MASSIMO GILETTI SBARCA SU RAI 3, PROMETTE DI FARE SERVIZIO PUBBLICO E CULTURA, MA IL PUBBLICO LO GUADAGNA LA7, LA RETE CHE LO HA CACCIATO
IL NUOVO AD RAI, GIAMPAOLO ROSSI, SI PRESENTA CON UN TALK SPAVENTOSO, CON GILETTI, IL CERVELLO DI RITORNO, STRAFINANZIATO, BATTUTO DA CORRADO AUGIAS SU LA7… ROSSI DOVREBBE ADESSO SPIEGARE PER QUALE RAGIONE UNA TRASMISSIONE, CHE NON HA NULLA DI NUOVO, VIENE PRODOTTA DALLA SOCIETÀ ESTERNA OUR FILMS. GILETTI HA PERFINO STABILITO DA QUALI VERTICI RAI FARSI DIRIGERE
E’ Lo stato delle cose, della Rai, e di Massimo Giletti: sbarca su Rai 3 come San Gerolamo nello studio, promette di fare servizio pubblico e cultura, ma il pubblico lo guadagna La7, la rete che lo avrebbe cacciato perché, dice Giletti, “stavo toccando cose che non si devono toccare”.
Si è convinto di essere Mauro De Mauro dell’ Ora e nessuno gli getta il secchio d’acqua salutare.
Al posto di una limonata, la Rai gli offre la prima serata, anziché lasciargli digerire la sua peperonata mafia-caso Baiardo, la Rai gli consegna le chiavi del ristorante per impiattare tv da incubo. Il nuovo ad Rai, Giampaolo Rossi, al suo primo giorno da ad, si presenta con un talk spaventoso, con Giletti, il cervello di ritorno, strafinanziato (si parla di oltre 350 mila euro a puntata, cifra mai smentita) battuto da La7, da Corrado Augias, in una serata capolavoro, con ospite Giordano Bruno Guerri, inarrivabile. Chi è l’ultimo Giletti?
Uno che confonde i fili della luce, i costi delle sue trasmissioni, da Superbonus 110, con la verità che gli vogliono impedire di raccontare, le sue puntate per i capitoli mancanti di Petrolio, il romanzo di Pasolini, mentre Dell’Utri, Urbano Cairo, e Pier Silvio Berlusconi, sarebbero le sue sette sorelle petrolifere. Tutto questo per sbalordire e invitare, alla fine, su Rai 3, per la sua nuova trasmissione Lo Stato delle Cose, il generale Vannacci e Francesca Pascale, Heidegger e Arendt, gli Essere e Tempo, la Rai di Friburgo. E’ la foresta nera dello spettatore.
Serviva Giletti? Il nuovo ad Rai, Giampaolo Rossi dovrebbe adesso spiegare per quale ragione una trasmissione, che non ha nulla di nuovo, viene prodotta fuori dalla Rai. Il garibaldino Rossi, che ha scelto come dg Rai, Roberto Sergio (Simona Agnes viene indicata presidente Rai) dovrebbe spiegare come si possa definire cultura la trasmissione di Giletti, prodotta dalla società esterna Our Films. Per quale ragione viene permesso a Giletti di decidere quale serata è per lui la più gradita? Per farlo felice si è dilapidato quel piccolo patrimonio di spettatori di Salvo Sottile, di “Far West”, spostato al venerdì.
Giletti ha perfino stabilito da quali vertici Rai farsi dirigere. Il Pasolini con la coppola si è scelto il controllore, la vicedirettrice Pastore, responsabile dell’Unità organizzativa, “Divulgazione e Attualità Culturale”, la stessa che ha seguito per anni Fabio Fazio. E’ una scorciatoia per aggirare il controllo del direttore dell’Approfondimento, Paolo Corsini, il direttore A noi!, di destra, che oggi si staglia come genio Rai.
La trasmissione di Giletti è tutto eccetto che Rai Cultura. E’ un talk da giletti gialli, con la presenza di Peter Gomez, spalla giornalistica, più lampadato di Carlo Conti.
E’ la solita Arena di Giletti, un pub con gli svippati della settimana. La trasmissione, al suo esordio, ha raccolto il 5,02 per cento di share contro il 5,13 di Augias, la sua La Torre di Babele, un programma assemblato con due sedie, materiale delle teche e che ha un costo di produzione imparagonabile al costo di Giletti.
E’ una tv sapiente, con ospiti intelligenti, temi indovinati malgrado Augias che si gonfia, white trombone, a ogni parola.
Quella di Augias è la seconda trasmissione che si inventa in casa La7. Un’altra è quella di Aldo Cazzullo, “Una giornata particolare” che riparte il 9 ottobre.
Per compiacere il Pasolini con la coppola, che cerca l’altra verità, la Rai gli ha ceduto il libretto degli assegni. Giletti ha strappato inviati alle altre trasmissioni con rilanci che Mediaset e La7 definiscono fuori mercato, da fuori canone. Sono passati con Giletti, con la promessa di un futuro da servizio pubblico, redattori, operatori, inviati.[…] L’unico servizio, pubblico, lo hanno fatto a Cairo. La7 si libera, una volta per tutte, del Pasolini con la coppola, la Rai paga ore di televisione spaventosa per far venire voglia di guardare La7.
(da Il Foglio)
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