DESTRA A-SOCIALE: CON L’ABOLIZIONE DEL REDDITO DI CITTADINANZA E L’INTRODUZIONE DELL’ASSEGNO DI INCLUSIONE SOLO PER I “NON OCCUPABILI” IL GOVERNO RISPARMIA 4 MILIARDI DI EURO, MA COLPISCE POVERI E ANZIANI
DA OLTRE UN MILIONE, LE FAMIGLIE COL SUSSIDIO SONO DIVENTATE 288 MILA. E SOLO 29 MILA OVER 80 RICEVONO UN AIUTO, IL 2% DEL TOTALE… ABOLITI GLI SGRAVI SULLE BARRIERE ARCHITETTONICHE E PER LE ASSUNZIONI DI GIOVANI E DONNE
La premier Meloni non perde occasione per dire che al suo governo importa la sorte di chi non ce la fa. Dal povero “vero” all’anziano, «collante della famiglia, ammortizzatore in tempo di crisi». Alla Camera pochi giorni fa ripeteva che «ci sta molto a cuore». E che «la cultura dello scarto rischia di prevalere», citando Papa Francesco. Eppure, conti alla mano, il suo esecutivo quando non taglia e fa cassa sul sociale, lo sacrifica con interventi che anche la Caritas ha definito «spot», come quello sull’abolito Reddito di cittadinanza. Una destra sociale nelle parole. Asociale nei fatti. Eccoli.
Povertà come colpa
«Se non sei disponibile a lavorare, non puoi pretendere di essere mantenuto con i soldi di chi lavora ogni giorno». Secondo Meloni è quanto successo con il Reddito di cittadinanza, tolto via sms la scorsa estate a 400 mila famiglie. Nella visione del suo governo se di questi solo 27 mila sono rientrati nel rimborso spese da 350 euro chiamato Supporto per la formazione e il lavoro, è solo perché gli altri o non hanno voglia di formarsi oppure lavoravano in nero. E dunque via. Non recuperabili.
La decisione di dividere a tavolino le platee tra “occupabili” e non è del tutto arbitraria. Lo hanno detto e scritto Bankitalia, Caritas, frotte di economisti, financo l’Ocse. Da una parte chi ha tra 18 e 59 anni senza figli minori, disabili, over 60. Di là gli altri a chiedere l’Assegno di inclusione, simile al Reddito ma con più paletti. Risultato: da oltre un milione le famiglie col sussidio sono diventate 288 mila, ultimo e unico dato Inps disponibile. Le previsioni di dimezzamento della platea si fanno concrete. Così i risparmi di cassa, verso i 4 miliardi.
Mentre però con la mano destra si tagliava il Reddito e si calava l’Isee a 6.000 e una serie di altre barriere all’ingresso, con la mano sinistra si istituiva un’altra carta, quella alimentare “Dedicata a te” per 1,3 milioni di persone, una tantum da 382,5 euro all’anno. Vincolo Isee: 15 mila euro. Destinatari scelti a monte solo tra chi ha figli e in base a bizzarri criteri territoriali. Si cancella l’aiuto ai poverissimi. Si dà una piccolissima somma a chi poverissimo non è. Costo: mezzo miliardo.
Disabili e anziani
La destra che pensa a non scartare nessuno ha tolto 80 milioni ai disabili: 30 milioni dai fondi non ripristinati del 2023 e altri 50 milioni dal fondo per l’inclusione. Non contenta, ha poi fatto saltare anche il bonus barriere architettoniche al 75%, limitandolo a «scale, rampe, ascensori, servo-scale, piattaforme elevatrici» e negandolo a infissi, bagni, porte automatiche, tapparelle automatizzate.
Gli anziani, a cui «garantire una vita serena, attiva e dignitosa» diventano oggetto di esaltazione per il governo. Dice Meloni: «Stanziato oltre un miliardo, aumentiamo del 200% l’indennità di accompagnamento». Il miliardo fa parte però di fondi esistenti, dal governo Prodi del 2006 per lo più, per 200 milioni dai fondi di coesione europei. Ma poi l’aumento di 850 euro al mese, da spendere solo in servizi come la badante, spetterà a una cerchia ristretta di anziani non autosufficienti gravissimi, over 80 e con Isee sotto i 6.000 euro: in pratica 29 mila nel 2025 e 19.600 nel 2026. Il 2% del totale e un quinto dei gravissimi.
Donne, famiglia e casa
Le donne sono aiutate solo se madri. E non sempre. La decontribuzione da 3 mila euro lordi all’anno vale tre anni solo per le madri di tre figli, purché siano lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato. Fuori le autonome, le precarie e le collaboratrici domestiche. Sconto solo per un anno a chi ha due figli. In ogni caso non compatibile con il taglio del cuneo: o l’uno o l’altro. Con un solo figlio: zero.
Stessa storia per gli asili nido. Dovevano essere «gratis per tutti», diceva Meloni. Invece aumenta il contributo pubblico solo se in famiglia ci sono almeno due figli, uno nato quest’anno e l’altro sotto i 10 anni. L’Iva sui pannolini e il latte raddoppia dal 5 al 10%, come quella sui tamponi delle madri. L’Iva sui seggiolini torna al 22% dal 5.
Pensioni massacrate
È il capitolo preferito dal governo per fare cassa. Anche sui più fragili. Al fondo per i precoci, che serve a mandare in pensione con 41 anni di contributi chi ha iniziato a lavorare da minorenne, sono stati tolti 335 milioni nel triennio 2023-2025. Opzione donna è stata depotenziata e di fatto cancellata. Parliamo di pensioni sotto i mille euro lordi nel 52% dei casi. Sotto i 1.500 euro nell’87% dei casi.
Sanità
Solo 3 miliardi stanziati sul fondo sanitario nazionale per quest’anno, di cui però 2,5 usati per rinnovare i contratti al personale. Tutto il resto per smaltire le liste d’attesa, pagare gli straordinari ai medici, costruire una medicina del territorio. Una goccia nel mare. L’11% degli italiani ha già rinunciato a curarsi perché non ha i soldi per rivolgersi al privato.
Politiche sociali
Poi ci sono i grandi assenti nella politica meloniana: la casa, la precarietà, il disagio sociale. Sono state rifinanziate le garanzie per i mutui alle giovani coppie. Ma stanziati appena 50 milioni per il disagio abitativo, con il caro mutui e il caro affitti alle stelle. La precarietà non viene contrastata, ma avallata. Nulla per la sicurezza sul lavoro. Tagliato il fondo per i disturbi alimentari da 25 milioni. Dopo le polemiche, forse ne tornano 10.
Cancellato il bonus assunzioni giovani e donne. C’è la maxi deduzione Ires, ma non è un incentivo mirato ai segmenti più deboli del mercato del lavoro. Ed è pieno di paletti. La spending imposta agli enti locali taglia a Regioni, Comuni e Province 3 miliardi in 5 anni. Difficile non credere che non sia toccato il sociale. Forse salveranno sanità e famiglia. Ma ci sono le mense, gli scuolabus. E le tasse locali che si impenneranno. Eccola, la destra asociale.
(da la Repubblica)
Leave a Reply