FINANCIAL TIMES BOCCIA LE “SVENDITE ITALIANE” PERCHE’ LE PRIVATIZZAZIONI DEL GOVERNO RISCHIANO DI ESSERE UN PESSIMO AFFARE
“LO STATO TERRA’ LE MANI IN MOLTE TORTE”
L’idea di avviare una fase di privatizzazioni delle partecipate dello Stato, lanciata dal ministro Giancarlo Giorgetti nei giorni scorsi, rischia di essere «un granello, piuttosto che una montagna» secondo il Financial Times. È scettico il quotidiano economico britannico che le offerte che il governo Meloni si prepara a mettere sul mercato possano rivelarsi buoni affari. Scetticismo che già emerge dal titolo “Svendite italiane: lo Stato terrà le mani in molte torte”. Laddove palazzo Chigi dovesse rinunciare a pezzi di qualche «cimelio nella sua soffitta», difficilmente un esecutivo come quello guidato da Giorgia Meloni deciderà di rinunciare a tenere un piede dentro le grandi aziende di Stato, quindi a mantenerne il sostanziale controllo. Gli esempi più evidenti vengono da casi come Telecom, dove il governo è pronto a investire almeno 2 miliardi per partecipare all’acquisizione della rete da parte del fondo Kkr. Un’infrastruttura strategica che per il governo non può finire in mani straniere. E di certo il governo Meloni non ha dimostrato particolari simpatie per il libero mercato, spiega ancora il Financial Times. Almeno dopo i casi con relative polemiche sulla tassa sugli extra-profitti delle banche. Senza dimenticare il decreto voluto dal ministro Adolfo Urso che punta a imporre un tetto alle tariffe delle compagnie aeree.
Il governo non sarebbe neanche più di tanto incentivato a vendere davvero i proprio gioielli di famiglia, da Eni a Enel, passando per Poste italiane, Leonardo, per citarne alcuni, considerando le regole di bilancio. Il Financial Times ricorda che le eventuali vendite di quote delle partecipate statali aiuterebbero a ridurre il comunque enorme debito pubblico italiano, che ormai supera il 140% del Pil. I possibili incassi dalle privatizzazioni sarebbero comunque «una goccia nell’oceano», spiega il Financial Times. Per questo il governo potrebbe limitarsi a quelle vendite «necessarie o facili da realizzare». Tra queste la vendita del 41% di Ita Airways a Lufthansa, Commissione Ue permettendo. C’è poi Monte dei Paschi, capitalizzata sul mercato a 3,2 miliardi di euro, di cui lo Stato detiene oggi il 64% e dovrebbe accelerarne la vendita. Infine potrebbero essere cedute quote di Poste e di Eni, ma sempre mantenendone il controllo. Nessuna di quelle sul tavolo «sono cattive idee», conclude il Financial Times che, alludendo a Nerone, scrive: «Ci troviamo più davanti al suonare la lira, mentre Roma brucia».
(da agenzie)
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