“RUBY LAVORO’ IN MEDIASET A 17 ANNI”: LA TESTIMONIANZA DELL’ASSISTENTE SOCIALE
ANCORA MINORENNE, OSPITE PAGATA DI CHIAMBRETTI…PER LA GIOVANE MAROCCHINA UNA CORSIA PREFERENZIALE ANCHE NELLE EMITTENTI DEL PREMIER…IL RUOLO DELL’IMMANCABILE EMILIO FEDE E LA STRANA FINE DELLA SUA SCORTA
Esiste un rapporto tra un programma Mediaset, il Chiambretti night, e Ruby-Karima.
Al format del Biscione, la marocchina sarebbe stata ospite, più volte, e anche pagata.
Ma c’è un problema che dimostra come alla ragazza scappata dalle comunità e dalla famiglia, sembra essere stato garantita una corsia preferenziale dalle emittenti di proprietà del presidente del Consiglio.
Quando si entra negli studi televisivi, infatti, si lascia un documento.
O, comunque, si viene identificati.
E che cosa racconta Ruby, oltre quello che già sappiamo?
L’assistente sociale P. G. ricorda che il 7 giugno la diciassettenne le chiede di essere “inserita in una comunità di Milano, perchè lavora in città “.
P. G. aggiunge che “la ragazza mi chiese di essere collocata della città perchè lavorava in un bar e inoltre per il “Chiambretti night” tre volte alla settimana”.
Ad E. G. altra assistente sociale, dice: “Ci parlò in particolare delle sue frequentazioni a Villa San Martino di Arcore, della sua conoscenza con Lele Mora ed Emilio Fede, dei suoi contatti con Mediaset”.
E ai pm racconta: “Quando ho ripreso i contatti con Mora, questi mi ha fatto lavorare sia al Chiambretti night, sia in sfilate di moda”.
Ruby, dunque, entra in un programma Mediaset.
E a differenza di quanto dice, non è che ci lavora davvero, ma viene fatta accomodare tra il pubblico.
Sembra che nelle settimane scorse, alcuni dirigenti televisivi abbiano controllato:
Ruby c’era, eccome. Almeno quattro volte.
È stata pagata? L’ha portata Mora, l’ha aiutata Emilio Fede ad entrare?
Ruby spiega che a spingerla a Milano è stato proprio il direttore del Tg4: “Ci disse che abitava in Sicilia – prosegue nel ricordo l’assistente sociale – che aveva partecipato a un concorso di bellezza dove aveva raccontato la sua storia… Emilio Fede rimase così colpito da dirle :”Se vuoi far televisione io ti posso aiutare””.
I detective troveranno il filmato della manifestazione (era il 3 settembre 2009), con Fede che sottolinea la storia della minorenne Karima, nata nel novembre 1992.
Il direttore è spesso al centro dell’inchiesta.
Come si sa è lui che viene accusato di aver portato Ruby la prima volta ad Arcore e, qualche settimana fa, in diretta, se la prese con il suo ex caposcorta, Luigi Sorrentino, minacciandolo di querela perchè aveva parlato di ragazze in babydoll rosso durante la festa di San Valentino del 2010 ad Arcore.
Ma c’è di più.
Che cosa ha detto Sorrentino nel verbale?
“Io sino all’aprile 2010 ero inserito nell’apparato fisso di sicurezza del direttore”, dice. Per circa tre anni. Con lui c’erano i colleghi P. e B., i quali non parlano. Strana storia, la loro.
Scortavano Fede a Milano Marittima, è scoppiato l’airbag della macchina ed entrambi sono “in cura da uno psicologo” e ora non ricordano nulla delle serate ad Arcore.
E come mai Sorrentino non è stato più la scorta di Fede?
“La mia rimozione dal servizio si è verificata a seguito di una discussione avuta una sera dopo averlo accompagnato in un ristorante. Poichè pioveva e faceva anche freddo, io e i miei colleghi ci siamo tutti e tre messi in macchina. A un certo punto, Fede è uscito, io immediatamente mi sono portato presso di lui, però ho subito capito che si era contrariato del fatto che noi non eravamo rimasti fuori in piedi ad aspettare che uscisse. Lo abbiamo accompagnato poi a casa sino all’ascensore, in quel frangente il signor Fede era in compagnia di due sue amiche e mentre eravamo in attesa dell’ascensore lui fece la battuta: “Vedi come mi scortano bene queste persone”. Lui aggiunse che avrebbe immediatamente chiamato il generale per comunicare che l’apparato di sicurezza non aveva funzionato. Il giorno dopo venni rimosso”.
Un altro pilastro accertato dall’inchiesta è che le parentele di Ruby con Hosni Mubarak (a differenza di quanto dichiara ancora oggi il presidente del Consiglio), erano false.
E la questura se ne è accorta subito.
La verità emerge da un verbale sinora in parte segreto, quello di Ivo Morelli, e cioè il superiore della poliziotta (Giorgia Iafrate) che affidò la minorenne marocchina a Nicole Minetti.
“La minore – ricorda Morelli – sin dai primi accertamenti non risultava imparentata a Mubarak, ma si trattava di una cittadina marocchina scappata da una comunità di Messina”.
Ieri sera, intanto, è scattata una bonifica nella sede Fli di Milano per vedere se, come prospettava il padre della starlette Barbara Guerra in una telefonata intercettata, vi erano state collocate microspie.
Piero Colaprico e Emilio Randacio
(da “La Repubblica“)
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