FIORITO ACCUSA: “I LADRI SONO OTTO” E FA I NOMI
LO SCATOLONE DI ER BATMAN DAI PM: “DISTRIBUIVO, NON RUBAVO, ECCO LE CARTE”….E FA ANCHE IL NOME DI ABRUZZESE
È stato un interrogatorio fiume, finito alle 22.30 circa del 19 settembre.
Franco Fiorito ha parlato alla procura di Roma per quasi sette ore
L’ex capogruppo e tesoriere del Popolo della libertà alla Regione Lazio, indagato per peculato nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei fondi regionali assegnati al partito, ha raccontato così la sua verità .
Il procuratore aggiunto Alberto Caperna e il sostituto Alberto Pioletti hanno chiesto conto a Fiorito di tutto il suo patrimonio: case, la villa vicino al Circeo, gli appartamenti di proprietà a Roma e Anagni, i terreni in Ciociaria, l’asta vinta per l’assegnazione di una casa in affitto da 200 metri quadri a 4 mila euro al mese dell’Ipab in via Margutta, e di tutti i suoi conti correnti, compresi quelli all’estero.
Sotto la lente d’ingrandimento anche il conto cointestato con la madre, aperto ad Anagni, che conteneva alcune migliaia di euro.
Il politico ciociaro deve effettivamente spiegare perchè ha spostato oltre 800 mila euro dai conti correnti del Pdl a quelli intestati a lui e ai suoi familiari e fare luce sui 109 bonifici intestati a se stesso, sempre o con l’importo di 4.180 euro oppure di 8.360 euro.
E dare risposte sui 6 milioni di euro che secondo il consigliere regionale del Lazio Francesco Battistoni sarebbero spariti dai depositi del gruppo consiliare.
FA I NOMI DI OTTO CONSIGLIERI
Ma come evidenzia La Repubblica, Fiorito non è arrivato impreparato in caserma, ma con tanto di prove alla mano.
Il Batman ciociaro ha portato agli inquirenti due scatoloni.
All’interno una serie di carte, email, fatture, conservate gelosamente, che dimostrerebbero lo sperpero di denaro pubblico di almeno sette-otto consiglieri di maggioranza
Confermati davanti ai pm i nomi di alcuni colleghi contro cui aveva già puntato contro il dito: il presidente della Commissione sviluppo economico, innovazione, ricerca e turismo Giancarlo Miele; il vicepresidente della commissione Bilancio Andrea Bernaudo e il consigliere Carlo De Romanis, passato alla cronaca per lo sfarzoso toga-party che avrebbe realizzato con soldi pubblici (guarda la gallery).
Ma Fiorito ha anche parlato dei vertici, citando il presidente del consiglio regionale Mario Abbruzzese, il segretario Nazzareno Cecinelli e la stessa governatrice Renata Polverini.
«Questo è il sistema», ha detto l’ex sindaco di Anagni consegnando il materiale scottante, «Io non rubavo. Non ho mai rubato. Se ho sbagliato l’ho fatto in buona fede, e comunque pagherò. Io distribuivo risorse. E di quel che ho preso posso dare giustificazione. Altri del partito non penso siano in grado di farlo».
«IO DISTRIBUIVO, NON RUBAVO».
Solo il 20 settembre si potrà realmente comprendere la portata e l’attendibilità di questo interrogatorio che rischia di far cadere la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini – le cui dimissioni sono ancora un giallo irrisolto – e con lei altri consiglieri regionali
Sicuro è che Fiorito miri a non passare come l’unico capro espiatorio di un «sistema», che secondo Er Federale, in molti hanno incoraggiato o per lo meno tollerato.
Ed effettivamente all’attenzione degli inquirenti, ora, non c’è solo Er Batman, ma diversi intestatari dei bonifici da lui firmati.
Come evidenzia La Repubblica, quindi, è questa la linea difensiva dell’ex capogruppo della Regione Lazio: l’ex tesoriere del Pdl vuole «dichiararsi innocente perchè colpevole non di aver rubato denaro pubblico (peculato), ma piuttosto di aver utilizzato fondi di Partito, in quanto tali “privati”, come tutti facevano (al più, un’appropriazione indebita)».
Secondo indiscrezioni, Fiorito è al momento ancora l’unico indagato di questa indagine, ma è forte la probabilità che i nuovi elementi coinvolgano altri soggetti.
(da “Lettera 43″)
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