E POI CI SI CHIEDE PERCHÉ IN ITALIA CALANO LE NASCITE: CHI HA FIGLI NON RIESCE A LAVORARE
SOLO IL 55% DELLE MAMME TRA I 20 E I 49 ANNI SVOLGE LA PROPRIA PROFESSIONE DOPO IL PARTO… IN 22 PAESI UE SU 27, IL TASSO DI OCCUPAZIONE DELLE DONNE CON TRE FIGLI È PIÙ ALTO RISPETTO ALL’ITALIA – SENZA I SERVIZI DI SOSTEGNO AI GENITORI È QUASI IMPOSSIBILE FAR CRESCERE UN RAGAZZINO SENZA SACRIFICARE LA CARRIERA
«Quando sei diventata mamma avresti voluto continuare a lavorare? La maggioranza delle donne alle quali lo chiediamo dice sì. Questo spiega perché la maggior parte dei part time sono femminili e soprattutto sono involontari».
L’economista femminista Azzurra Rinaldi, docente universitaria e direttrice della School of Gender Economics all’Università di Roma Unitelma Sapienza, scrittrice e cofounder di Equonomics, è convinta che il tema dei servizi per l’infanzia e l’occupazione femminile riguardi l’economia nazionale, il Pil e le pensioni future.
«L’Italia è uno dei Paesi dove lavorano meno donne con figli. Manca la consapevolezza del riflesso macroeconomico ma – dice Rinaldi – sappiamo che ogni euro investito in servizi per l’infanzia torna indietro 13 volte. Se servizi per l’infanzia e lavoro femminile fossero considerati in un’equazione economica non avremmo perso per strada un sacco di soldi e di Pil».
Ma i dati più recenti, come quelli di Openpolis 2022, ci raccontano che «l’Italia è uno dei Paesi dove lavorano meno donne con figli». Le donne italiane tra 20 e 49 anni con un figlio occupate nel 2021 sono il 55,5%. In 22 Paesi Ue su 27 il tasso di occupazione di quelle con 3 figli è più alto. In Slovenia, Portogallo, Danimarca e Svezia la quota con 3 figli è attorno all’80%. Così nella maggior parte dei Paesi dell’Unione le donne con tre figli lavorano più di quelle italiane con un unico figlio.
E fa niente se sei una madre che avrebbe voluto continuare a lavorare. «In Italia – spiega Rinaldi – quando una donna diventa mamma crolla il patto economico. Non sono opinioni, ma dati. Almalaurea anche quest’anno certifica che le donne si laureano prima, con i voti più alti. Difficilmente vanno fuori corso negli studi universitari. Questo significa che a livello di investimento collettivo il Paese punta sulla nostra formazione».
«Serve una radicale inversione di tendenza. Servono buone politiche e prassi ma soprattutto dobbiamo avere il coraggio di dire no all’estrema parcellizzazione degli interventi», sottolinea Antonella Parigi, presidente dell’associazione Torino Città per le donne che organizza il festival Women & the City, al via oggi a Torino per 4 giorni con 150 ospiti e 50 eventi.
In Italia il congedo non viene preso dal 57% degli uomini. Il modello spagnolo nel nostro sistema patriarcale modificherebbe lo stereotipo culturale e avrebbe un impatto immediato sull’equità e l’efficienza del mercato del lavoro». «Il vero lavoro da fare è sugli uomini – conclude l’economista -. I padri dove stanno? Io vorrei poter sentire le loro voci: vorrei vedere una piazza piena di uomini che chiedono il congedo di paternità di 5 mesi. Vorrei sentirli gridare che vogliono stare con i loro figli, prendersene cura al pari di mamme e compagne».
(da La Stampa)
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