FABBRICHE IN RIVOLTA: LA MAPPA DELLA PROTESTA CONTRO LA MANCATA STRETTA DEL GOVERNO
OGGI SCIOPERO IN LEONARDO E NELL’AEROSPAZIO… MOBILITATI METALMECCANICI, CHIMICI, TESSILI E BANCARI
C’è chi ha deciso nella notte che bisognava muoversi subito, senza aspettare mercoledì, quando entrerà in vigore il decreto sulla serrata del Paese.
Perchè tergiversare avrebbe significato legittimare la linea del Governo, quella che tiene aperte qualcosa come 80 attività industriali e commerciali.
È stata la lunga notte dei lavoratori delle aziende dell’aerospazio. Si sono ritrovati anche loro nella lista. Loro, al lavoro, devono continuare ad andarci. Meglio, dovevano. È sciopero. Otto ore, oggi, negli impianti del colosso Leonardo. Parliamo di 36mila lavoratori. Ma incrociano le braccia anche quelli dei compagni di classe: Ge Avio, Mbda, Dema, Cam e Dar. È il là che dà inizio a un raffica di annunci di scioperi: metalmeccanici, chimici, tessili, bancari.
La mappa della protesta esplode sul pasticcio del Governo, su un decreto che in 24 ore ha cambiato contenuto, rompendo il confine tra servizi essenziali e non che era stato tracciato già in modo affannato.
Le braccia incrociate dei lavoratori si inseriscono in questo vulnus. “Conte ci spieghi perchè noi dell’aerospazio dovremmo continuare a lavorare, cosa c’è di così essenziale nel nostro lavoro tale da farci rischiare la nostra salute”, racconta un lavoratore del comparto a Huffpost.
E la mappa dice che nel tessuto lavorativo e sociale del Paese qualcosa si è rotto non solo nella Lombardia che conta il maggior numero di fabbriche e anche quello dei morti e dei contagiati dal virus.
Qui la pressione è evidentemente più forte perchè più forte è il rischio. E infatti mercoledì sciopereranno i metalmeccanici, ma anche le aziende del settore chimico, il tessile e chi produce gomma e plastica.
Tutte attività che i sindacati collegano ad attività che “non hanno produzioni essenziali e di pubblica utilità ”. Ma, come si diceva, la protesta è trasversale a tutto il territorio nazionale. Si muovono le organizzazioni sindacali della Toscana, in altre Regioni si pensa alla mobilitazione.
C’è chi ha già deciso di fermarsi, chi l’ha annunciato e chi sta valutando. Come chi lavora nella siderurgia. Tra le voci omnibus del decreto c’è anche il punto G, quello che dice che “sono consentite le attività degli impianti a ciclo produttivo continuo”. Stanno pensando anche loro allo sciopero. Tutto quello che sta avvenendo in queste ore dice che è esploso il bubbone della frattura sociale, preannunciato dai leader di Cgil, Cisl e Uil al presidente del Consiglio nel momento in cui stava cedendo al pressing di Confindustria.
La lista allargata, mal digerita, si è trasformata in un detonatore. La grande questione è sempre quella: tutelare la salute dei lavoratori a fronte di attività che vanno avanti, anche se non indispensabili.
“I dipendenti del settore non operano in condizioni di sicurezza”, scrivono i sindacati bancari all’Abi per annunciare la loro protesta. E così scrivono Fiom, Fim e Uilm per lanciare il blocco della Lombardia metalmeccanica: “Le scelte del Governo piegano, ancora una volta, la salute delle persone alle logiche del profitto, noi non ci stiamo!”.
Sono dichiarazioni che descrivono un confine tra salute e lavoro che è labile, confuso, frutto di un tira e molla tra gli industriali e i sindacati finito male. Malissimo.
Intanto i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, hanno scritto una lettera al ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri e al ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, per richiedere “con estrema urgenza” un incontro in relazione al Dpcm emanato il 22 marzo. I sindacati confederali vogliono che sia compiuta una revisione delle attività industriali e commerciali per le quali è previste la sospensione, ritenendo che non abbiano carattere di indispensabilitò o essenzialità .
L’allegato al decreto – spiegano nella lettera i leader sindacali – contiene una serie di attivita industriali e commerciali per le quali si dispone la sospensione fino al 3 aprile 2020: “Tale allegato prevede un elenco molto consistente di attivita industriali e commerciali aggiuntive, per gran parte delle quali riteniamo non sussistere la caratteristica di indispensabilità o essenzialità ”.
“In questa fase difficile del Paese, Cgil Cisl e Uil – prosegue la lettera – hanno sempre messo in evidenza la necessita di mettere al primo posto, rispetto a qualunque altra valutazione, la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici e si sono assunte la responsabilità di definire le regole – contenute nel protocollo del 14 marzo scorso – per garantirla. Cgil Cisl e Uil credono che siano obiettivi comuni del Governo oltre che delle parti economiche e sociali, il contenimento del virus, la garanzia delle attività essenziali alla collettività e oltre che ovviamente, in primis, la sicurezza e la salute di chi lavora”.
“Questa e la ragione – concludono – che ci fa ritenere inadeguata rispetto a questi importanti obiettivi la definizione delle attività non indispensabili e queste sono la ragioni che ci portano a chiedere con urgenza un incontro finalizzato alla revisione delle attività di tale elenco che – come previsto dall’articolo 1, comma 1, lettera a) del predetto DPCM – “puo essere modificato con decreto del Ministero dello sviluppo economico, sentito il Ministero dell’economia e delle finanze”.
(da agenzie)
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