FECE ESPLODERE UNA TETTA FINTA A MAURIZIA PARADISO: LA PERSONA GIUSTA PER FARE IL MINISTRO ALLO SVILUPPO
PAOLO ROMANI, IL SUCCESSORE DI SCAJOLA, E’ DEFINITO “L’ANTENNISTA” DI SILVIO: DAL FALLIMENTO DI LOMBARDIA 7, DOVE AVEVA LANCIATO LA TRANS E CHIUSA CON 12 MILIARDI DI DEBITI, AL LUNGO SODALIZIO CON BERLUSCONI …. LE TELECOMUNICAZIONI IN MANO A UN UOMO CRESCIUTO ALL’OMBRA DI MEDIASET
Dopo cinque lunghi mesi di interim, il ministero per lo Sviluppo economico è stato affidato, nonostante le perplessità del Quirinale, a Paolo Romani, una vita trascorsa nell’ambito delle telecomunicazioni.
Definito “l’antennista” di Silvio, proprio per la vicinanza al premier quando era ancora semplice proprietario di Telemilano.
Il capo dello Stato avrebbe voluto evitare una nomina che avrebbe facilmente dato adito a critiche feroci e a ipotesi di “conflitto di interessi”, solo parzialmente superate dal fatto che Romani editore non è più.
L’amore tra Paolo Romani e la Tv nasce 37 anni fa: nel 1976, l’attuale ministro, quasi trentenne, con un diploma di maturità in tasca, fu tra i pionieri delle Tv private: con Marco Taradash impiantò in un capannone Telelivorno. Poi i successivi passaggi a Videolina con Nichji Grauso, a Rete A con Alberto Peruzzo, a Telelombardia con Salvatore Ligresti.
Fino all’approdo a Lombardia 7 dove sfonda, lanciando sul piccolo schermo Maurizia Paradiso, cui affida la conduzione di “Vizi privati” , trasmissione notturna con i primi streaptease.
Il rapporto si interuppe a seguito di una scazzottata tra Romani e Maurizia, con relativa esplosione di una tetta finta della Paradiso.
In quegli anni Romani si imbatte in Silvio Berlusconi, allora editore di TeleMilano, la mamma di Canale 5, e da quel periodo il binomio diventa indissolubile,
Nel 1994 Romani viene eletto deputato e vende Lombardia 7 che nel 1999 però fallisce con 12 miliardi di debiti e relative indagini della magistratura. Romani dovrà pagare un ingente risarcimento al curatore fallimentare.
Nel frattempo diventa coordinatore di Forza Italia a Milano e presidente della Commissione Trasporti dela Camera: mentre è in carica, nel gennaio 2005 perde 11 punti della patente a punti che aveva contribuito a far approvare perchè passa col rosso a un incrocio.
Poi ancora sottosegretario alle Comunicazioni, voiceministro e ora ministro. Andrà a controllare il dicastero che in pratica ha in mano la partita delle telecomunicazioni: dalle frequenze del digitale terrestre alla battaglia di Sky, alla possibile alineazione della linea Telecom che fa gola alle Tv private.
L’opposizone parla di Romani come di braccio armato di Mediaset nelle istituzioni e di trionfo del conflitto di interesse.
Il suo curriculum non depone certo a favore di una scelta “terza” ed equidistante: l’ennesimo scivolone di cattivo gusto che il governo avrebbe potuto risparmiare all’elettore di centrodestra, sempre più di fronte a un governo “ad personam”.
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