DENTRO IL POPOLO DI NAVALNY
CHI SONO I PATRIOTI RUSSI CHE SCENDONO IN PIAZZA E CHI COMPONE IL TEAM DEL BLOGGER CHE LANCIA LA SFIDA A PUTIN
Sono giovani, di livello economico e culturale medio-alto, vivono soprattutto nelle grandi città . Sono cresciuti nel mondo di internet e dei social network. Hanno viaggiato all’estero e sperimentato una dimensione più ampia della libertà , pur rimanendo sintonizzati sui bisogni e sulle preoccupazioni della maggior parte dei russi.
Dopo il fallimento delle proteste degli anni 2011-2012, il movimento dell’opposizione russa che si condensa attorno ad Alexei Navalny è determinato a fare il salto di qualità : di fronte al nervosismo crescente del Cremlino, con arresti di massa e repressioni, continuare a fare più rumore possibile, facendo leva sul sostegno internazionale ma anche e soprattutto provando a convincere il maggior numero possibile di russi.
È questa la doppia sfida che oggi si trovano di fronte Navalny e la sua squadra: resistere alla repressione facendo crescere tra la popolazione l’idea che la Russia di Putin, corrotta e arretrata, non sia un paesaggio immutabile.
Navalny è in arresto dal 17 gennaio, ma in queste settimane la sua rete ha dato prova di notevoli capacità di organizzazione e mobilitazione.
Anche qui, le donne, come è normale nella società russa, sono in prima linea.
Yulia Navalnaya, la moglie di Navalny fermata e poi rilasciata ieri dalla polizia di Mosca, è già un punto di riferimento per l’opposizione. “Ha carisma e fascino, è una persona creativa e coraggiosa e può facilmente sostituire suo marito se necessario”, spiegava un paio di settimane fa l’esperto di politica russa Konstantin Kalachev all’Afp.
Laureata in Relazioni internazionali, ex funzionaria di banca, Yulia ha 44 anni, di cui più di venti trascorsi al fianco di Navalny, con cui ha due figli. La più grande, Daria, è studentessa alla Stanford University e sembra aver ereditato dai genitori la passione politica.
Un ruolo determinante lo sta svolgendo il canale YouTube Navalny Live, la cui produttrice è Lyubov Eduardovna Sobol, 33 anni, avvocato della Fondazione per la lotta alla corruzione (Fbk) fondata da Navalny e membro del Consiglio di coordinamento dell’opposizione russa (2012-2013).
Kira Yarmysh, 31 anni, è portavoce e assistente di Navalny: anche lei, come Navalnaya e Sobol, è stata fermata nel corso delle recenti proteste.
Il team di Navalny può contare sull’esperienza di Leonid Volkov, 40 anni, stratega dell’Information technology e co-fondatore della Società per la Protezione di Internet.
Già capo della campagna di Navalny per le elezioni presidenziali del 2018 e successivamente della campagna per lo “sciopero degli elettori”, Volkov vive all’estero ma sta svolgendo un ruolo di primo piano nel fare da megafono “al potere e alla forza che stanno dimostrando i cittadini russi”.
Il Cremlino ha provato a giustificare gli oltre 5mila arresti di ieri sostenendo che a prendere parte alle proteste sono stati “teppisti e provocatori”.
Ma il punto è che il movimento di opposizione non è mai stato così forte nella Russia di Putin.
A sottolineare l’unicità di questo momento in Russia è Aldo Ferrari, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore del Programma di Ricerca su Russia, Caucaso e Asia Centrale dell’Ispi.
“Qualcosa di simile è avvenuto negli anni 2011-2012, ma oggi la situazione è molto diversa. A innescare le proteste di allora fu la decisione di Putin di candidarsi per il terzo mandato. Oggi a scendere in piazza è più o meno lo stesso tipo di persone, ma con una forza e un’organizzazione molto maggiori”, osserva Ferrari.
“Si tratta soprattutto di persone relativamente giovani, tra i 20 e i 40 anni, ma molti anche più giovani, che vivono nelle città principali, Mosca e San Pietroburgo, ma questa volta anche in tante altre città provinciali, il che dimostra il rafforzamento del sentimento di insoddisfazione e protesta”.
Putin oggi si trova ad affrontare un problema notevole: il mutare di un’opposizione che ha, seppur in carcere, un leader carismatico e che sta crescendo.
Come cresce la pressione internazionale, guidata dalla nuova amministrazione americana: la dura condanna di Washington rende più difficile per l’Unione europea non condannare gli arresti e la repressione del dissenso, tanto che l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell ha già messo in chiaro che il tema verrà trattato durante la sua visita a Mosca venerdì prossimo.
Negli auspici di Parigi, il caso Navalny dovrebbe convincere Berlino ad abbandonare il progetto di gasdotto Nord Stream 2, ma una portavoce di Merkel ha chiarito che la linea del governo non cambia, anche se per ammissione del vicepresidente del Consiglio di Sicurezza russo, Dmitry Medvedev, non c’è alcuna certezza su “quando” l’opera verrà portata a termine.
Di fronte alla forza inedita dell’opposizione e alle critiche internazionali, le autorità russe se la prendono — oltre che con Navalny e gli Usa — con “l’ingerenza di Twitter”.
