FORZA ITALIA, LA BATTAGLIA FINALE: LA PASCALE PRONTA A CANDIDARSI
LA VECCHIA GUARDIA MINACCIA: FAREMO SALTRE IL BILANCIO, IL PARTITO CHIUDE
E guerra sia. Umiliata ed emarginata, candidata a trasformarsi in una bad company da rottamare, la vecchia guardia berlusconiana si prepara a reagire.
Contro lo strapotere del cerchio magico, minaccia di boicottare le liste azzurre alle Europee e studia clamorose ritorsioni per impedire l’approvazione del bilancio del partito e provocare una sorta di “fallimento tecnico”.
Forza Italia — così come conosciuta finora — è insomma a un passo dalla frantumazione
Il centralino di Arcore suona a vuoto, gettando nel panico i big che hanno sostenuto il Cavaliere nelle battaglie più dure.
In mezzo alla bufera, invece, chi si muove con la massima scioltezza è Francesca Pascale. La fidanzata del Cavaliere, affiancata da Maria Rosaria Rossi, è scatenata. Fa e disfa organigrammi, attacca dirigenti di peso, mette bocca — ascoltata sui rapporti politici del celebre fidanzato. E ragiona in grande.
Nelle ultime ore, per dire, ha addirittura reclamato un posto in lista per le prossime Europee. «Mi piacerebbe, perchè no?», è tornata alla carica
Un po’ come Barbara Berlusconi. La figlia di Veronica Lario ha invocato l’investitura del padre, ma è rimasta vittima del fuoco amico.
La sorella Marina non gradisce la novità , il fratello Piersilvio neanche.
E il pranzo della verità , convocato dal Cavaliere per cercare di mettere ordine nella dynasty, è slittato ad oggi.
Difficile che Barbara riesca a ottenere il via libera troppo fragili gli equilibri interni al clan ma l’ipotesi resta comunque, e nonostante tutto, ancora in piedi. «Vediamo, decide papà ».
Dentro villa San Martino, intanto, il cerchio magico lavora h 24 per plasmare la nuova era.
C’è da conquistare un partito — svuotandolo con i club “Forza Silvio” — e sconfiggere le sacche di resistenza.
Ieri, in un pranzo con Berlusconi, è stato dato il via libera a un ufficio di Presidenza nuovo di zecca. Sarà ufficializzato prestissimo e ospiterà anche esponenti della vecchia guardia.
Poco conta, perchè è stato ribadito il veto alla candidatura europea dei “big” in carica.
«Non c’è spazio per il doppio incarico. I nostri deputati e i nostri senatori ancora in carica devono restare a Roma. È un problema di serietà », ha sancito Berlusconi.
Fuori tutti, insomma. Compreso Raffaele Fitto, che si prepara a dare battaglia.
«Vogliono che io me ne vada, ma non saranno capaci di farmi saltare i nervi», ripete da giorni il big pugliese.
Lui, che al Sud governa un bacino di voti imponente, non riesce neanche a raggiungere al telefono il Capo. Nelle ultime ore, comunque, ha fiutato aria d’esclusione.
Per questo, si prepara a compattare i delusi del partito. «Se ci escludono, al Sud avranno un problema serio», ha sibilato sabato incontrando i fedelissimi calabresi.
In tempi di guerra, tutte le armi sono lecite. Per questo, l’ala dura non esclude rappresaglie “creative”.
Una, ipotizzata nelle ultime ore, passa da un blitz sul bilancio del partito. Bisogna approvarlo entro giugno e la vecchia guardia potrebbe impedirne il via libera.
Si tratterebbe di una forzatura gravissima, con l’obiettivo di trascinare l’intera Forza Italia nella polvere.
Neanche chi ha gestito con pugno di ferro un decennio di berlusconismo può uscire indenne dalla rivoluzione di Arcore.
«Quello che dovevo dire a Berlusconi, gliel’ho scritto — ripete Denis Verdini ai big depressi di un partito impazzito — Lui sa già tutto».
Sa, ad esempio, che per il dirigente toscano l’esclusione dei parlamentari dalle Europee assomiglia a un suicidio. Eppure nulla cambia.
Anche Claudio Scajola, ad esempio, non riesce a strappare un posto in lista. Su di lui pende il veto della cabina di regia di Arcore.
Nel suo caso, però, si attende davvero l’ultima parola del Cavaliere. L’ex ministro, uscito indenne dalle Aule di giustizia, continua intanto a dare battaglia: «Forse Berlusconi è un po’ troppo chiuso in casa, sarebbe bene avere organismi con cui confrontarsi».
La verità è che il 10 aprile incombe, dando forma agli incubi peggiori.
Si avvicina pericolosamente l’esecuzione della condanna penale, ma restano ancora da sciogliere alcuni nodi decisivi. «A questo punto però — avverte l’ex premier — tocca a me intervenire. Altrimenti qui davvero rischia di saltare tutto, senza di me questo partito va fuori controllo».
Chi sarà depositario del potere di firma per presentare liste e simbolo, ad esempio?
Al momento l’onere tocca a Sandro Bondi, uno dei massimi rappresentanti della corrente dei lealisti. È una terra di mezzo composta da berlusconiani come Paolo Romani, Mariastella Gelmini e Renato Brunetta ma anche da amici di una vita come Fedele Confalonieri ed Ennio Doris — che consigliano il Capo pur non militando nel cerchio magico.
Qualcuno di loro, comunque, è dato in rapidissimo avvicinamento al quadrumvirato composto da Rossi e Pascale, Toti e Fiori.
Si tratta di Antonio Tajani. Il vicepresidente della Commissione ha scalato in fretta le nuove gerarchie dei “pascaliani”.
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica”)
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