GABBIE SALARIALI: DEMAGOGIA A BUON MERCATO
ELIMINATE 40 ANNI FA, VENGONO RIPROPOSTE DAL PARTITO PIU’ VECCHIO DEL PARLAMENTO… LA LEGA FA IL SUO SOLITO SPOT A BASSO COSTO….LE RETRIBUZIONI, SEMMAI, DOVREBBERO ESSERE PROPORZIONATE ALLA CAPACITA’ E AL MERITO, NON USATE PER PENALIZZARE IL SUD
“I lavoratori vogliono più soldi in busta paga, non lasciarli allo Stato” dichiara Bossi alla stampa.
Se fosse solo questo il problema, per compensare lo Stato dei mancati introiti, i leghisti potrebbero iniziare a dare l’esempio, rinunciando a metà del loro stipendio di parlamentari, sindaci, presidenti di Provincia, assessorati, alle centinaia di auto blu che usano quotidianamente, a sciogliere l’inutile Ministero della Semplificazione, chi è ministro o sottosegretario a evitare di prendere anche l’integrazione di parlamentare, ad abolire le inutili Province, a uscire dai consigli di amministrazione degli Enti, della Rai, delle Comunità montane dove percepiscono fior di quattrini. Se la prima è “una proposta del popolo”, come sostiene il Senatur, la nostra lo è certamente ancor di più, ma evidentemente da quell’orecchio il boss padano non ci sente.
E’ più facile fare bassa demagogia e dire che ci vogliono stipendi più alti al Nord perchè il costo della vita è più alto.
Ma allora perchè non abbassare le tasse nazionali o locali? Perchè non agire sulle tariffe? Ma in tutta Italia, non solo al Nord. Fosse possibile, si sarebbe fatto.
Anche perchè se lo Stato incassa meno, distribuisce meno risorse agli Enti locali e questi aumentano i tributi locali.
Come avverrà , tanto per capirci, con il tanto decantato federalismo fiscale quando tra 10 anni andrà in vigore ( se mai ci andrà ).
Il problema non è se le carte le dà lo Stato le regioni, è se chi le distribuisce è un baro o no. E ogni riferimento alla competenza padana nella gestione delle cartelle dei Bingo e dei Casinò in Croazia, nonchè ai risparmi bancari dei padani è puramente casuale.
Per i sindacati “le gabbie salariali sono uno strumento superato, datato 40 anni or sono, non aiutano e rischiano di penalizzare ulteriormente il Sud”.
Ha osservato Bonanni che “nei fatti la differenziazione di salario c’è già da posto a posto, e dipende dalla capacità di produttività . Il salario non può essere legato al fatto se si è al Sud o al Nord, ma alla capacità di far diventare il proprio posto di lavoro un contesto produttivo”.
Semmai occorre mettere in moto il meccanismo della contrattazione decentrata di azienda e territorio, legata alla produttività .
Sul tema pesa anche l’intervento di Gianfranco Fini secondo il quale “con le gabbie salariali si darebbe un segnale disgregante ai territori più deboli del Paese, mentre la via da percorrere è quella di una maggiore libertà contrattuale che consenta alle parti sociali, fatto salve condizioni e garanzie irrinunciabili di base, di legare la retribuzione ai livelli effettivi di produttività e alla disponibilità di manodopera, indipendentemente dalla collocazione territoriale delle imprese”.
D’accordo con Fini è la Mercegaglia, contraria a ogni “logica dirigistica che porti all’indicizzazione dei salari, l’eventuale differenziazione deve nascere azienda per azienda”.
Ci limitiamo ad osservare che al Sud i salari sono spesso inferiori già ora rispetto al Nord, tanti lavoratori sono costretti al lavoro nero e la Lega ringrazi che il costo della vita è inferiore, altrimenti ci sarebbero disordini ogni giorno per le strade che metterebbero a dura prova la “capacità ” ( si fa per dire) del loro ministro degli Interni.
Sarebbe interessante, a proposito di come si conquista il voto clientelare, in funzione di aiuti ai lavoratori, che la Lega spiegasse agli italiani il nesso tra l’acquisto da parte del loro ministro dell’Agricoltura Zaia di milionate di Parmigiano Reggiano dai produttori locali emiliani e l’incremento dei voti leghisti in quella provincia.
E magari anche il prossimo intervento a favore dell’aceto balsamico di Modena, in relazione al voto in quella città …
Non tutti sono coglioni a questo mondo, sia a “casa vostra” che a “casa altrui”…
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