ELEZIONI A MOSCA, SONORA BATOSTA PER PUTIN
BROGLI, ARRESTI E CANCELLAZIONI DI CANDIDATI DI OPPOSIZIONE NON SONO SERVITI AD EVITARE LA DISFATTA
Le elezioni comunali di Mosca si sono rivelate una sonora batosta per il Cremlino. Probabilmente favoriti anche dai brogli, i filogovernativi hanno più o meno retto alle amministrative nel resto della Russia.
Ma non nella capitale, dove aver sbarrato la strada della candidatura a tanti oppositori non è servito a Putin ad evitare la disfatta alle urne.
Indebolito dalla stagnazione economica e probabilmente anche dalle massicce proteste degli ultimi mesi, il partito del potere, Russia Unita, ha sì conservato la maggioranza, ma ha perso addirittura un terzo dei seggi che deteneva nel Consiglio comunale moscovita, scesi da 38 a 25.
Un ruolo decisivo potrebbe averlo svolto il “voto intelligente” lanciato dal trascinatore delle proteste anti-Putin Aleksey Navalny: consiste nel votare per chi ha più chance di battere il candidato del governo e potrebbe creare non pochi grattacapi al Cremlino anche in futuro.
Ieri, 56 milioni di russi sono stati chiamati alle urne in 85 regioni per scegliere governatori, sindaci, consiglieri regionali e comunali. I filogovernativi l’hanno spuntata in buona parte delle 5.000 elezioni di vario livello, macchiate dalle denunce di diversi brogli, e considerate una sorta di prova generale in vista delle elezioni parlamentari del 2021.
Il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, ha espresso soddisfazione. “Nel complesso” – ha detto – Russia Unita “ha avuto molto, molto successo”.
Il Cremlino, come prevedibile, ha ottenuto tutte le 16 poltrone di governatore in palio, compresa quella di San Pietroburgo (città -regione), dove è stato eletto primo cittadino il sindaco ad interim Aleksandr Beglov, un fedelissimo di Putin. Beglov ha ottenuto il 56% dei voti, ma non aveva rivali.
Avrebbe potuto batterlo solo il regista Vladimir Bortko, ma all’ultimo minuto il candidato comunista si è misteriosamente ritirato dalla competizione elettorale.
Al consiglio comunale di Khabarovsk, in estremo oriente, ha invece trionfato il Partito Liberaldemocratico, in realtà su posizioni nazionaliste e parte della cosiddetta “opposizione di sistema” spesso pronta a obbedire al volere di Putin.
Tutt’altra musica a Mosca, al centro dell’attenzione dopo che in questi mesi è stata teatro delle più imponenti proteste antigovernative degli ultimi otto anni, represse dalla polizia con arresti e manganellate e provocate proprio dalla decisione delle autorità di impedire la candidatura di numerosi dissidenti alle elezioni comunali.
La capitale ospita molti esponenti dell’intellighentsia e si è sempre distinta dalla Russia profonda, anche per le scelte di voto. Ieri nella megalopoli l’affluenza alle urne è stata bassissima, appena al 21,7%, cioè la metà rispetto al resto del Paese. Importante segnale di indifferenza.
Il sospetto che a Mosca le cose non fossero andate molto bene per Putin era emerso subito dopo la chiusura dei seggi. Ieri sera i tanto attesi exit poll non sono infatti stati pubblicati. Ufficialmente perchè troppa gente si era rifutata di rivelare per chi avesse votato.
Ma presto alcune fonti citate dai media liberali hanno annunciato che i candidati del Cremlino erano stati superati in almeno dieci seggi su 45.
Alla fine per Putin la sconfitta è stata molto più pesante: i suoi sono stati battuti non in dieci ma in ben 20 collegi di Mosca.
Il numero dei deputati filogovernativi è così crollato da 38 ad appena 25. Russia Unita ha ancora la maggioranza (i consiglieri comunali a Mosca sono appunto 45), ma la Mosgorduma non è più blindata.
Siederanno in Consiglio anche 13 comunisti (erano cinque), tre esponenti di Russia Giusta e, soprattutto, quattro membri del partito liberale Yabloko, vero movimento d’opposizione.
“Abbiamo lottato insieme, grazie a tutti per il vostro contributo”, ha detto oggi Navalny, sicuro che il suo “voto intelligente” abbia fatto perdere terreno a Russia Unita. L’oppositore ha cercato di trasformare le amministrative in una sorta di referendum su Putin e, di fronte alla quasi totale mancanza di candidati dissidenti, ha invitato i suoi sostenitori a turarsi il naso e votare per il candidato con maggiori possibilità di battere quello del Cremlino.
Una scelta contestata all’interno della stessa opposizione. I candidati consigliati da Navalny erano infatti spesso esponenti del controverso partito comunista, accusato di fingersi antigovernativo per poi appoggiare regolarmente le iniziative di Putin.
Navalny in ogni caso ha dimostrato che il leader russo non è più imbattibile. Il rating di approvazione di Putin resta alto, ma nell’ultimo anno si è notevolmente ridotto a causa dell’aumento dell’età pensionabile e del continuo calo dei salari reali.
I peggiori contraccolpi li ha però subiti Russia Unita, il cui livello di popolarità a livello nazionale secondo i sondaggi è appena del 31-32%, record negativo degli ultimi 13 anni. Ma a Mosca il partito di Putin è dato persino all’11-22%.
Proprio per questa ragione, moltissimi politici legati al Cremlino hanno deciso di correre alle elezioni amministrative di ieri camuffati da “indipendenti”. A Mosca non c’era addirittura nessun candidato di Russia Unita. Ma non è bastato.
Anzi, secondo Navalny, il partito di Putin, “grazie ai brogli”, avrebbe pure “rubato” quattro seggi nel Consiglio comunale di Mosca. Non è possibile dire se sia vero. Certo, l’ong Golos ha denunciato l’uso di “strumenti illegali in stile anni ’90” alle elezioni, ovvero casi in cui le persone “sono costrette a votare, vengono pagate o vengono portate in gruppo alle urne”.
Sul web compaiono inoltre alcuni video che sembrerebbero provare casi di brogli a San Pietroburgo e in altri luoghi.
(da agenzie)
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