LE FINTE DIMISSIONI DELLA POLVERINI
SE LA MINACCIA DELLE DIMISSIONI DIVENTA UNA INUTILE SCENEGGIATA
C’è da chiedersi se ciò a cui i cittadini italiani stanno assistendo ormai da giorni sia una cosa seria o la solita sceneggiata.
Dopo aver fatto sapere di essere pronta a dimettersi, Renata Polverini si presenta nel consiglio regionale del Lazio mostrando i denti.
Formula una minaccia spaventosa: «Andiamo tutti a casa, oggi».
A quel punto ti aspetti di veder rotolare qualche testa. Almeno quella di qualche responsabile delle ruberie dei soldi pubblici ai gruppi politici regionali.
Niente.
Passa la linea che si prosciuga il fondo dal quale si rubava e si tira la cinghia di qua e di là .
Tutti contenti di essere ancora tutti interi e si va davvero a casa, ma per cena.
Il giorno dopo bisognerebbe cominciare a maneggiare le forbici. Invece nemmeno quello: qualcuno si dev’essere fatto i conti di quanto ci rimetterebbe e parte una indecente melina per salvare il salvabile.
La governatrice è fuori di sè.
Lancia l’anatema: «Nel Pdl ci sono troppe mele marce».
E ricomincia il tormentone delle dimissioni.
Non le ha date il presidente del consiglio regionale, non le ha date il capogruppo del partito, non le ha date nemmeno il monumentale Franco Fiorito, quello dei 109 bonifici a se stesso con i soldi nostri, allora le darà lei.
Per dimostrare di essere proprio determinata, va dal ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri.
Le agenzie riportano che ha chiesto quando si può tornare a votare.
Gira voce che gli assessori siano già in lutto, avendo avuto la comunicazione che la giunta è caduta.
Gira voce che per prendere ispirazione Renata Polverini abbia chiesto di leggere la lettera di dimissioni di Piero Marrazzo.
Gira voce di una conferenza stampa alle 18, poi alle 18,30, poi più niente.
Arrivano le smentite: sono tutte voci, solo voci.
La governatrice viene data in partenza per Palazzo Grazioli, dov’è in programma il confronto risolutivo con l’azionista di maggioranza, Silvio Berlusconi.
Vertice in serata, riferiscono le agenzie.
Ci risiamo: il solito stucchevole teatrino della politica mentre la Regione affonda nel fango. E avevano giurato che non l’avremmo più visto.
Questa proprio non è una cosa seria.
Le dimissioni sono una cosa seria.
Soltanto le dimissioni: ma quelle vere.
Sergio Rizzo
(da “Il Corriere della Sera”)
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