“FORZA ITALIA DANNEGGIA LE AZIENDE”: BERLUSCONI PRESSATO DAI FIGLI
“SE LA CASSAZIONE MI CONDANNA, MOLLO TUTTO”… VERDINI: “RISPETTA I PATTI CON RENZI”… I FRONDISTI DI FITTO TENTATI DI LASCIARE L’AULA AL MOMENTO DEL VOTO
L’hanno preso da parte, nei giorni tristi che precedono la sentenza d’appello del processo Ruby.
I figli maggiori e Fedele Confalonieri da una parte, Silvio Berlusconi dall’altra.
«Papà , non puoi consentire che Forza Italia danneggi le aziende. Non deve diventare un peso, altrimenti è meglio liberarsene… ».
Una provocazione, per ora, visto che Marina e Piersilvio comprendono il potere contrattuale garantito al padre dalla leadership del partito.
Eppure coglie nel segno, perchè l’ex premier si sente accerchiato, impaurito, stanco: «È tutto finito, tutto è perso. E se tra qualche mese mi condannano anche in Cassazione e mi costringono ai domiciliari, stavolta mollo tutto».
Non è un caso, allora, che bocci ormai ogni iniziativa o proposta di rilancio di FI, incollato al divano di Arcore: «Liquiderei tutti, mi hanno scocciato. Non sopporto più nessuno».
Dovrà sopportarli ancora, però, visto che i frondisti azzurri del Senato non lasceranno il gruppo e meditano in queste ore di abbandonare l’Aula al momento del voto sul ddl Boschi.
La famiglia è più governativa che mai. Giorni fa è stato Piersilvio a benedire il percorso riformatore del presidente del Consiglio. Elogi confermati, anzi rafforzati in privato.
L’obiettivo dei figli, infatti, è quello di costruire un futuro in cui le aziende possano interloquire con il governo, al pari degli altri colossi dell’economia italiana, attraverso i normali canali di lobbying: «Senza correre dietro al voto di un senatore che ama distinguersi…», ripetono.
Prima, però, c’è da condurre in porto le riforme. E da sconfiggere chi vuole ostacolarle.
Chi tifa per l’accordo con il premier sta costruendo attorno al Cavaliere un muro di cinta invalicabile.
«Vuoi condannarti all’irrilevanza? No, non vuoi e non puoi. E allora – è il consiglio di Denis Verdini – dobbiamo andare avanti e mantenere i patti con Renzi».
Lo farà , sa di non avere vie d’uscita, nè considera razionale frantumare l’intesa del Nazareno: «Non ho alternative – continua a ripetere – non posso tirarmi indietro, non adesso. La nostra forza è restare al centro delle riforme».
Il sogno rimane la grazia, ma lo sbocciare di nuovi processi gela ogni ottimismo e mortifica il morale.
A Palazzo Madama grandi manovre precedono l’approdo della riforma costituzionale in Aula.
Nell’attesa, le due fazioni azzurre si organizzano.
Da una parte c’è il cerchio magico di Francesca Pascale e le ambizioni da leader di Giovanni Toti, dall’altra le preferenze e il radicamento di Raffaele Fitto.
Il dibattito generale sul ddl Boschi si esaurirà tra domani e martedì, poi mercoledì si comincerà a votare.
E inizieranno i problemi, perchè gli irriducibili non vogliono arretrare: «Io voto contro – giura Augusto Minzolini – l’ho già fatto in commissione. La fronda si riduce? Non mi sembra proprio…».
Non tutti, però, sono disponibili allo strappo sul provvedimento del governo.
Raffaele Fitto tiene a bada i suoi sette senatori, che si muovono a braccetto con altri setto o otto azzurri campani: in tutto la pattuglia di ribelli conta una quindicina di parlamentari.
Fra questi, Vincenzo D’Anna: «FI ha una patente subalternità a Renzi, ma se continuiamo così la nostra gente voterà direttamente per il premier».
L’idea è quella di uscire dall’Aula al momento decisivo: «È possibile, vedremo – sostiene D’Anna – anche se può suonare un’inutile ipocrisia». La linea consegnata dal big pugliese ai suoi uomini, invece, è chiara: «Dare un segnale, senza strappare».
Prima, però, andranno consumati una serie di passaggi dolorosi.
Uno è quell’assemblea del gruppo – in agenda per martedì – che Berlusconi vorrebbe evitare. Il rischio, in questo quadro, è che il voto finale dell’Aula arrivi dopo venerdì, data in cui i giudici si chiuderanno in camera di consiglio per la sentenza del processo Ruby.
«Non cambia nulla », è il mantra del cerchio magico. Di certo il braccio di ferro continuerà fino all’ultimo minuto utile.
E i pasdaran di FI non piegheranno la testa. Non certamente Minzolini, come ha spiegato un paio di giorni fa a un amico del Senato: «Augusto, dimmi la verità : perchè fai tutto questo?».
E lui: «Perchè è giusto così. E poi perchè mi diverto… ».
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)
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