FALLISCE L’OPERAZIONE TUONO DEL GENERALE DEGRADATO PAPPALARDO PER “ARRESTARE MATTARELLA”
AL RADUNO DEI GILET ARANCIONI SI PRESENTANO QUATTRO GATTI
Arrestare il presidente della Repubblica Mattarella e fermare Mario Draghi, reo di aver imposto in Italia la ‘dittatura del Green Pass’.
Sono le parole d’ordine dell’Operazione Tuono. No, non è l’omonimo film di 007 dove nei panni di James Bond figurava un certo Sean Connery, impegnato in una battaglia senza esclusione di colpi con l’organizzazione segreta Spectre. Nell’Operazione Tuono del 2021, il ruolo del villain è interpretato dal generale dei Carabinieri in pensione, oggi degradato, Antonio Pappalardo. Il D-Day era ieri.
Il luogo convenuto dai ‘sovversivi’ era Piazza San Giovanni, Roma. Orologi sincronizzati, “ci vediamo tutti lì alle 14”. Ma c’è un problema. Alle 14, gli uomini di Pappalardo arrivati a San Giovanni sono solo un manipolo. Troppo pochi, operazione abortita.
Palermitano, 75 anni, di cui 42 nell’Arma, il generale Pappalardo è salito alla ribalta prima del Covid, quando spiccava tra i leader del Movimento dei Forconi. Un’organizzazione nata nel 2011 che aveva l’obiettivo di togliere la sovranità al Parlamento e ‘riconsegnarla al popolo italiano’. L’azione più ardita del generale Pappalardo? Il tentato arresto del deputato di Forza Italia Osvaldo Napoli, fermato da un gruppo di Forconi ‘in nome del popolo italiano’. Poi arrivò la pandemia.
E Pappalardo indossò un giubbottino arancione fosforescente e riunì migliaia di persone tra Milano, Bologna e Roma per lanciare la protesta contro il lockdown, nella primavera del 2020. È il movimento dei Gilet Arancioni. Lo strumento operativo delle operazioni del generale.
Solo che ieri, qualcosa non ha funzionato. L’Operazione Tuono doveva scattare alle ore 14. Ma già di primissima mattina il generale è un fiume in piena. Per le strade della vicina Tivoli, Pappalardo annuncia al megafono: “Oggi avrà inizio l’Operazione Tuono. Se siamo quattro gatti, non possiamo fare niente. Ma se siamo tantissimi e se polizia e carabinieri non arrestano gli abusivi, li licenziamo, perché siamo il popolo sovrano”.
Dopo pranzo, il generale ‘marcia’ su Roma. “Siamo i cittadini che stanno lottando contro la menzogna, contro l’inganno, contro le falsità di una pandemia che si sono inventati. Oggi chiudiamo i conti con questi signori”.
Ma a San Giovanni si presentano solo cinquanta fedelissimi. Un pessimo colpo d’occhio per la piazza del 1° maggio e delle grandi adunate del sindacato. “Forse i megafoni dovevamo averli sul tetto del pullman” dice sconsolato l’ex generale ai fedelissimi presenti. Servivano migliaia di persone per rovesciare questa dittatura e arrestare Mattarella. Ma alla fine sono solo quattro gatti.
(da agenzie)
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