DOVE C’E’ UNA POLTRONA LIBERA, ARRIVA STEFANO ZECCHI: LA RESISTIBILE ASCESA DEL NUOVO SGARBI DEI MAL-DESTRI
DAL CDA DELLA TRIENNALE DI MILANO ALL’ULTIMA NOMINA DI GIULI ALLA COMMISSIONE CINEMA, GLI INCARICHI DEL PROFESSORE
LE PAROLE A FAVORE DI SANGIULIANO NEI GIORNI CALDI DELL’AFFAIRE BOCCIA: “HA TENTATO DI ROMPERE I SANTUARI DELLA SINISTRA”
È diventato il nuovo Vittorio Sgarbi della destra professorale. Recordman di incarichi e poltrone nell’intellighenzia sparuta di quell’area culturale. Sta di fatto che nel silenzio generale il professore Stefano Zecchi – sulla cresta dell’onda mediatica già dall’era del Maurizio Costanzo Show, ovvero dagli anni Novanta – ha inanellato una tale quantità di nomine da fare invidia a quasi tutti i suoi colleghi accademici.
L’elenco è maestoso quanto una bibliografia sulla sua amata Estetica, di cui è stato per anni ordinario a Milano.Il presidente uscente del Muse di Trento, infatti, è attualmente nel cda della Triennale di Milano (indicato nell’ottobre 2023 da Mauro Mazza e dall’ex ministro Sangiuliano), consigliere comunale di Venezia con delega alla Cultura (nomina del sindaco leghista Brugnaro nel giugno 2023), nel comitato di coordinamento (per il Miur) della Società Dante Alighieri, nel comitato scientifico della Fondazione Italia-Usa, e presidente – ma in questo caso almeno la Fondazione è proprio sua – dell’Accademia Internazionale di Scienza della Bellezza.
Il professor Zecchi ha una dialettica decisamente positiva, tanto da candidarsi con Fratelli d’Italia alle ultime Regionali in Lombardia, presenziare ai 50 anni del Giornale (di cui è editorialista) con Meloni e La Russa, e partecipare a convegni sul merito nella scuola di Valditara. A novembre 2023, ad aprire i lavori non mancarono i saluti del capogruppo FdI alla Camera Tommaso Foti e di Fabio Roscani, il presidente di Gioventù nazionale, la cantera del partito di maggioranza accusata di neonazismo dopo l’inchiesta di Fanpage.
Nato politicamente con il liberalsocialista Brunetta con cui si candidò a Venezia nel 2000, l’espressione eternamente imbronciata, come a voler dire ‘che ci faccio qui con voi che non avete idea dell’ermeneutica’, il professor Zecchi nella destra post fascista ha un posticino tra Evola e Tolkien. Pare che nella sezione di Colle Oppio, dove la premier si è formata, circolasse un suo saggio del 1993, “Sillabario del nuovo millennio”. A Giorgia Meloni, premier, ha consigliato “Ippia maggiore” di Platone e “Cuore” di De Amicis. Sicuramente le invierà con dedica il suo romanzo storico religioso “Resurrezione”, appena uscito per Mondadori.
“Ho sempre guardato con un certo fastidio gli intellettuali che predicano bene e non si mettono mai alla prova”, rivelò quando corse per un seggio al Pirellone. Nei giorni caldi dell’affaire Sangiuliano-Boccia, non abbandona il ministro in difficoltà: “Ha tentato di rompere i santuari della sinistra”. Ma per una nuova egemonia culturale è ancora presto: “La destra deve ancora dimostrare di avere una classe dirigente”, il j’accuse. Sarà per questo che se c’è un incarico da affidare, chiamano sempre lui
(da agenzie)
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