ECCO CHI E PERCHE’ E’ ANDATO A VOTARE: “NON HANNO INCISO NE’ RENZI NE’ TEMPA ROSSA, UN PEZZO DI PAESE SI SAREBBE ASTENUTO COMUNQUE”
IL PARERE DEI SONDAGGISTI… BASILICATA, PUGLIA E ZOCCOLO DURO DI SINISTRA
Due settimane fa Antonio Noto, direttore dell’Ipr Marketing, aveva sfornato un sondaggio – pubblicato sul Carlino – in cui prevedeva una partecipazione al referendum del 30 per cento.
Oggi, ragionando sul risultato abbozza una prima analisi: “Confrontando quel sondaggio e i dati veri, si potrebbe dire in modo un po’ tranchant che la campagna elettorale non ha cambiato niente. Non ha influito nè l’inchiesta Tempa Rossa nè la campagna di Renzi a favore dell’astensione. Insomma la comunicazione è stata più mediatica che reale. Un pezzo di paese si sarebbe astenuto comunque”.
I dati spiegano bene come è stato percepito il referendum. Prendiamo come termine di paragone, il dato di partecipazione alle europee, dove l’affluenza appunto è stata del 58,7 per cento.
Comparando il dato con quello del referendum trivelle (32,2) il differenziale, su scala nazionale, è 26,5 in meno.
Usando questo come punto di riferimento, si vede che è maggiore nel nord e minore nel sud, fino al caso limite della Basilicata dove sulle trivelle votano più elettori che alle europee: il 50,2 per cento rispetto al 49,5 di due anni fa. Segue la Puglia, che sulle trivelle ha una percentuale di partecipazione del 41,7, 9 punti sopra la media nazionale ma quasi dieci punti in meno rispetto alle europee (51,5).
Si tratta di regioni di mare, direttamente toccate dal problema, dove si è svolta una mobilitazione vecchio stampo, fatta di contatti personali e di eventi pubblici, come quello organizzato dal leader della minoranza dem Roberto Speranza a Potenza, dove c’è stato il record di partecipazione col 60 per cento.
Anche i parlamentari Pugliesi raccontano che Michele Emiliano “si è mosso come una macchina da guerra” presidiando il territorio come si faceva una volta: “Ancora domenica mattina arrivavano le telefonate per verificare chi votava e chi no”.
Andando verso il Nord il differenziale rispetto alle Europee aumenta, con delle differenze, all’interno delle cosiddette zone rosse. Umbria e Toscana sono andate al mare.
In Umbria alle Europee votò il 70,5 per cento, sulle trivelle il 28,4. In Toscana alle Europee il 66,7, sulle trivelle il 30,8.
Marche ed Emilia invece hanno un differenziale negativo ma sono sopra la media nazionale, rispettivamente il 34,8 e il 34,3.
Nel Nord il Veneto ha il risultato più altro (37,9) con un differenziale in media nazionale rispetto alle europee, dove la partecipazione si attestò al 63,9. Sotto la media nazionale di partecipazione, invece, la Lombardia col 30,5, in media il Piemonte col 32,7.
Insomma, detto in modo un po’ grezzo, il Nord si è astenuto.
Roberto Weber, dell’Istituto Ixè, dice all’HuffPost: “Sì, però è una sciocchezza dire che chi si è astenuto lo ha fatto per seguire le indicazioni di chi diceva non votare. Il vero dato è un altro, che io non sottovaluterei. C’è un pezzo di elettori del Pd lì dentro, con una sensibilità ambientalista, uno, due milioni, che si sono mobilitati sul problema specifico. Non sono mica pochi”.
Elettori che si sono espressi di più in alcune regioni di mare, più Adriatico che Tirreno.
Il voto dice qualcosa anche con l’occhio rivolto alle amministrative. Lorenzo Pregliasco, di Quorum-youtrend, nel suo appuntamento fisso ad Omnibus aveva previsto la partecipazione di un elettore su tre.
Oggi dice: “Ci sono due città dove la media è stata più alta della media nazionale, Roma col 34,8 e Torino col 36,4. Sono le città dove ci si aspetta un risultato più ampio dei cinque stelle. Al netto della cautela nel traslare voto al referendum e comunali, direi che a Torino, Fassino per vincere al primo turno, considerata l’entità del fronte del sì, deve prendere un bel po’ di voti”.
Tra le altre città , la rossa Bologna, federazione bersaniana ha il dato più alto di tutti, col 36,8. Napoli il più basso, col 25,7.
Tornando al dato nazionale: 15milioni e 800mila votanti, con 13 milioni e trecentomila sì.
Il premier, sfoggiando la vittoria contro il partito della spallata, ha chiaramente fatto riferimento al referendum di ottobre.
Riferimento uguale e contrario a quello dei suoi avversari, che vedono nel dato il sedimentarsi di una massa critica contro il governo. Dice Federico Fornaro, senatore della minoranza dem e grande esperto di analisi elettorali — sta per uscire anche un suo libro sull’astensionismo — dice: “La mia impressione è che il referendum di ottobre si vinca con una percentuale di votanti medio-alta, non medio bassa e che il fronte del sì avrà bisogno di una campagna elettorale coinvolgente non sottotono come quella del 2006”.
Concorda Antonio Noto, che non considera affatto una forzatura vedere, nelle trivelle, un sondaggio in vista di ottobre: “Dai nostri dati risulta che l’elettorato che si è più mobilitato sulle trivelle è di sinistra, lo zoccolo duro della sinistra che va a votare sempre. C’è andato sulle trivelle, ci andrà a ottobre, quando non ci sarà il quorum. Per vincere il premier ha bisogno di mobilitare molto, più gente andrà a votare più vincerà Renzi. Detto questo è tutto da vedere che tipo di campagna sarà …”.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply