ENRICO ROSSI, L’EX GOVERNATORE DELLA TOSCANA: “RENZI E UN PRESUNTUOSO”
TROPPO SICURO, MA NELLA SUA CITTA’ NON VINSE NEANCHE AL PRIMO TURNO”
Dall’altro capo del telefono risuona una risata sincera e fragorosa. Enrico Rossi, governatore della Toscana, bersaniano di ferro, uno di quelli che più erano contrari a cambiare lo statuto per far correre il sindaco di Firenze alle primarie, reagisce così quando sente che Renzi dice «con me il Pd va al 40% e con voi resta al 25%».
Perchè certo «il personaggio non difetta di sicumera, ma c’è solo un dato di riferimento reale, le elezioni al sindaco di Firenze, quando non vinse al primo turno… ».
E anche se ne è passata di acqua sotto i ponti, «l’atteggiamento è lo stesso, l’attacco verso la sinistra è identico, così come il desiderio di compiacere l’elettorato di centrodestra. Un conto sono i sondaggi compiacenti, un altro i voti reali. Una battuta un po’ presuntuosa, via».
Piuttosto, Rossi si interroga sul perchè Renzi non si pronunci sulle scelte del governo: «Si potrebbe pensare ad una patrimoniale sulle grandi ricchezze, per una finanziaria più equa che rilanci gli investimenti e riduca i tagli a sanità e scuola. Che ne pensa Renzi? Non basta costruire suggestioni, bisogna entrare nel merito delle cose».
Certo il labirinto di regole per votare alle primarie può scoraggiare la partecipazione e limitare infine la capacità espansiva del Pd. O no?
«Penso che questo albo degli elettori vada fatto e costruito con serietà , anche per ricostruire un rapporto tra i partiti e gli elettori. E chi è deluso dalle politiche di Berlusconi e vuole partecipare alle scelte del centrosinistra, è giusto che ci metta la faccia».
Ma ad esempio, perchè non potersi iscrivere on line e andare a ritirare il certificato, pagare e poi votare negli stessi gazebo?
«Le regole è giusto che ci siano ed è giusto che chi decida di votare per il centrosinistra si esponga ma deve esser anche data la possibilità di cancellarsi dall’albo se si cambia opinione. Ma sarebbe singolare se qualche elettore, spinto dagli appelli venuti da Berlusconi e Santanchè, venisse a votare alle primarie e cambi opinione da qui alle elezioni. Vanno evitate furbizie e brogli, perchè i contraccolpi delle primarie di Palermo e Napoli hanno rischiato di mettere in dubbio la credibilità del partito. Detto questo, mi sembra che Renzi voglia uscire dall’angolo in cui si è messo con la rottamazione e con le frequentazioni con la finanza, ributtandola sulle regole che lo penalizzerebbero».
E secondo lei queste regole non penalizzano Renzi?
«In realtà l’assemblea nazionale del Pd si è riunita per concedere a lui questa modifica dello statuto ad personam: e uno non si aspetta di essere ringraziato per questo, anche se un po’ di educazione non guasterebbe. Doveva esser lì, chieder di parlare e ringraziare».
Ma alla luce di questi paletti così stringenti, si può dire che alla fineBersani sia stato condizionato dalla nomenklatura del Pd che vuole blindare lo status quo? In altre parole, il segretario ha voluto rassicurare al massimo tutte le correnti che lo sostengono?
«Credo siano lineari i comportamenti di Bersani e invito Renzi a non definire sleale il suo competitor che è il segretario del suo partito. Capisco il bisogno di essere al centro della scena e dello spettacolo, ma le parole si devono misurare: definire sleale Bersani che per primo si è impegnato ad avere primarie aperte, malgrado il parere di molti, non è proprio accettabile. E comunque certe letture derivano da una scarsa conoscenza del personaggio Bersani: un uomo pacato, ma così determinato che nei suoi propositi non lo smuove nessuno».
Carlo Bertini
(da “La Stampa”)
Leave a Reply