DRAGHI SI È ROTTO, RESTA IN MODALITÀ “ME NE VADO”
LA PAZIENZA STA FINENDO. AVVISO AI LEADER IN VISTA DEI VOTI SU MES E TAV: AL PROSSIMO INCIDENTE PARLAMENTARE, CHI CONOSCE IL PREMIER NON ESCLUDE PIÙ NULLA
La pazienza sta per finire, anzi è finita da un pezzo. Per Mario Draghi l’ennesima giornata parlamentare vissuta con un pezzo della sua maggioranza che vota insieme all’opposizione è la conferma di un timore che aveva espresso giovedì scorso al Capo dello Stato: i partiti sono entrati in campagna elettorale e governare, in queste condizioni, sta diventando impossibile.
Il principale indiziato naturalmente è Matteo Salvini, ma le stesse considerazioni si allargano agli altri componenti della maggioranza.
Il fatto nuovo è questo: Draghi pensava davvero che il chiarimento politico della scorsa settimana fosse stato sufficiente a far comprendere a tutti le sue intenzioni. Ma questo non è avvenuto. «Il governo è qui per fare le cose e la maggioranza deve garantirgli i voti in Parlamento. Altrimenti non si va avanti». Ecco, quel «non si va avanti» sembra che non sia stato sentito bene da parte di chi doveva sentirlo.
Dunque siamo arrivati alle battute finali del governo? È ancora prematuro tirare una riga, tuttavia il clima è tale che, al prossimo incidente parlamentare, chi conosce bene il premier non esclude più nulla.
Nemmeno che l’interessato, senza più consultarsi con qualcuno, salga al Quirinale e riconsegni a Mattarella, il primo motore immobile del governo, il mandato ricevuto un anno fa.
I terreni di un possibile strappo del resto si stanno moltiplicando. Draghi considera essenziali gli impegni su concorrenza, appalti e riforma fiscale
E già su questi tre dossier la maggioranza si mostra divisa, con la riforma del catasto bloccata dal veto della Lega e da Forza Italia. Ma in arrivo ci sono due vecchie conoscenze che già accelerarono la crisi del primo governo Conte: il Mes e la Tav.
Gli uomini del premier hanno già studiato il caso da manuale del Portogallo di Antònio Costa: crisi, elezioni lampo e nuovo governo. La Commissione ha riconosciuto al piccolo paese iberico una pausa di sospensione elettorale per il Pnrr. E non è successo nulla.
(da La Repubblica)
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