DOPO CHE SI E’ SCOPERTO CHE NON AVEVA RINUNCIATO AL CONCORSO, CONTE E’ COSTRETTO A FARE RETROMARCIA
L’IRONIA DEL NEW YORK TIMES: “STA CERCANDO UN LAVORO DI RISERVA?”
Giuseppe Conte non aveva rinunciato al concorso per diventare professore di diritto privato all’Università La Sapienza di Roma per motivi di opportunità , come sembrava aver annunciato nei giorni scorsi.
Il premier aveva semplicemente chiesto lo spostamento dell’esame di inglese, che avrebbe dovuto sostenere oggi per impegni istituzionali. Ma nella serata di oggi il nuovo annuncio su Facebook: “Rinuncio”.
Per sensibilità personale, precisa. E spiega che avrebbe voluto fare questo concorso per dimostrare di non volere ricavare un vantaggio a vita da questo incarico che porterà avanti – assicura – per 5 anni.
La decisione, come trapela da Palazzo Chigi, non sarebbe stata presa in seguito a pressioni dai due vicepremier.
La nuova puntata della vicenda universitaria è arrivata questa mattina. All’esame di inglese si sono presentati due candidati: Giovanni Perlingeri, figlio del giurista Pietro, e Mauro Orlandi, allievo del professor Natalino Irti. A loro la commissione esaminatrice ha chiesto se volevano sostenere l’esame subito o in futuro con l’altro candidato che aveva chiesto lo spostamento dell’esame per motivi istituzionali.
Uno sviluppo che confligge con quanto dichiarato dallo stesso Conte ai nostri microfoni: “Il mio nuovo ruolo mi impone di riconsiderare la domanda”.
Gli altri due candidati hanno deciso di rinnviare aspettando il premier, ma hanno richiesto fosse messa a verbale la possibilità di una valutazione di legittimità circa il rinvio della prova.
Nei giorni scorsi tutto era stato preparato nella cittadella universitaria, a partire dal servizio di ordine pubblico allestito dal commissariato La Sapienza. Ma dopo polemiche varie, a Palazzo Chigi ha prevalso la riflessione sulla scarsa opportunità di farsi giudicare da tre docenti conosciuti (professori di Diritto privato, a loro volta, alla Sapienza e alle Università di Padova e Bologna) e imbarazzati dal dover valutare un presidente del Consiglio. Per la decisione finale – “non farò il concorso” – è stato decisivo ricordare il passaggio presente nel Decreto del presidente della Repubblica (numero 382, 11 luglio 1980) che obbliga un professore all’aspettativa, niente lavoro nè retribuzione, se nominato “alla carica di presidente del Consiglio”. Vincere un bando universitario e mettersi in aspettativa avrebbe offerto una cattiva immagine e regalato pallottole a un ricorso degli sconfitti.
La cattedra della Sapienza si libererà il prossimo 31 ottobre con il pensionamento del professor Guido Alpa, di cui il premier è stato allievo prediletto. Nelle sue rare espressioni pubbliche il professor Alpa ha definito Conte “uno studente eccezionale” e “una persona molto per bene”.
Il concorso era stato indetto il 14 dicembre 2017. La commissione, presieduta da un altro docente della Sapienza, Enrico Elio Del Prato, scelto in quel ruolo proprio dalla facoltà , oggi avrebbe ascoltato la relazione orale dei candidati in lingua inglese su uno dei quindici lavori realizzati dagli stessi aspiranti docenti. Alla conversazione sarebbe seguita la valutazione. Ma i due candidati presenti hanno preferito rinviare e aspettare Conte.
La scelta del vincitore, al di là della prova orale, sarà affidata all’esame dei titoli presentati. Giuseppe Conte, oggi ordinario di Diritto privato all’Università di Firenze, ha un curriculum lungo. P
er la candidatura alla presidenza del Consiglio della Giustizia amministrativa presentò un documento di 28 pagine, all’interno del quale erano inserite esperienze alla New York University e in altri quattro atenei internazionali gonfiate. Non si sa, per ora, quale curriculum il premier abbia consegnato per ottenere la cattedra alla Sapienza.
“Il primo ministro italiano sta cercando un lavoro di riserva?”.
E’ il titolo del New York Times, in riferimento alla partecipazione di Giuseppe Conte al concorso per diventare professore di diritto privato all’Università La Sapienza di Roma.
“Giuseppe Conte – scrive il Nyt – trovandosi a ricoprire un incarico tradizionalmente precario, ha cercato di evitare di mettere tutte le sue uova in un paniere professionale perseguendo una posizione di riserva come insegnante in un’università di Roma. La svolta: il paniere in questione è il governo italiano. E Conte è il premier”.
(da agenzie)
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