SALVINI IN DIFFICOLTA’ ANCHE PERCHE’ IN FORZA ITALIA C’E’ CHI NE HA LE SCATOLE PIENE DELL’ALLEANZA CON LUI
DIETRO IL TENTATIVO AMBIGUO DI RICUCIRE CON IL M5S C’E’ LA PAURA DI PERDERE IL VIMINALE… E NESSUN MINISTRO LEGHISTA MOLLA LA POLTRONA, CURIOSO CHIEDERE LA SFIDUCIA A UN GOVERNO CON SETTE MINISTRI LEGHISTI SEMPRE IN CARICA
È la mossa del cavallo, forse ambigua, forse solo tattica, per uscire dall’angolo e rimandare la palla dall’altra parte del campo. Almeno per un paio di ore. Proporre ai 5 stelle di approvare il taglio del numero dei parlamentari e subito dopo andare al voto. Una mano tesa, in apparenza, presto interpretata dai 5 stelle come una trappola.
Perchè Salvini non intende ritirare la mozione di sfiducia a Giuseppe Conte. Lo scopo è frenare quell’asse M5S/Pd che lo preoccupa perchè rimanderebbe alle calende greche le elezioni.
Ai suoi parlamentari, ieri, all’Hotel Palatino, li aveva preavvertiti: “Tenetevi pronti perchè potrebbe esserci una sorpresa”. Alle sei in punto di un pomeriggio ferragostano, con il termometro che nella Capitale sfiora i 40 gradi, Matteo Salvini si presenta a Palazzo Madama. La prima sorpresa è che sarà lui in quota Carroccio ad intervenire in Aula prima di quel voto che dovrà stabilire il calendario dei lavori.
Si accomoda fra Roberto Calderoli e Gianmarco Centinaio. Poco più in là c’è Lucia Borgonzoni. Poco sotto Giulia Bongiorno ed Erika Stefani. Tutta la delegazione governativa siede sugli scranni leghisti, nei banchi del Governo ci sono solo i pentastellati.
Segno della fine dell’esperienza dell’esecutivo gialloverde.
La seconda sorpresa è l’annuncio che non ritirerà i suoi ministri. “Mica siamo scemi — replica uno dei diretti interessati – Sappiamo benissimo che quello lì (Conte ndr.) non si dimetterà nemmeno con le bombe. E poi si prenderebbe tutte le nostre deleghe”.
Il Capitano della Lega ascolta gli interventi che lo precedono e non fa in tempo ad alzarsi, perchè quando tocca il suo turno, partono le proteste. I democrat di rito renziano sono i più agguerriti.
Davide Faraone, Valeria Sudano e Teresa Bellanova gli urlano: “Tornatene al Papeete, sei la vergogna dell’Italia, dove sono i rubli… ”.
Salvini gigioneggia, fa l’ironico. È un altro, qualcuno sussurra, più moderato, meno aggressivo del solito. Sotto botta, qualcuno malizia. “Non capisco visto che per bocca del senatore Renzi avete già vinto, tutta questa agitazione, tutta questa maleducazione. Ascoltatemi per due minuti. Due minuti di pazienza”. Un attimo dopo la stoccata: “A parte il fatto che invidio un po’ di abbronzature che ci sono lì”.
Lo contestano, ma non si scompone. “L’Italia vuole avere certezze, e cosa di più chiaro, lineare, dignitoso, è dare la parola al popolo”. Ed è un intervento che ruota attorno all’avversario Renzi. Salvini sceglie l’ex sindaco di Firenze come suo sfidante, come suo nemico del presente, del passato, e del futuro. Perchè l’ex segretario del Nazareno insiste nell’apertura ai 5 stelle sul Governo istituzionale
La terza sorpresa, la principale, è la mossa studiata e preparata da Roberto Calderoli e da alcuni tecnici per tenere insieme la riforma costituzionale del taglio dei parlamentari e il ritorno alle urne. : “Ho sentito più volte l’amico e collega Di Maio in questi giorni chiedere il taglio dei parlamentari. Prendo la palla al balzo: la Lega voterà per anticipare il taglio dei parlamentari, si chiude in bellezza con la promessa fatta agli italiani, e poi per dignità e onestà si va subito al voto. Se voi siete pronti, noi siamo pronti.
In questo modo, la legge non entrerebbe in vigore in questa legislatura, nè in quella futura.
La mossa di Salvini non trova terreno fertile nei 5 stelle. E nel frattempo al Senato prevale una maggioranza tecnica che ingloba M5S e Pd. Per dirla con Pierferdinando Casini, che sfoggia una giacca con le toppe rosse, “è una mossa che doveva essere fatta venti giorni fa, adesso non ha senso”.
Per Salvini c’è anche il problema della trattativa con Silvio Berlusconi. I due non si sono incontrati, ma, raccontano, che a palazzo Grazioli qualcosa sarebbe successo. Gianni Letta, il più acceso: “Basta fidarsi Salvini”, avrebbe insistito.
Fatto sta che “Silvio” e “Matteo” si rivedranno molto presto, quando il quadro politico si definirà . Dalla Lega dissimulano: “L’incontro non è mai stato in agenda, sono gli azzurri che stanno spingendo così tanto e creano notizie che non esistono”. Certamente il vecchio Cavaliere chiarisce di non essere disposto “a rinunciare alla propria storia, al proprio simbolo e alle proprie liste in vista delle elezioni politiche”.
E raccontano di un attivissimo Denis Verdini, questa volta nei panni del frenatore: ovvero, l’ex regista del patto del Nazareno, nonchè “suocero” di Salvini, starebbe cercando di convincere chi vorrebbe lasciare gli azzurri.
(da “Huffingtonpost”)
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