qualunque cosa decida, non cambia nulla.
(da “Huffingtonpost“)
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