E SE DALL’ELICOTTERO PER I CASAMONICA FOSSERO PIOVUTI NON PETALI MA ARMI CHIMICHE?
STANNO A IPOTIZZARE RIDICOLE INFILTRAZIONI DELL’ISIS SUI BARCONI, POI UN QUALSIASI ELICOTTERO PUO’ SORVOLARE LA CAPITALE SENZA AUTORIZZAZIONE E NESSUNO INTERVIENE E NESSUNO SI DIMETTE PER LA VERGOGNA
Giusto per la cronaca: ieri durante i discussi funerali di Vittorio Casamonica, il set cinematografico “indegno” per utilizzare un termine del “Guardian”, un elicottero ha sorvolato la piazza per gettare petali da 300 metri di altezza.
Lo guidava un ex pilota Alitalia (oggi la sua licenza è stata sospesa e lui denunciato) che era decollato dall’elisuperficie di Terzigno, in provincia di Napoli, con destinazione l’elisuperficie Romanina, utilizzando un elicottero monomotore R22.
In arrivo su Roma ha chiesto alla torre controllo l’autorizzazione all’attraversamento dello spazio aereo controllato, effettuando successivamente una deviazione su Roma a quota inferiore alla minima che, sulla città , non può essere meno di 1.000 piedi, ovvero circa 330 metri.
Il sorvolo della città di Roma è comunque vietato agli elicotteri monomotore.
Il lancio di materiale da bordo, peraltro, è proibito a meno di specifica autorizzazione che l’esercente non aveva.
L’Enac ha oggi evidenziato “che non era stata data alcuna autorizzazione al volo o al sorvolo della città di Roma”.
Una domanda sorge spontanea: se a bordo, invece del seguace di Casamonica ci fosse stato un terrorista di qualsiasi colore, magari provvisto di quelle armi chimiche oggi tanto di moda o altro materiale esplosivo, che sarebbe accaduto?
Sarebbero queste le misure di sicurezza per difendere gli spazi aerei della capitale d’Italia e sede della Cristianità ?
Dove erano i mezzi di intercettazione per la difesa del nostro spazio aereo?
Nessuno ha chiesto alla Pinotti di riferire immediatamente alle Camere su questo pauroso buco nella nostra sicurezza.
Troppo presi a ipotizzare ridicole e strumentali infiltrazioni di terroristi sui barconi dei profughi per alzare il naso verso il cielo e comprendere che siamo un colabrodo.
Altro che musica del Padrino, qua siamo a Disneyland.
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