EVAPORA IL PROGETTO ALBANIA
IL TRIBUNALE “LIBERA” I 12 NAUFRAGHI E COSI’ FARA’ PER I PROSSIMI: NON PUO’ DECIDERE LA MELONI SUI PAESI “NON SICURI”, LO AVREBBE CAPITO ANCHE UNI STUDENTE DEL PRIMO ANNO DI GIURISPRUDENZA
Alla fine i piani del governo si sono infranti su una sentenza europea che rende illegittimo ogni ulteriore trasferimento di migranti in Albania. Ad applicarla è stato il Tribunale di Roma (ma così sarà per ogni altro arrivo) stabilendo che i richiedenti trattenuti “hanno diritto di essere condotti in Italia”. Finisce così l’avventura albanese dei 12 egiziani e bangladesi rinchiusi a Gjader, dove sono arrivati mercoledì per essere sottoposti all’esame accelerato delle domande d’asilo in quanto provenienti da Paesi di origine che il governo considera sicuri. E così è stato, con la commissione d’asilo che, al posto del previsto video collegamento, è stata portata in Albania per procedere a spron battuto. Tanto che le richieste d’asilo sono state tutte respinte ancor prima che i giudici potessero esprimersi.
Il trattenimento dei richiedenti va convalidato entro 48 ore dal Tribunale competente. Una “garanzia costituzionale” della libertà personale, hanno poi scritto i giudici nei provvedimenti, che “deve essere riacquisita in caso di non convalida”, indipendentemente dall’esito delle procedure d’esame. In base agli accordi con Tirana, però, nessuno può essere rilasciato in territorio albanese e va quindi trasferito in Italia, cosa che per i 12 di Gjader avverrà oggi a bordo di una nave militare. Ma per quale ragione? Più che una decisione, quella dei giudici è stata una scelta obbligata. “I trattenimenti non sono stati convalidati in applicazione dei principi, vincolanti per i giudici nazionali e per la stessa Amministrazione, enunciati dalla recente pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione europea del 4 ottobre 2024”, ha chiarito il Tribunale.
La Corte Ue è chiamata a interpretare il diritto europeo e, nel caso specifico, ha chiarito i limiti da rispettare quando si dichiara sicuro un Paese d’origine ai fini delle procedure da applicare alle richieste d’asilo. Il governo Meloni ha designato 22 Paesi sicuri, ma per 15 di questi, compresi quelli da cui proviene la maggioranza dei migranti che attraversano il Mediterraneo, ha escluso alcune categorie di persone che considera a rischio nel Paese. Il 4 ottobre la Corte ha spiegato che la vigente direttiva 32/2013 non lo ammette, che un Paese è sicuro per tutti o non lo è per nessuno. La Corte ha citato espressamente il legislatore europeo, chiarendo che proprio le implicazioni sulle procedure d’asilo impongono un’interpretazione restrittiva della norma. “L’insussistenza del presupposto necessario per la procedura di frontiera e per il trattenimento – hanno scritto ieri i giudici – determina l’assenza di un titolo di permanenza del richiedente protezione nelle strutture”. Non solo. Le sentenze della Corte sono immediatamente vincolanti per ogni Stato membro in ogni sua parte, compreso il governo che avrebbe dovuto applicarla e invece l’ha ignorata portando i migranti in Albania ed esaminando le loro domande con le ridotte garanzie della procedura accelerata senza che ce ne fossero i presupposti.
Una forzatura giuridica che ha avuto costi esorbitanti, a partire dai 300 mila euro spesi per trasportare i migranti a bordo di un pattugliatore della Marina Militare, quella nave Libra che adesso non avrà più nessuno da trasferire in Albania, se non illegalmente. Il Viminale ha già annunciato ricorsi e Meloni nuove norme: “Credo che sia competenza del governo stabilire quali paesi sono sicuri e quali no”. E crede male, perché la facoltà di stabilirlo è stata introdotta in Italia attraverso l’ordinamento europeo, che ne definisce i limiti appena ribaditi dalla Corte Ue.
Quanto ai 12 migranti, i provvedimenti dei giudici non annullano la bocciatura delle domande d’asilo, come del respingimento che l’accompagna. Dovranno fare ricorso al Tribunale di Roma. Ma decaduti i presupposti per la procedura in frontiera scatterà la sospensione automatica del respingimento prevista per le procedure ordinarie. E fino a quando un altro giudice non esaminerà la loro domanda i 12 rimarranno in Italia da richiedenti asilo col diritto di accedere al sistema di accoglienza.
(da ilfattoquotidiano.it)
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