È STALLO A BRUXELLES: VON DER LEYEN, SOTTO ACCUSA PER L’APERTURA A ECR, HA POCHI GIORNI PER RICUCIRE LO STRAPPO. L’IPOTESI ESTREMA: ELIMINARE LE CARICHE DEI VICEPRESIDENTI PER FAR SPARIRE I VETI INCROCIATI
FITTO METTE NEI GUAI URSULA: I SOCIALISTI METTONO IL VETO SULLA VICEPRESIDENZA AL MELONIANO E, PER RITORSIONE, I POPOLARI FANNO TRABALLARE LA POLTRONA DI TERESA RIBEIRA
L’Europa è paralizzata. Salta l’accordo nella ex maggioranza Ursula e il bis di von der Leyen barcolla. Tutto è rinviato alla prossima settimana. Giorni utili per tentare di ricucire uno strappo piuttosto ampio. Nel frattempo il via libera da parte del Parlamento ai sei vicepresidenti designati e al Commissario ungherese Várhelyi è stato bloccato.
I nodi sono essenzialmente due: Raffaelle Fitto e la spagnola Teresa Ribera. Il Ppe, infatti, martedì sera ha esposto la candidata socialista di Madrid ad un vero e proprio fuoco di fila nell’audizione e ha poi chiesto di votare su di lei solo dopo che avrà risposto, in qualità di ministro di Spagna, al dibattito nell’Assemblea iberica sull’alluvione di Valencia.
Secondo i socialisti, si tratta di uno stratagemma per indebolire lei e provocare la crisi del governo Sanchez. A quel punto, tutto si è inceppato. E il gruppo S&D ha deciso di rispondere con la stessa moneta su Fitto: si esprimerà contro il candidato italiano e anche contro quello ungherese. Uno stallo messicano. Ursula von der Leyen ha provato a correre ai ripari convocando a Palazzo Berlaymont i capigruppo di Ppe, S&D e Renew.
Ma non c’è stato niente da fare. Il Pse si sente ricattato dal Ppe sulla possibilità di una nuova maggioranza con i conservatori dell’Ecr in grado di renderli irrilevanti.
Weber insiste ricordando che nella commissione Regi, quella che valuta Fitto, l’esponente meloniano può contare su una maggioranza insieme alle destre. Condizione che invece non accompagna la socialista Ribera. Si tratta di un braccio di ferro che mette a repentaglio l’esistenza stessa del nuovo esecutivo Ue. Per due motivi.
Il primo è che se Ribera e Várhelyi venissero davvero bocciati, il varo della squadra di von der Leyen verrebbe rimandato sine die. I due premier, Orbán e Sanchez, per opposti motivi, prenderebbero tempo per farla pagare alla leader della Commissione.
In secondo luogo, quando l’intero collegio si presenterà in aula per la fiducia definitiva, senza S&D e Verdi mancherebbero quasi duecento voti. Se si considera che a luglio von der Leyen è passata con 401 sì e che la maggioranza è di 361 (anche se basterà la maggioranza semplice) è difficile trovare una compensazione con Ecr, Patrioti e i neonazisti dell’Afd.
Secondo l’eurodeputato dem Nicola Zingaretti, allora, «spetta alla presidente della Commissione chiarire se l’asse della maggioranza è cambiato». Una linea che ha irritato Giorgia Meloni. «Signore e signori — ha attaccato — ecco a voi la posizione del gruppo dei socialisti europei, nel quale la delegazione più numerosa è quella del Pd di Elly Schlein: a Raffaele Fitto, commissario italiano, va tolta la vicepresidenza della Commissione che la presidente von der Leyen ha deciso di affidare. L’Italia, secondo loro, non merita di avere una vicepresidenza della Commissione. Questi sono i vostri rappresentanti di sinistra».
Parole, in realtà, che hanno irrigidito le posizioni. Anche i Verdi sono ormai passati dal favore di luglio all’opposizione. «I giochi politici irresponsabili e miopi del Ppe — dice la capogruppo Terry Reintke — stanno mettendo a repentaglio l’alleanza democratica di questa assemblea». Più morbidi i liberali di Renew. Il loro obiettivo è in primo luogo quello di far promuovere il commissario francese Séjourné e quindi «invitano a tornare al tavolo, ad agire in modo responsabile e a evitare un collasso politico».
Adesso la palla è nelle mani della presidente della Commissione che deve trovare una mediazione entro la prossima settimana. «La signora Ribera — hanno fatto sapere da Palazzo Berlaymont — è la commissaria designata proposta dalla Spagna. Ursula von der Leyen ha riposto la sua fiducia nella signora Ribera».
Ma non basterà questo per sbloccare la situazione. Qualcosa sui confini della maggioranza politica e sulla squadra dei vicepresidenti dovrà farla (una delle ipotesi è che elimini per tutti la carica). Oppure rischierà di arrivare alla resa dei conti. E una commissione bocciata in Aula sarebbe davvero un caso senza precedenti per l’Ue.
(da la Repubblica)
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