FONDI LEGA, I MAGISTRATI CERCANO I SOLDI DI PARNASI
L’IMPRENDITORE INDAGATO PER LO STADIO DELLA ROMA HA VERSATO 295.000 EURO A UNA ONLUS CONTROLLATA DAL CARROCCIO
A caccia dei soldi di Luca Parnasi finiti alla Lega.
Per recuperare parte di quei 49 milioni di euro provento della truffa ai danni dello Stato da parte di Umberto Bossi e Francesco Belsito.
Così, si apre anche a Genova un filone di inchiesta riguardante i finanziamenti del costruttore, ex amministratore unico della Eurnova, andati alla onlus “Più Voci” e da questa a delle società controllate dal partito.
Tanto che adesso i magistrati genovesi (i pm Paola Calleri e i procuratori aggiunti Vittorio Ranieri Miniati e Francesco Pinto) studiano le mosse su come “aggredire” quei 265 mila euro che — secondo la ricostruzione dell’Espresso — la “Più Voci” avrebbe trasferito a Radio Padania ed i 30mila andati a MC-Srl, società leghista che controlla il giornale “Il Populista”
La fondazione è stata costituita nel 2015 da Giulio Centemero, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni.
Attenzione: Centemero è il tesoriere della Lega, nonchè amministratore unico di MC-Srl e di Radio Padania. Le azioni della società a responsabilità limitata appartengono a Pontida Fin e l’1% è di proprietà della famiglia Bossi.
Parnasi è il “dominus” dell’associazione a delinquere – come lo definisce il gip di Roma – dell’operazione “Rinascimento”, sullo stadio di Roma, finito in carcere insieme all’avvocato genovese Luca Lanzalone, ex presidente di Acea e vicino al M5S. Parnasi è il costruttore che avrebbe fatto “del suo sistema corruttivo l’asset della sua azienda”.
Durante l’interrogatorio a Rebibbia ai pm ha spiegato di aver pagato sempre i partiti e le associazioni satelliti. Fra cui la “Più Voci”. Sicchè, i magistrati romani hanno spedito a Genova lo stralcio d’inchiesta.
A Palazzo di Giustizia, a Genova, tacciono. Non vogliono alimentare altre polemiche con i vertici del Carroccio.
Sopratutto da quando Salvini ha dichiarato che l’inchiesta genovese sulla confisca dei soldi “è un processo politico e una persecuzione giudiziaria”.
E però da giorni i militari del Nucleo di Polizia Giudiziaria, guidati dal colonnello Maurizio Cintura, studiano come poter arrivare a quei soldi.
D’altra parte la Cassazione ha stabilito che si possono confiscare anche somme arrivate nelle casse di Via Bellerio dopo la truffa compiuta tra il 2008 e il 2010 dall’ex segretario Bossi e dall’ex tesoriere Belsito; e soldi finiti ad associazioni e fondazioni della Lega.
I magistrati genovesi indagano su un centinaio di conti, distribuiti su 40 istituti di credito: hanno aperto un fascicolo per riciclaggio. I finanzieri setacciano prelievi, bonifici, giroconti da una banca all’altra. Tra cui la Sparkasse dell’epoca di Maroni e la Popolare di Vicenza.
Si cerca il legame economico tra la vecchia Lega e la “Lega per Salvini Premier”. Come si ricorderà , il fascicolo è stato aperto sull’esposto presentato dall’ex revisore dei conti Stefano Aldovisi, condannato in primo grado insieme a Bossi, Belsito e agli altri due suoi colleghi Diego Sanavio e Antonio Turci.
Alla sentenza è seguita l’ordinanza di confisca dei 49 milioni di euro, per la quale loro sono chiamati a risarcire in solido, più il partito.
Anche se è proprio l’altro ieri l’avvocato del Carroccio, Roberto Zingari, ha depositato la querela di parte contro Belsito. L’ex tesoriere, quindi, dovrà rispondere anche di appropriazione indebita e contro di lui (in caso di condanna in Cassazione) la Lega potrebbe rivalersi.
Nel frattempo, però, gli investigatori cercano di recuperare le somme attualmente disponibili sui conti bancari della Lega. Anche se al momento sono stati trovati poco più di 3 milioni di euro. La ricerca, adesso, cade appunto sui 295mila euro versati da Parnasi alla “Più Voci”.
(da “La Repubblica”)
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