FONDI LEGA, CON I SOLDI PUBBLICI I COMMERCIALISTI DELLA LEGA SI SONO COMPRATI DUE VILLE SUL GARDA
COME FARSI DUE VILLE AL LAGO: GLI ATTI DELL’INCHIESTA
Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, i due commercialisti della Lega arrestati con l’accusa di peculato e turbativa d’asta, hanno usato i soldi della Lombardia Film Commission per comprarsi due ville in un residence sul lago di Garda.
È questa la fine che avrebbero fatto una parte dei soldi pubblici della fondazione controllata da Regione Lombardia.
La notizia è contenuta negli atti dell’inchiesta depositati presso il Tribunale di Milano e inviati per conoscenza agli indagati.Il documento, datato 26 giugno 2020, è firmato dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco e dal pm Stefano Civardi.
I due magistrati scrivono al giudice preliminare del Tribunale di Milano chiedendo la proroga delle intercettazioni nei confronti di alcuni indagati. Per argomentare la propria tesi pubblicano una ricostruzione del giro dei soldi al centro dell’inchiesta.
Ed è proprio seguendo il tragitto del denaro che si arriva al Green Residence Sirmione, a pochi metri da uno dei laghi più frequentati d’Italia. All’interno di questo complesso immobiliare con giardini e piscine, si trovano le due ville finite nella disponibilità dei commercialisti della Lega.
Ogni abitazione ha il suo posto auto privato e un nome specifico. Di Rubba e Manzoni hanno scelto “Bouganville” e “Tigli”: ville costate in totale 307.999 euro. Tutto pagato con i soldi pubblici ottenuti indebitamente dalla vendita del capannone di Cormano, sostengono i magistrati nella richiesta inviata al gip, che l’ha in seguito accolta.
Per capire come avrebbero fatto i due commercialisti salviniani a comprarsi due case di villeggiatura con i soldi dei cittadini lombardi, bisogna ripartire dall’inizio della storia. La ricostruzione dei magistrati milanesi è complessa. Bisogna stare attenti a date e nomi. Il 30 dicembre 2015 la Regione, sulla base di una decisione presa dalla giunta guidata dal leghista Roberto Maroni, bonifica 1 milione di euro sui conti Lombardia Film Commission.
Il presidente già all’epoca è Di Rubba. Lombardia Film Commission usa subito 800mila euro per comprare dall’Immobiliare Andromeda il capannone di Cormano. Andromeda, però, subito dopo aver incassato distribuisce quasi tutta la cifra sui conti di due società . È da qui che si arriva alle ville sul lago di Garda. Degli 800mila euro incassati, nel giro di due giorni, Andromeda — all’epoca amministrata da Fabio Barbarossa, cognato dell’altro commercialista arrestato, Michele Scillieri — ne gira 178mila alla Sdc Srl e 488mila alla Eco Srl. Sono soldi che, scrivono i magistrati, le due società ricevono “a fronte di fatture per operazioni inesistenti”.
La Eco è una piccola azienda edile intestata a Pierino Maffeis (indagato per concorso in peculato), residente a Gazzaniga, paese natale di Di Rubba. La Sdc è invece un’impresa bresciana amministrata da Elio Foiadelli (anche lui indagato per concorso in peculato), fondata un anno prima con capitale versato proprio da Di Rubba e Manzoni.Da queste due aziende, si legge nel documento della Procura di Milano, “il denaro discendeva ulteriormente tramite Barachetti Service Srl, Studio Cld Srl e Dea Consulting Srl fino alla società Taac Srl”.
Tutti questi passaggi di denaro avvengono tra il 7 e il 20 dicembre 2017. Cosa succede il 21 dicembre? Sborsando 307.999 euro, la Taac firma il rogito d’acquisto delle due ville sul Garda.La prova regina, che ha permesso di arrestare gli uomini scelti da Salvini per amministrare i conti della Lega, i magistrati la trovano guardando chi c’è dietro la Taac.
Ad amministrarla è infatti Vanessa Servalli, barista di Clusone e parente di Di Rubba. Ma più che la parentela con il presidente della Lombardia Film Commission, conta che la società è stata fondata con il capitale della Dea Consulting Srl, società che all’epoca faceva capo proprio ai due commercialisti della Lega. Taac, concludono i magistrati Fusco e Civardi, è stata “costituita da Dea Consulting al solo fine di acquistare le abitazioni destinate a Manzoni e Di Rubba con la provvista rinveniente dalla Regione Lombardia”. Le ville, dunque, sarebbero il frutto del peculato.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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