FEMMINICIDI ANNUNCIATI, UNA VITTIMA SU QUATTRO AVEVA DENUNCIATO
IN SOLI 9 MESI LE VITTIME SONO GIA’ 88, CON UN INCREMENTO DELL’8% RISPETTO ALL’ANNO SCORSO
Vincenza, pur tra mille titubanze, aveva avuto il coraggio di denunciare: il suo ex la tormentava pesantemente, era arrivato a entrare in casa sua di notte, da una finestra.
Non è servito a niente: lo stalker, facendosi beffe di un provvedimento della magistratura che gli impediva di avvicinarsi a Vincenza, l’ha inseguita e uccisa.
È avvenuto in provincia di Napoli pochi giorni fa e la morte di Vincenza Avino è divenuto il simbolo della nuova forma di violenza sulle donne: non il femminicidio punto e basta, ma il femminicidio annunciato.
Le ultime statistiche sugli omicidi in Italia maturati nell’ambito di un rapporto sentimentale parlano chiaro: il 25% delle vittime registrate nel 2015 aveva denunciato, spesso ripetutamente, l’uomo che le perseguitava e che in teoria aveva ricevuto una misura restrittiva da parte della magistratura. Inutilmente.
E allora l’accento deve spostarsi dalla repressione degli aggressori alla protezione delle vittime, è ormai l’esigenza che si sta facendo strada.
Le cifre su un fenomeno che non accenna a declinare sono state diffuse dall’associazione Sos Stalking: «Da gennaio a oggi, in soli 9 mesi, le vittime del femminicidio sono già 88, con un incremento dell’8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. L’emergenza è evidente».
Ma l’associazione si spinge oltre, parlando apertamente di donne «vittime della malagiustizia» proprio perchè una su quattro aveva fatto appello alle forze dell’ordine per denunciare il proprio dramma, per mettere nero su bianco le violenze fisiche e psicologiche da parte di ex mariti, ex fidanzati o spasimanti respinti.
Il killer di Vincenza Avino era sì stato messo ai domiciliari ma era tornato in libertà con la sola misura del divieto di avvicinamento.
« Se a fronte di una denuncia il magistrato non dispone il carcere — sottolinea ancora Sos Stalking — nè gli arresti domiciliari, nè altre misure come il braccialetto elettronico, la tutela per le vittime è totalmente azzerata. E la diretta conseguenza è il calo della fiducia nella giustizia».
Il braccialetto elettronico è una misura scarsamente utilizzata in Italia (appena 90 casi) in casi di violenza contro le donne, ma che negli Stati Uniti riguarda già 100mila accusati di reati a sfondo sessuale. E in libertà vigilata.
Ma in Italia il «poliziotto» elettronico costa 120 euro al giorno e le casse dello Stato non si possono permettere questo onere.
«Ma se questa lacuna non può essere superata — conclude l’associazione — resta che nessuno pensa ai parenti delle vittime. Occorre un intervento urgente dello Stato affinchè disponga un fondo di garanzia con tali finalità ».
Claudio Del Frate
(da “il Corriere della Sera”)
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