FOGLIETTI STRATEGICI E CONTROLLO MILITARE: LA TRATTATIVA DI LOTTI E VERDINI
I DUE TOSCANI DIETRO IL NEGOZIATO
Poi, alla fine, arriverà il tramonto di martedì: e Silvio Berlusconi varcherà , per la seconda volta, il portone di largo del Nazareno.
Ma le ore in cui si decide tutto sono queste
È un lavoro diplomatico e politico complesso. Occorrono astuzia e cinismo, sveltezza, freddezza e cattiveria. Molti millantano, giurano d’essere dentro ai giochi. Bluffano.
Per rinnovare gli accordi di base del celebre patto e stabilire chi possa essere il nuovo presidente della Repubblica, buttare giù qualche candidatura più credibile e solida di altre e quindi trattare, ricattare e promettere a nome e per conto del Cavaliere e del premier, sono in queste ore al lavoro due sole persone.
Soltanto due. Luca Lotti e Denis Verdini (in rigoroso ordine alfabetico).
Provate ad avvicinarvi a Lotti e a chiedergli quanto si senta potente: vi prenderà sottobraccio, i boccoli biondi con dentro uno sguardo gelido, e vi spiegherà con parole dolci e il tono persuasivo che non bisogna mai andare dietro a ciò che scrivono i giornali, i giornalisti inventano, lui è solo un semplice sottosegretario alla Presidenza, certo la sua grande amicizia con Matteo Renzi gli permette forse di sapere qualcosina in più e così, lentamente, proprio perchè sei tu, mezza parola qua, mezza là , comincerà a fingere di rivelarti in via eccezionale qualche informazione riservata.
Chi gli crede, va a sbattere regolarmente.
Fate la stessa domanda a Verdini. Quanto si sente potente? Coraggio, non faccia il modesto. Il senatore Verdini ti osserverà immobile come il personaggio d’un film di Sergio Leone e resterà muto, lo sguardo che è un miscuglio di compiacimento e disprezzo, un uomo di potere che non nega di avere potere, ma che non proverà neppure per un istante a dimostrare di esserti amico; lo vedrai allontanarsi nel corridoio e ti resteranno impressi i suoi mocassini di camoscio blu con le nappine e il suo orologio d’oro massiccio.
Lotti ha 32 anni, Verdini 63. Entrambi sono toscani: Lotti di Montelupo, Verdini di Fivizzano.
Detestano partecipare ai talk-show, rilasciare interviste, essere contraddetti (un mese fa, a Palazzo Grazioli, fecero appena in tempo a togliere dalle manone di Denis il terrorizzato Brunetta. Che, però, gli aveva anche detto: «E non sputare quando parli!»).
Verdini ha un controllo quasi militare del suo esercito (una volta, durante un voto, ordinò a Cicchitto di restare in Aula e trattenere la pipì), conosce a memoria tutti i fittiani ribelli e, in tanti anni, ha sbagliato una sola volta: quando spiegò al capo che Alfano se ne sarebbe andato con quattro gatti, e quelli invece furono abbastanza per tenere in piedi il governo Letta al Senato.
Lotti, che ha meno esperienza, s’aiuta ancora con i foglietti: questo è renziano, questo fa il furbo, questo è bersaniano, con questo ci parlo domani, questo lo faccio chiamare dalla Boschi.
Mentre Verdini lavora in totale solitudine, dopo aver mandato in frantumi il «cerchio magico» berlusconiano – sparita, da settimane, Mariarosaria Rossi; la signorina Francesca Pascale che posa solitaria su motociclette da dark-lady; Capezzone ormai d’osservanza fittiana: «Per caso viene anche Denis?» – ecco, mentre Verdini li ha limati via tutti, Lotti continua a collaborare, sul piano delle strategie, con il ministro Maria Elena Boschi.
Di lei, si fida. Ma solo di lei (quando Renzi entrò a Palazzo Chigi, il gruppo del «Giglio magico» era più folto: Delrio, Nardella, Bonafè…).
Come avrete intuito, nonostante uno possa essere il figliolo dell’altro, Luca e Denis hanno molto in comune: compresa, ovviamente, l’enorme ostilità della minoranza del Pd.
Ci sono bersaniani che parlando di Lotti usano termini irriferibili. Mettono su facce allibite, ti dicono che loro guidavano dicasteri mentre Lotti allenava la squadra di calcio femminile del suo paesino.
E, appena possono, ti raccontano il solito aneddoto (trovatene altri, please). «Sai come sono diventati amici lui e Renzi? Allora, era il giugno del 2006 quando Matteo, che all’epoca era presidente della Provincia di Firenze, manda un sms a un suo consigliere. Sull’sms, c’è scritto: “Quel Luca che m’hai presentato alla festa della ceramica, ha mica voglia di fare esperienza in Provincia? No, perchè se ha le ‘palle’, come mi hai detto, in poco tempo te lo formo a dovere”. Capito da che razza di scuola politica arriva Lotti?».
Commentando invece le vicende giudiziarie di Verdini – rinviato a giudizio nell’inchiesta P3 e per la gestione della banca Credito cooperativo fiorentino – una volta Rosy Bindi quasi si sentì male. «Scusate… se continuo a parlare, svengo».
Ultima cosetta: martedì, nè Verdini nè Lotti parteciperanno all’incontro del Nazareno.
Sublime, chicchissima dimostrazione di potere.
(da “il Corriere della Sera”)
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