FURIBONDA LITE PER LE POLTRONE: IL MINISTERO DELL’AGRICOLTURA PROMESSO A SAVERIO ROMANO, MA LA LEGA LO VUOLE PER BRICOLAGE
ALT DELLA LEGA: “NON PUO’ ANDARE A UN MINISTRO DEL SUD”… ROMANO MINACCIA DI ABBANDONARE IL GRUPPO…VETI INCROCIATI TRA I RESPONSABILI CHE SONO GIA’ DIVISI TRA LORO… GALAN VERSO LE POLITICHE COMUNITARIE, ENTRA BONAIUTI
“Saverio, tu sei ministro dell’Agricoltura. Sereno. Con Umberto ci parlo io, devi solo pazientare” sussurra in serata il premier Berlusconi a Montecitorio all’orecchio del fedele Romano.
In quell’esatto momento, il co-fondatore (con Moffa) dei Responsabili, artefice dello strappo dei cinque ex Udc, ha capito che l’agognato riconoscimento per ora si allontana.
Per lui come per gli altri pezzi acquisiti di maggioranza, pronti a passare all’incasso.
Pesa il veto di Bossi sul dicastero più pesante tra quelli in ballo.
Il Senatur al premier suggerisce di “prendere tempo”, quando si chiude con Calderoli, Cota e Bricolo nella saletta del governo adiacente all’aula per festeggiare l’approvazione del federalismo municipale.
Il Carroccio non molla la presa sull’Agricoltura, poltrona finora occupata da Galan e dalla quale pendono le sorti dei ladroni delle quote latte.
Ma se l’operazione rimpasto data per imminente addirittura per il consiglio dei ministri di oggi, è poi slittata a martedì se non oltre, è perchè in 48 ore sulle seggiole in gioco si è scatenata la guerriglia.
C’è mezzo gruppo dei Responsabili, da Moffa alla Polidori fino a Pionati pronti ad alzare barricate sull’ascesa al collega siciliano.
E così, prigioniero della “tribù degli Scilipoti” – come in Transatlantico bollano la terza gamba della maggioranza – il presidente del Consiglio è costretto a soprassedere per ora.
Un rinvio strategico, che fa molto gioco al premier impelagato nella partita politico-giudiziaria legata allo scandalo Ruby.
“Non posso permettermi di correre rischi, di perdere pezzi di maggioranza a pochi giorni dal probabile voto in aula sul conflitto di attribuzione” ha ragionato con i suoi il Cavaliere, chiuso tutto il giorno a Palazzo Grazioli prima di spostarsi alle 19 a Montecitorio.
Fini è intenzionato a rimettere all’aula la decisione sull’apertura del conflitto coi giudici di Milano davanti alla Consulta.
Ma se il rimpasto si chiuderà prima – con l’assegnazione di tre ministeri e altrettanti vice e una sfilza di sottosegretariati – i troppi scontenti si trasformerebbero in altrettanti pericolosi disertori.
I mal di pancia serpeggiano, in Transatlantico, e Berlusconi ne è informato. “Per quanto tempo ci dovranno prendere in giro? Sta rinviando di settimana in settimana questi incarichi, non è più tollerabile” alza la voce Mario Pepe (Responsabile) con i colleghi di gruppo nei quali si imbatte.
Gli artefici della fiducia del 14 dicembre stanno perdendo la pazienza. “Il presidente faccia come vuole, ma io gli ho suggerito di ragionare bene sull’Agricoltura – racconta a un collega Francesco Pionati – Ma vi pare che si possa dare un ministero così pesante a un siciliano non pidiellino, di un partito mini che ha perso pure Mannino e Cuffaro?”.
Eppure, in giornata Berlusconi aveva provato a mettere a posto i tasselli. Incontrando il ministro (uscente) all’Agricoltura Giancarlo Galan a Palazzo Grazioli e provando a convincerlo ad accettare le Politiche comunitarie.
Sandro Bondi lo considera già dimissionario e Paolo Bonaiuti è stato allertato.
A Bossi e Calderoli che hanno continuato a sponsorizzare Bricolo per l’Agricoltura (“Ha pure la faccia da contadino” hanno ironizzato col Cavaliere) il premier ha assicurato che tre sottosegretari saranno loro, compreso uno “di sentinella” all’Agricoltura, il piemontese Fogliato, qualora il ministero più delicato dovesse andare davvero al “siciliano”.
Ma ai leghisti ha garantito soprattutto la cosa che a loro sta più a cuore: il voto di fiducia anche per i prossimi decreti in arrivo sul federalismo, a cominciare da quello regionale.
E tanto basta al Senatur per stringere la mano e incoraggiare per ora l’amico sulla tenuta dell’asse: “Per adesso teniamo”.
Prendere tempo, rinviare le grane, tenere serrate le file.
Eccole le priorità di un Berlusconi che ha altro a cui pensare.
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