FOLLA E FIAMME, IL GIORNO DELL’IRA: IN MIGLIAIA CIRCONDANO LA CASA DI NETANYAHU
IL 64,5% DEGLI ISRAELIANI VUOLE UN ACCORDO CON HAMAS E IL RITIRO DELLE TRUPPE
Il fumo nero s’alza in Azza Street, davanti alla residenza di Bibi Netanyahu.
Bruciano i copertoni, carbonizzano un’auto, incendiano i cassonetti. Come accade nelle Giornate della Rabbia contro l’occupazione di Gerusalemme, proclamate di venerdì dai palestinesi. E com’è in queste quattro Giornate del Disordine contro l’occupazione di Gaza, proclamate da qui a sabato dai familiari degli ostaggi.
«Fascisti», è la risposta furibonda del premier: «Ogni giorno minacciate d’uccidere me e la mia famiglia. Ora si sta superando ogni limite. Circondate la mia casa con un anello di fuoco, proprio come le milizie fasciste».
Un suo deputato firma una proposta di legge-lampo — d’ora in poi, altro che i soliti 64 euro di multa, chi blocca le strade sarà punito fino a 7.500 euro —, ma non è un iban che ferma l’ira: arrivano gl’impiegati dell’hi-tech, una giornata di permesso concessa dalle aziende, e poi s’uniscono gli studenti in maglia gialla, le madri in nero, i militari in licenza…
Urla e spintoni, la polizia che ci mette cinque ore a calmare le strade, 13 arresti. E oggi, domani, dopodomani si ricomincia: dice un sondaggio che ormai è il 64,5% degli israeliani, molti anche di destra, a volere un accordo con Hamas e il ritiro delle truppe.
Non se ne parla. Da Gaza City, 80 mila palestinesi stanno già sfollando per sfuggire al loro destino di scudi umani e di carne da macello. Quelli che possono camminare, almeno: dopo due anni di guerra, dice l’Onu, 40 mila bambini portano ancora i segni delle ferite gravi e 21 mila sono diventati disabili gravi.
Eyal Zamir si rassegna ad arringare e ad allertare i nuovi riservisti: «È uno dei momenti più difficili della nostra storia. Stiamo entrando in luoghi in cui non siamo mai entrati prima». La consegna sarà d’evitare i palazzi minati e di trovare almeno otto capi islamisti che vi si nascondono: Musbah Dayyah, il capo dei Mujaheddin che fiancheggia Hamas, l’uomo che ha ucciso con le sue mani i tre fratellini «pel di carota» Bibas e la loro mamma, lui è già stato ammazzato.
Il momento più temuto dal generale Zamir è anche il più atteso dalla destra estrema. Che oggi si prepara a una rovente riunione di governo: il ministro ultrà Bezalel Smotrich riproporrà l’annessione dell’82% della Cisgiordania, incurante del monito
degli Emirati arabi a «non oltrepassare quella linea rossa che cancellerebbe gli Accordi di Abramo», firmati coi Paesi del Golfo proprio da Netanyahu e da Donald Trump.
Nessun proclama: da Washington avrebbero chiesto di fare con discrezione, spiega una fonte di governo, e di non esagerare. «Una sovranità sarà comunque proclamata — è l’anticipazione —, ma la questione è dove.
Probabilmente in qualche angolo dell’Area C, come la città di Ariel». Una decisione storica, promette Smotrich: «La quantità massima di terra e la quantità minima di palestinesi, perché non vogliamo essere sovrani di chi ci vuole distruggere». E se l’Autorità palestinese si ribella?
«Sarà distrutta, come Hamas». Il mantra è: cogliere l’attimo. «Ci sono un governo di destra e una Casa Bianca favorevole — commenta la fonte —. Con una comunità internazionale che riconoscerà la Palestina e giustificherà la nostra reazione. Quando ci ricapita?».
(da agenzie)
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