EURODEPUTATI: 12.000 EURO NETTI AL MESE DI STIPENDIO E ALTRI 17.000 EURO PER GLI ASSISTENTI…GLI ITALIANI I PIU’ ASSENTEISTI
TRA I 100 PIU’ PRESENTI SOLO 3 SONO ITALIANI, MA SUI 20 PIU’ ASSENTEISTI BEN 10 SONO ITALIANI…LAVORANO SOLO 33 GIORNI L’ANNO E HANNO 4 MESI DI FERIE…300 EURO AL GIORNO DI DIARIA
Vecchi europarlamentari, giovani leve, navigati politici, aspiranti veline. Tutti ai nastri di partenza verso l’agognata meta: il parlamento di Strasburgo.
In effetti, ne vale la pena, non tanto per le decisioni politiche comunitarie, quanto per “le regole di ingaggio”.
Ciascun parlamentare europeo (sono in tutto 785, di cui 78 italiani) è convocato a Strasburgo o a Bruxelles una sola volta al mese per una durata di tre giorni. Basta arrivare la sera del primo giorno e ripartire la mattina del terzo dopo aver firmato la presenza.
Un giorno reale di lavori e due notti di riposo e arriva lo stipendio di 12.000 euro netti al mese, Senza contare le ferie: quest’anno dall’8 maggio al 14 settembre.
Sommando le varie voci, la cifra esatta per il disturbo è di 12.135 euro, ai quali deve aggiungersi una somma mensile di 17.540 euro destinati agli assistenti che l’europarlamentare nominerà .
Può dare l’intera cifra a uno solo, magari parente o amante, o assumerne 17 a 1.000 euro a testa, può tenerli al Parlamento europeo oppure nel proprio collegio elettorale, comodamente sotto casa, così non si stancano troppo.
I radicali hanno compilato con precisione una classifica dei più assidui e dei più assenteisti, calcolando non solo le sessioni plenarie, ma anche la partecipazione a commissioni, il numero degli interventi e delle interrogazioni.
I risultati sono tragici. Tra i primi 100 più frequenti, gli italiani sono solo tre. Tra i venti più assenteisti ecco invece che i nostri connazionali sono ben dieci.
Sui 250 eurodeputati più presenti in commissione, gli italiani sono solo 6. Coi quattrini che incassano sono pure latitanti.
Ma i nostri rappresentanti si distinguono anche per altri motivi, come ha dichiarato un alto funzionario dell’Europarlamento: non conoscono le lingue.
La maggioranza non parla bene nè l’inglese, nè il francese. E questo è grave non tanto per le riunioni in aula dove è assicurata la traduzione simultanea, ma per i contatti informali con gli altri parlamentari.
Quanto serva l’Europarlamento poi è un altro penoso capitolo.
E’ intanto un organo consultivo e non decide mai nulla da solo. Non nomina governi, tutte le leggi devono essere condivise da tutti, altrimenti non passano.
Decide in parte il Consiglio, composto dai ministri dei 27 Stati membri, ma basta il veto di uno solo e siamo punto e a capo.
Nella babele di Strasburgo si parlano 22 lingue, ma non ci sono in realtà 22 traduttori di lingue particolari, si usano le lingue ponte, una sorte di accorpamento tra lingue vicine.
Esempio: parla un lituano e si traduce dal lituano all’inglese e poi dall’inglese all’italiano.
Il risultato è fantozziano: se uno fa una battuta, un terzo della sala ride subito, un altro terzo dopo 10 secondi e il rimanente terzo dopo 20 minuti.
Ammesso che capiscano qualcosa, perchè ogni traduzione perde il 30% del significato.
La divisione tra più sedi, oltre Strasburgo e Bruxelles, c’è pure il Lussemburgo, porta a una spesa supplementare che è stata calcolata tra i 120 e i 200 milioni di euro.
Tanto per dare un’idea, ora il rimborso forfettario per le spese aeree è stato sostituito dal rimborso delle spese realmente sostenute, fatture alla mano.
Fino a qualche tempo fa c’era chi viaggiava con aerei low coast e si faceva poi rimborsare il costo del biglietto intero Alitalia. Tanto per lucrare anche sui rimborsi spesa…
La corsa al Parlamento europeo cambia la vita…
Leave a Reply