DI MAIO NON SI FIDA PIU’ DI SALVINI: “SE VUOLE TAGLIARE I PARLAMENTARI RITIRI LA SFIDUCIA A CONTE”
PER I GRILLINI E’ UNA TRAPPOLA, PRONTI A RINUNCIARE ALLA LORO BATTAGLIA… DIALOGO IN CORSO CON IL PD, MA C’E’ DIFFIDENZA
Mossa e contromossa. Salvini propone di approvare il taglio dei parlamentari alla Camera e poi andare al voto. Ma Di Maio non si fida più, fiuta la trappola.
Pagare moneta vedere cammello: se davvero vuole farlo la Lega deve ritirare la sfiducia a Conte.
La fine dell’alleanza gialloverde va in scena al Senato “riaperto per crisi” il 13 agosto tra tatticismi e giochi acrobatici a chi riesce ad atterrare l’altro.
Una battaglia che comprende sottigliezze e pesantezze. Sgambetti evidenti come la mossa politica di Matteo Salvini sul taglio dei parlamentari e ritirate improvvise, ma contundenti come quella di Luigi Di Maio su questo tema.
Alla fine la riforma Fraccaro, che prevede 345 deputati e senatori in meno, non arriverà al voto finale. Viene impallinata e posticipata a quando il premier Conte sarà stato nei fatti sfiduciato e quindi l’intero calendario delle Camere sarà annullato.
Matteo Salvini prova a uscire dall’angolo: offre la sua disponibilità al Movimento 5 Stelle per approvare subito la legge sul taglio dei parlamentari, come chiesto nei giorni scorsi da Luigi Di Maio. Il capo leghista però mette come condizione necessaria il ritorno al voto e schernisce l’ormai ex alleato dicendogli che, se farà un Governo con Matteo Renzi, riempirà di manifesti Urano e Marte.
Il colpo è stato affondano proprio su quella che, per i grillini, è la battaglia delle battaglie. Il Movimento 5 Stelle non può concedere all’avversario la possibilità di intestarsi il taglio dei parlamentari. Argomento che i grillini intendono spendere in campagna elettorale e rivendicarlo sempre e comunque.
Ecco quindi che Di Maio studia la contromossa per non farsi fregare da Salvini, che ormai in fondo ha imparato a conoscere. E prova a stanare l’alleato.
In Aula, in un clima surreale, con il Movimento 5 Stelle e la Lega che non si parlano, e i grillini che votano con il Pd, prende la parola Stefano Patuanelli: “È possibile votare la riforma esclusivamente se non viene votata la sfiducia al Governo, mi aspetto che venga ritirata la proposta Romeo”.
La mozione di sfiducia non viene ritirata ma la calendarizzazione viene bocciata dai senatori del Movimento 5 Stelle che hanno votato insieme a quelli del Pd.
La maggioranza già non c’è più. Il 20 agosto al Senato il premier Conte interverrà per esporre le sue comunicazioni, su queste saranno presentate le risoluzioni dei gruppi. Quindi la Lega presenterà la sua risoluzione contro il presidente del Consiglio ed è qui che la maggioranza si spaccherà e quindi il premier dovrà salire al Colle per rassegnare le sue dimissioni.
In una giornata fatta di mosse politiche l’una contro l’altra tra gli ormai ex amici (“Chiamiamoci per nome e cognome”, dice Di Maio), una volta votato il calendario dell’Aula del Senato, quindi preso atto che le dimissioni di Conte dovrebbero avvenire il 20 agosto, si riunisce la capigruppo della Camera. In questa sede si deve decidere quando portare in Aula il taglio dei parlamentari.
Fino a poche ore fa, esattamente fino a prima che Salvini annunciasse il suo voto favorevole al taglio dei parlamentari, l’idea che circolava a Montecitorio era quella di portare la riforma Fraccaro in Aula il 19 agosto, il giorno prima della sfiducia: “Servono due ore”, diceva Di Maio.
Tanto che i 5Stelle hanno raccolto le firme tra i parlamentari così da consegnare al presidente della Camera un documento con un terzo delle sottoscrizioni e poter chiedere la calendarizzazione anche senza il voto della capigruppo.
Ma Salvini cambia le carte in tavola. Il suo “no” al taglio dei parlamentari è diventato “sì”. Il Movimento non può concedere terreno anche perchè — fanno notare in ambienti 5Stelle – “i leghisti hanno capito che avevano il mondo contro”.
Ecco quindi Di Maio: “Salvini è in un cul de sac. Se votano la sfiducia a Conte non possono tagliare i parlamentari. Se vogliono tagliarli non possono votare la sfiducia”. È tutto un gioco di calendario e il Movimento fa piazzare il taglio dei parlamentari dopo la sfiducia a Conte. Rilancia la palla nel campo di Salvini che dovrebbe non presentare la risoluzione contro Conte. Il capogruppo Molinari ha già detto che si andrà avanti con la sfiducia. Quindi game over.
I contatti con il Pd sono in corso. Lo si è visto dal voto di oggi e dai capannelli che si muovo tra Camera e Senato. “Qui trattiamo tutti”, dice un senatore grillino. Ma ancora non ci sono contatti ai massimi livelli, nel senso che ancora il capo politico non è sceso lui direttamente in campo.
Il timore tra i 5Stelle, che ribadiscono di non volersi sedere al tavolo con Renzi, è che il segretario dem Zingaretti possa offrire una proposta irricevibile. Ovvero l’azzeramento totale della classe dirigente M5s e Di Maio per primo dovrebbe andar via. Sono ore in cui si tratta.
Ore in cui anche il Pd al suo interno deve fare chiarezza, con i renziani che sostengono che sarà merito dell’ex premier se i conti dell’Italia saranno in salvo e le truppe di Di Maio che temono un’altra trappola in un momento in cui i sondaggi sono in forte calo in seguito all’alleanza con la Lega.
(da “Huffingtonpost”)
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