FACEBOOK POTRA’ CANCELLARE I POST RITENUTI OFFENSIVI IN BASE A QUESTE LINEE GUIDA
COSI’ FB RICONOSCERA’ I POST CENSURABILI
A pochi passi dalla soglia dei due miliardi di utenti, Facebook sta già pensando a un modo per moderare i post che, al ritmo di mezzo miliardo ogni 24 ore, vengono continuamente pubblicati sulla piattaforma.
Repubblica riporta la notizia, trapelata dal Sà¼ddeutsche Zeitung, dei codici etici su cui gli addetti ai lavori si baseranno per un’operazione così mastodontica.
I moderatori di Facebook, a volte dipendenti di aziende appaltatrici, devono vigilare e garantire che il social network creato da Mark Zuckerberg rimanga un luogo conviviale, sereno e adatto al business.
Più le persone pubblicano notizie, foto e informazioni che suscitano dibattito e aumentano i “like”, più costa la pubblicità sul sito e maggiori sono gli introiti della piattaforma di condivisione.
Perciò è compito dei moderatori scoraggiare comportamenti che fanno scappare gli utenti.
Le linee guida erano finora rimaste segrete, ma i giornalisti Till Krause e Hannes Grassegger sono entrati in possesso dei documenti in questione, scoprendo i criteri che i moderatori dovranno far propri.
I documenti trapelati contengono criteri basati sul buon senso e su una definizione certosina delle categorie da proteggere.
Così si scopre che i moderatori sono particolarmente attenti al bullismo online e all’hate speech rivolto a categorie protette come giovanissimi e anziani, docenti, donne e disoccupati.
I post che contengono ingiurie, toni sprezzanti, violenti e minacciosi verso categorie protette in base a razza, etnia, religione, provenienza nazionale, orientamento sessuale e identità di genere devono essere cancellati.
Per le religioni (dall’Islam al cattolicesimo fino a Scientology) le regole si applicano così: sono protetti gli appartenenti ai gruppi religiosi, ma non le religioni.
E lo stesso vale per i singoli Paesi. Si può parlare male di Germania e Francia ma non di tedeschi e francesi.
Fare una graduatoria delle persone sulla base dell’aspetto fisico o dei tratti di personalità è considerato bullismo e quindi non è permesso.
Atteggiamenti “autolesionistici” come i tatuaggi e il piercing estremo possono essere pubblicati se non invitano gli altri a “farlo a casa”.
Ma le persone che postano immagini di ferite autoinflitte vanno messe in contatto con chi li può aiutare.
Quanto ai personaggi pubblici, invece, ci sono criteri precisi per distinguerli dai profili degli utenti normali.
A seconda del tipo di profilo, cambia anche il trattamento.
Come ogni servizio editoriale anche Facebook distingue le figure pubbliche dai semplici cittadini. Chi ha più di 100 mila followers, va in televisione, fa dichiarazioni pubbliche o è stato menzionato nelle cronache più di cinque volte negli ultimi due anni, è una persona famosa e come tale può essere oggetto di irrisione e critiche anche pesanti.
Persino se le celebrità vengono fotografate mentre espletano funzioni corporali il post che li riguarda va ignorato.
Eppure c’era un motivo per tanta segretezza, come spiegano gli addetti ai lavori.
I vertici del social network fanno sapere che “Facebook non è un posto per la diffusione di discorsi di odio, razzismo o appelli alla violenza. Valutiamo seriamente tutti i contenuti che ci vengono segnalati”.
Ma un manager che vuole mantenere l’anonimato spiega le ragioni della “segretezza” che finora aveva coperto le regole di cancellazione: “È per evitare che una volta apprese i soliti furbi trovino il modo di aggirarle”.
(da “Huffingtonpost”)
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