“ECONOMIST”: “RENZI E’ UNO SHOWMAN VACUO CHE FINGE UNA SOLUZIONE VELOCE E FACILE. E’ UN BERLUSCONI DI SINISTRA”
“PASSA TROPPO TEMPO A FARE LOBBYING IN EUROPA E POCO A RISOLVERE I PROBLEMI DEGLI ITALIANI”
“Può Matteo Renzi salvare l’Italia? O si dimostrerà inefficace come gli altri prima di lui?”. Questa la domanda che si pone l’Economist in un articolo sul primo ministro, “che per troppi italiani sembra un Berlusconi della sinistra. Sebbene non soffra di una discutibile vita amorosa, di un conflitto di interessi e di battaglie con i giudici, Renzi è uno ‘showman’ quasi come Berlusconi”, e ancora, “un outsider che ha trionfato nel collasso di un ordine politico discreditato”.
“La sua promessa di portare a termine una grande riforma ogni mese era eccessiva. Ora Renzi dice che ha bisogno di 1000 giorni per fare la differenza e non 100”. L’Economist spiega come accanto al suo essere giovane ed energico ci siano anche “inesperienza, improvvisazione, vacuità “.
“Il più chiaro risultato di Renzi è stato il contributo in busta paga di 80 euro per i lavoratori meno abbienti, servito a maggio giusto in tempo per le elezioni europee”. Secondo il settimanale, il premier italiano sta facendo errori nella sua strategia in Ue.
“Passa troppo tempo a fare lobbying in Europa per una maggiore flessibilità rispetto alle regole fiscali, e troppo poco parlando del bisogno di più flessibilità per il mercato dei lavoro e dei prodotti in Italia”.
Il rischio per Renzi, afferma l’Economist, è quello che “fingere ci sia una soluzione veloce e facile” per uscire dai problemi alla fine favorisca il paragone “poco lusinghiero” con Silvio Berlusconi.
Il magazine economico britannico ricorda il successo del Partito democratico, ora la truppa più numerosa in Europa, ricorda quell’aggettivo, “matador”, affibbiato a Renzi dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, ma porta all’attenzione del lettore anche un’economia “che affonda”, una disoccupazione “che cresce” e un debito pubblico secondo solo a quello della Grecia.
“L’Italia è troppo grande per fallire e troppo grande per essere salvata. Se va giù, così va giù anche l’euro”. Poi, da parte dell’Economist, anche una ricetta, con Renzi che deve “ravvivare l’economia”.
“C’è bisogno di molte riforme strutturali – scrive il giornale – dalla liberalizzazione alla privatizzazione di molte imprese pubbliche, di accelerare i lenti tribunali e di combattere la corruzione endemica”.
Il settimanale britannico The Economist fa anche il suo ‘endorsement’ e chiede agli scozzesi di non votare per l’indipendenza nel referendum del 18 settembre.
“Non lasciateci in questo modo”, si legge sulla copertina dell’ultimo numero, che presenta commenti e articoli a favore dell’unione.
“Una secessione non darebbe alcun beneficio a nessuno – si legge – i costi sicuri per i cittadini da entrambe le parti del confine superano i benefici incerti”.
L’Economist sottolinea come gli scozzesi rischino di ritrovarsi più poveri con la secessione, perdendo il sostegno di Londra.
“La popolazione della Scozia è più anziana e malata rispetto alla media britannica, e la produttività è l’11% più bassa rispetto al resto del Paese. Come risultato lo Stato spende circa 1200 sterline in più per uno scozzese rispetto a un britannico”.
Intanto in un sondaggio di Survation, i pro-secessione raggiungono il record di consensi conquistando il 41%, rispetto al 39% del mese scorso, mentre gli ‘unionisti’ sono al 46%, e gli indecisi al 13%.
Se questi ultimi vengono esclusi dal computo, i contrari all’indipendenza raggiungono il 53% e i favorevoli il 47%.
(da “Huffington Post“)
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