DI MAIO MESSO DA PARTE. INTERVISTA-INVESTITURA DI CASALEGGIO A DI BATTISTA
SALVINI CONVOCA I SINDACATI COME SE FOSSE ANCHE MINISTRO DEL LAVORO, CASALEGGIO PENSA A DIBBA COME LEADER IN CASO DI ELEZIONI ANTICIPATE, DI MAIO CONTINUA A FARE IL SERVO DELLA LEGA
A poche ore dall’irrituale intervista-investitura di Alessandro Di Battista a Davide Casaleggio, che peraltro apre al secondo mandato dei parlamentari 5s, incalzato dal suo partner di governo che deborda nell’ambito del suo dicastero sul Lavoro, Luigi Di Maio – che non può che far trapelare la sua “incazzatura” – appare se non fuori dai giochi, quantomeno in un angolo.
Lontano dal capo politico 5s, sempre più isolato, fanno il buono e il cattivo tempo l’alleato di governo e il vecchio compagno di strada, che sembra faccia asse con Davide Casaleggio.
D’altra parte è innegabile che l’intervista di Davide Casaleggio a Di Battista sul palco del Rousseau city lab di Catania sia quanto mai inusuale.
In Sicilia la presenza Di Maio non era prevista ma considerato l’evento e il momento storico particolare può suonare strana una sua assenza, soprattutto se in una girandola di dichiarazione viene contraddetto ciò che il capo M5s si ostina a ripetere.
Una su tutte la questione del secondo mandato. Basti pensare che solo poche ore fa Di Maio ha liquidato la questione della deroga sostenendo che non fosse all’ordine del giorno perchè invece si pensa a governare per i prossimi quattro anni e non alla caduta del governo nei prossimi quindici giorni.
Era stato Di Battista ad aprire alla possibilità di una terza candidatura per gli attuali deputati e senatori in caso di caduta del governo, che l’ex deputato ha più volte auspicato.
Adesso a fare asse con lui c’è Davide Casaleggio, custode delle regole M5s che a sorpresa afferma che se ne sta parlando perchè continuamente si verifica se una regola sia attuale o no. Quando invece questa ipotesi era stata ventilata tempo fa da Di Maio, il figlio del co-fondatore aveva chiuso drasticamente ogni spiraglio.
Nè possono rasserenare le mosse del suo alleato di governo, che al limite dello strappo istituzionale, annuncia un incontro al Viminale con i sindacati “per discutere della prossima manovra economica” e ancora una volta invade il campo di Luigi Di Maio che, tra le altre cose, è anche ministro del Lavoro.
In questo limbo, tra il voto e il non voto, Di Maio venerdì ha iniziato un tour nei territori, comune per comune, per parlare con gli attivisti M5s nel tentativo di recuperare lo spirito delle origini e riorganizzare l’intera struttura.
È a Terni che si è lasciato andare non nascondendo la sua rabbia nei confronti di Di Battista che ha apostrofato i ministri come burocrati chiusi nei ministeri. Ma la rabbia del vicepremier va oltre le semplici frasi contenute nell’ultimo libro dell’ex deputato. Quello che trapela dalle parole del capo M5s è il sospetto che qualcosa si stia muovendo alle sue spalle.
Sta di fatto che ora il tempo scorre e tra una minaccia di Salvini e una di Giancarlo Giorgetti, ai piani alti del Movimento si riflette su ogni eventualità , anche alla costruzione di un dopo Di Maio che potrebbe avere come protagonista Di Battista. Intanto il vicepremier grillino continua a non voler fornire alibi all’alleato nè sulla flat tax nè sull’Autonomia. Il mood è “Salvini governi”.
Nel senso che adesso tocca al leader della Lega, forte del suo 34% ottenuto alle Europee, gestire l’esecutivo e stabilire quali sono le priorità . Cominciando dalla flat tax a cui i 5Stelle non si oppongono strategicamente. Anzi, l’invito all’alleato è di farla anche in deficit. Un invito che sa però di partita a scacchi tra Di Maio che rilancia con la sua proposta sul taglio del cuneo fiscale e vuol mandare a sbattere Salvini con una riforma fatta in deficit e il leader della Lega alla ricerca di un colpevole a cui affibbiare la colpa di un’eventuale caduta del governo.
(da “Huffingtonpost”)
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