FUTURO E LIBERTA’ A GENOVA UGUALE A IMMOBILISMO E PERSONALISMI?
GLI SPAZI POLITICI LASCIATI APERTI DA UN PDL SPACCATO NON VENGONO OCCUPATI DA FLI: E’ ORA CHE QUALCUNO DENUNCI L’INCONGRUENZA… MENO CENETTE E PIU’ PRESENZA NEI QUARTIERI: SE QUALCUNO ASPETTA SOLO DI MONETIZZARE LA SUA SCELTA SENZA FARE POLITICA, DIVIDENDOSI TRE CARICHE PUBBLICHE, POTEVA RIMANERE NEL PDL… UN PARTITO LOCALE MINIMALISTA NON HA NE’ FUTURO NE’ LIBERTA’
Siamo restii da tempo a entrare nelle vicende genovesi, avendo per scelta il nostro sito preferito assumere un respiro nazionale, ma non riteniamo più possibile tacere su un argomento che ci preme sottolineare.
Genova assiste a uno sfaldamento della maggioranza di centrosinistra che governa da tempo immemorabile il Comune, con accuse reciproche tra il sindaco Vincenzi e il suo partito di appartenenza, il Pd.
Contestualmente il Pdl è dilaniato da polemiche interne, da regolamenti di conti tra le varie correnti, con continui riposizionamenti su sponde diverse.
L’anno prossimo ci saranno le elezioni comunali e non vi è nulla di certo: il sindaco uscente, la Pd Marta Vincenzi, non sa se avrà o meno l’appoggio del suo partito e potrebbe anche correre da sola con una lista civica.
Altrettanto farà l’ex Pdl Enrico Musso con una sua lista che sta strutturando da tempo e che vedrà presenze trasversali (e l’appoggio di Fli).
Il Pdl non ha ancora un candidato ed è arrivato persino a valutare l’ipotesi di appoggiare un esponente della Lega ( partito a Genova ad appena il 9%) per togliersi ogni responsabilità .
Un quadro di sfascio generalizzato che ben si presterebbe all’azione politica incisiva di un “partito nuovo” come dovrebbe essere “Futuro e Libertà “.
Ma a sei mesi dalla nascita, il bilancio è il seguente: manifesti affissi in città zero, attività politica sul territorio zero , presenze negli ultimi mesi nel dibattito politico cittadino zero, riunioni organizzative zero.
A bilancio, tre cene conviviali con esponenti nazionali.
Ma sfugge forse a qualcuno che non si tratta qua di gestire una sezione del Rotary o di permettere a qualche signora di sfoggiare l’abito da sera, qua si parla di “partito politico”.
E fa specie che la sua classe dirigente preferisca una presenza minimalista, quasi una scelta di campo che comporti automaticamente la medaglietta da onoreficenza per future cariche pubbliche nazionali.
Ua filosofia improntata al berlusconismo puro: “tanto i voti li porterà Fini, inutile fare sforzi”.
Trattandosi di dirigenti non ancora prossimi al ricovero in casa di accoglienza, almeno in termini anagrafici, sarebbe opportuno che costoro si rendessero conto che i voti vanno conquistati palmo a palmo, strada per strada, casa per casa.
Possibilmente parlando di politica ed esponendo le tesi di Futuro e Libertà non nei circoli del golf o negli ammezzati, ma rivolgendosi all’opinione pubblica della città .
Renderebbero un servizio al partito, visto che da quel partito ambiscono ricevere anche onori e non solo oneri.
Che senso ha strutturare un partito con un responsabile regionale (non di Genova, tra l’altro), unico autorizzato a parlare?
Che senso ha un coordinatore cittadino che non può o vuole aprire bocca da mesi?
Che senso ha non intervenire per porre fine a una frattura interna che di fatto sta bloccando ogni attività da mesi?
Che senso ha leggere sul giornale che si dovranno attendere otto mesi per arrivare a un congresso locale che fissi l’organigramma e sentire dichiarazioni di reciproche diffide a nominare nel frattempo un responsabile provinciale?
E per un anno Futuro e Libertà non dovrebbe quindi fare politica a Genova?
Un partito nazionale dato tra il 6% e il 7% che fa nel frattempo?
Che fanno coloro che vorrebbero aderire?
Contano le pecore?
Ma che sistema delirante è mai questo?
In un periodo di vuoto pneumatico di idee e di militanza del centrodestra locale, una forte struttura organizzata avrebbe un terreno immenso da coltivare e battere, non solo menù da esaminare.
Eppure nessuna voce si alza, tutti intenti a coltivare le proprie amicizie per contendersi una futura segreteria.
Non lamentiamoci poi dei casi Viespoli se localmente si stanno riproducendo tanti piccoli cloni senatorizi.
Futuro e Libertà per decollare ha bisogno di contenuti e questi programmi devono essere veicolati tra la gente comune.
Per farlo occorre una ” forma organizzazione” al servizio dei simpatizzanti e dei cittadini, occorre una presenza visiva, occorre rabbia e carica, sudore e lucidità propagandistica.
Non sfilate di modelli per tutte le stagioni, in attesa di avere il posto a “teatro Montecitorio” assegnato in prima fila.
Non può esistere un “partito fantasma” dove chi si avvicina per dare una mano viene allontanato al motto “meglio essere in pochi a gestire” così non si deve rendere conto a nessuno.
Se a Roma dormono e a Genova sonnecchiano, invece che gestire un partito era meglio che prendessero la direzione di un albergo stagionale in Riviera.
Ci sarebbe stato sicuramente meno Futuro, ma più Libertà di sentirsi a proprio agio in costume da bagno.
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