FRATELLI D’ITALIA CANCELLA IL DANNO ERARIALE: BAVAGLIO ALLA CORTE DEI CONTI
IL GOVERNO PREPARA UNA NORMA PER EVITARE IL CONTROLLO SUCCESSIVO DEGLI ATTI
Il governo Meloni sta preparando una riforma della Corte dei Conti che limiterebbe fortemente i poteri dei giudici contabili. L’obiettivo è quello di ridurre il più possibile le funzioni di controllo successive, cioè quelle che seguono l’approvazione di un atto amministrativo che comporta spese o di un’opera pubblica.
L’idea, allo studio ai vertici di Fratelli d’Italia e condivisa tra ministero della Giustizia e Palazzo Chigi, è quella di eliminare la cosiddetta “paura della firma”, il timore di amministratori e dirigenti pubblici di autorizzare progetti od opere pubbliche col rischio di essere poi perseguiti dalla Corte dei Conti per danno erariale.
Una riforma che servirà soprattutto per limitare i poteri dei giudici contabili dopo il primo provvedimento legato alle opere del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Già a maggio il governo aveva eliminato il cosiddetto “controllo concomitante” della Corte dei Conti sul Pnrr e anche la possibilità di contestare lo scudo erariale fino al 2026. Per evitare la cosiddetta “paura della firma”, quindi, il governo si è mosso in due direzioni: dal punto di vista penale con l’abolizione dell’abuso d’ufficio inserita nel disegno di legge Nordio in discussione al Senato e ora si prepara a una norma di sistema per limitare i poteri dei giudici contabili.
Il provvedimento, che potrebbe essere approvato in uno dei Consigli dei ministri di fine anno o al massimo a inizio 2024, prevederebbe la quasi eliminazione del controllo “successivo” sugli atti firmati da dirigenti pubblici e amministratori locali. In sostanza, i giudici contabili manterrebbero un potere consultivo e preventivo: i sindaci avrebbero la possibilità di inviare alla Corte dei Conti i progetti prima di firmarli e, in caso di assenso o di non risposta entro un certo periodo di tempo, a quel punto i giudici non avrebbero più la possibilità di contestare successivamente il danno erariale se non per i casi di “dolo”. Insomma, gli amministratori non sarebbero più puniti nei casi di colpa o colpa grave.
La richiesta arriverebbe proprio da sindaci e dirigenti dei comuni che nei prossimi mesi dovranno gestire molti soldi e “mettere a terra” le opere pubbliche. Tra questi ci sono anche diversi di partiti di centrosinistra. La premier Meloni a fine ottobre, all’assemblea Anci di Genova, aveva confermato la sua attenzione sulla “paura della firma” dei sindaci a partire dall’abolizione dell’abuso d’ufficio: “Promessa mantenuta”, aveva spiegato la presidente del Consiglio.
Il provvedimento che il governo aveva approvato a maggio per volontà del ministro agli Affari Europei con delega al Pnrr Raffaele Fitto aveva provocato uno scontro con i giudici contabili. La norma eliminava il controllo concomitante e lo scudo erariale sulle opere del Pnrr e l’Associazione Magistrati della Corte dei Conti aveva parlato di “sconcerto e stupore”. Dopo l’approvazione dell’emendamento al decreto Pubblica Amministrazione, il presidente della Corte dei Conti Guido Carlino aveva detto che i controlli sarebbero stati ancora esercitati “come prevede l’articolo 100 della Costituzione”.
La riforma con la limitazione dei poteri della Corte dei Conti è un vecchio pallino della politica ed è stata accelerata con le decine di progetti del Pnrr. Ma in realtà lo stesso progetto era stato presentato nella scorsa legislatura sotto il governo Draghi e lo aveva portato avanti il senatore dem Giancarlo Bressa. Ora Fratelli d’Italia vuole riprovarci: il rischio è di riaprire lo scontro con la magistratura alla vigilia delle Europee.
(da Il Fatto Quotidiano)
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