Putin aveva già lanciato il suo anatema nel suo discorso di qualche giorno fa a Davos: Twitter, Facebook e le grandi piattaforme digitali “non sono più solo giganti economici: in alcune aree sono già de facto in competizione con gli Stati”.
Oggi è stato Medvedev a rilanciare le accuse, sostenendo che l’algoritmo di Twitter suggerisce il profilo di Navalny ai suoi nuovi utenti russi. ”È capitato a un mio amico di recente, era il primo profilo consigliato”, ha detto in un’intervista ripresa dalla Tass.
Secondo Ferrari, questo nervosismo crescente fa presagire “una possibile stretta sui social media da parte delle autorità . Finora i social media sono stati sostanzialmente lasciati in pace, non ci sono state particolari censure. La circolazione delle informazioni su internet, malgrado alcune restrizioni, è relativamente libera rispetto ad altre sfere dell’attività pubblica russa, a partire da quella politica”.
Di sicuro il caso Navalny è unico nel panorama russo. “Nella Russia di Putin — ricorda l’esperto Ispi – non c’è mai stata una vera opposizione politica. Anche i leader liberali filo-occidentali che negli anni Novanta e all’inizio degli anni Duemila avevano una certa visibilità sono sostanzialmente scomparsi dalla scena politica. Il più famoso, Boris Nemcov, venne assassinato nel 2015 in circostanze poco chiare. Il volto reale dell’opposizione, l’unico che abbia saputo avere un peso effettivo, è proprio quello di Navalny e del gruppo che si è riunito intorno a lui”.
A cosa è dovuta questa unicità ?
“Probabilmente — osserva Ferrari – al fatto di essere riuscito, in questi anni, a cavalcare non una generica opposizione occidentale filo-liberale che desta il sospetto di molti russi, ma a toccare un aspetto che a molti russi (anche lealisti nei confronti di Putin) dà fastidio, vale a dire la corruzione”.
In Russia la corruzione è forte e capillare: “buona parte della società vede malvolentieri il fatto che si sia creata un’elite di persone che, sulla base di un sistema fortemente corrotto e clientelare, si sono impadronite della maggior parte delle ricchezze del Paese”, prosegue Ferrari.
“Facendo leva su questo risentimento diffuso in tutta la società russa, tranne presso chi è beneficiario di questo sistema, Navalny riesce ad avere successo anche su fasce dalla popolazione che di per sè non sarebbero anti-sistema. Inoltre, non bisogna dimenticare che Navalny, almeno da giovane, aveva delle posizioni nazionaliste. Fatico a dargli una definizione politica. Sicuramente è un uomo molto coraggioso, che sta sfidando un potere fortissimo, che insiste molto sulla necessità di una Russia meno corrotta e più moderna, in grado di completare quei processi di modernizzazione e democratizzazione che sostanzialmente, dopo la fine dell’Unione Sovietica e del sistema comunista, sono state interrotte da Putin. Putin ha privilegiato la stabilità del sistema allo sviluppo dell’economia e della società russe. Navalny vorrebbe portare la Russia in uno stadio successivo di fuoriuscita dal modello comunista sovietico”.
L’incognita, adesso, è fino a che punto il movimento d’opposizione sarà in grado di crescere. “Navalny sta raccogliendo il consenso di una minoranza riformatrice importante; bisognerà vedere quanto compatta sarà la maggioranza silenziosa che finora, un po’ per interesse un po’ per quieto vivere, è rimasta fedele al presidente. Per chi si è formato sotto l’Unione sovietica, il concetto di libertà è diverso rispetto al nostro”, sottolinea ancora Ferrari. “La maggior parte dei russi si sente comunque libera perchè può fare tantissime cose che in epoca sovietica erano vietate. Il bisogno di cambiamento è più pressante per le nuove generazioni, che spesso hanno viaggiato o studiato all’estero e conoscono una dimensione più ampia della libertà ”.
In questi decenni c’è stato un interscambio eccezionale di studenti tra la Russia e il resto del mondo. Allo stesso tempo, il Paese attraversa una crisi demografica: malgrado la sua immensa estensione geografica, ha solo 145 milioni di abitanti e il trend è in diminuzione. In questi anni sono emigrati moltissimi russi, soprattutto persone simili a quelle che stanno manifestando: persone colte, preparate, che si sentono a disagio nella Russia di Putin e preferiscono andare altrove, in alcuni casi diventando dei ponti tra l’estero e chi resta in patria.
“Il problema chiave di ogni situazione di questo genere è capire quanto forte sia quantitativamente questa opposizione”, conclude Ferrari. “Nelle prossime settimane sicuramente queste manifestazioni continueranno, ma bisognerà vedere come. Potrebbe configurarsi uno scenario bielorusso, con proteste che vanno avanti da mesi ma sostanzialmente incapaci di abbattere l’uomo forte al potere. Siamo in una fase decisiva per capire come potrà evolvere la situazione. Se è già sceso in piazza tutto il nucleo di coloro che sono disposti a correre dei rischi importanti, vista anche la violenza della repressione, per opporsi alla situazione attuale, è probabile che pian piano la forza dell’opposizione scemerà . Se invece i manifestanti riusciranno a rimanere saldi, e soprattutto a convincere chi ancora non è sceso in piazza, la situazione potrebbe compromettere la stabilità del potere putiniano. Sicuramente siamo di fronte a un momento importante per la storia del Paese”.
(da “Huffingtonpost”)
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