DI MAIO, ULTIMI CINQUE GIORNI IN TV: E SCOPRE CHE IL NEMICO E’ IL CENTRODESTRA
DAL MAI IN TV A SEMPRE IN ONDA… DOPO AVER ROTTO PER MESI SUL PD E RENZI, ORA AL SUD RICORDA QUANDO SALVINI INSULTAVA I TERRONI
Il leader del Movimento 5 stelle si chiuderà letteralmente in studio, evitando il gelo che sta flagellando l’Italia. Da martedì a venerdì sono ben sedici gli appuntamenti previsti. Quattordici in televisione più due in radio. Ma non è escluso che ne spuntino altri last minute.
Si parte con Di Martedì, su La7. Un crocevia che sarà importante, a quanto si apprende da ambienti vicini al candidato premier. Si prosegue mercoledì: Matrix, Tagadà , tre interviste ai telegiornali più due appuntamenti radiofonici. E così via: cinque volte sul piccolo schermo giovedì, tre venerdì, prima del gran finale previsto per il tardo pomeriggio a piazza del Popolo a Roma.
Una vera full immersion, pianificata con largo anticipo. Da tempo l’agenda pubblica di Di Maio segnava tre caselle vuote per il 27 e 28 febbraio e per il primo marzo. Fatto salvo per l’evento di presentazione della squadra dei ministri, fissato in agenda per giovedì alle 15 nel quartiere Eur di Roma, tale è rimasta.
Gli spazi sono stati riempiti interamente da una massiccia presenza sul piccolo schermo. Una strategia mirata. Dopo un mese in giro per l’Italia, l’obiettivo è quello di affidarsi — ironia della sorte per un Movimento che ha fatto del web il proprio totem — al più tradizionale dei mezzi di comunicazione di massa per cercare di sfondare tra gli indecisi.
Negli ultimi dieci giorni d’altronde, il mood è completamente girato.
Il Partito Democratico è completamente sparito dai radar. “Matteo Renzi è fuorigioco”, è la convinzione del leader. Un’affermazione che contiene un po’ di convinzione e un po’ di opportunità . Perchè un Pd uscito con le ossa rotte dalle urne, e con un segretario fortemente indebolito, al momento è il partner più potabile per un “governo di convergenza” — come lo ha definito Di Maio — con i 5 stelle.
Molto più del centrodestra. Il candidato premier ha ribadito più volte di non fidarsi dei vari Berlusconi, Meloni e Salvini. E a quest’ultimo ha riservato gli attacchi più duri. L’ultimo ieri: “Io sono di Napoli, non mi scordo i cori ‘Vesuvio lavali con il fuoco’”.
C’è una questione di opportunità politica.
A meno di clamorosi stravolgimenti, un asse populista M5s-Lega sarebbe lontanissimo dai numeri necessari per governare.
E l’attenzione dimostrata in questi giorni nei confronti del Quirinale (che non sembra lanciare segnali di apprezzamento nei confronti di quella soluzione) testimonia che, se pur c’è stata, la tentazione di provare a mettere quel tipo di governo al momento è stata scartata.
E poi c’è una questione di tenuta interna. Perchè con Forza Italia probabilmente i seggi per formare una maggioranza basterebbero. Ma un’intesa con il tanto vituperato ex Cavaliere non sarebbe retta dalla base e dal gruppo parlamentare.
Così Di Maio ha eletto il centrodestra a principale avversario: “È un ballottaggio fra noi e loro”. E contemporaneamente la “strategia della disattenzione” è ritenuta il miglior modo per impedire al Pd di dettare l’agenda politica e farlo scivolare il più indietro possibile nella foliazione dei giornali.
La narrazione su cui punta il Movimento 5 stelle per mobilitare gli indecisi degli ultimi giorni è, se vogliamo, quello che è stato appannaggio della sinistra per due decadi: siamo noi l’unico argine al ritorno del Caimano.
Una vera e propria mobilitazione sulle parole d’ordine del “voto utile”, per radicalizzare lo scontro e fare appello a pance e teste di chi ancora non ha scelto per chi votare.
E il terreno di battaglia è quello su cui si sta cimentando anche Berlusconi. Una battaglia campale senza esclusione di colpi, nella quale, per tre giorni, i leader si rincorreranno senza soluzione di continuità di canale in canale.
Fino al 2 pomeriggio. Quando Di Maio si riunirà a Beppe Grillo e Alessandro Di Battista per il gran finale. Da tenere d’occhio il palco, perchè al momento non è esclusa qualche sorpresa. E il candidato premier potrebbe riservarsi per quel giorno un’ultima carta, fino a quel momento tenuta coperta, per un ultimo colpo di reni.
Ma a quel momento il più sarà fatto. E le ultime, forse decisive, oscillazioni, passeranno per l’all-in finale degli ultimi giorni sul tubo catodico. Per dimostrare che sono cambiati i tempi. Quelli del divieto di andare in tv.
Quelli nei quali, parafrasando una vecchia canzone, “il video uccideva le star del web”
.
(da “Huffingtonpost”)
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